Aumenta in provincia di Modena il ricorso alla cassa integrazione guadagni e al fondo di sostegno al reddito per le imprese artigiane; il saldo tra cessazioni e avviamenti al lavoro risulta negativo per la prima volta dopo molti anni, mentre è triplicato il numero di lavoratori che chiedono la disoccupazione ordinaria. I dati, raccolti e analizzati dalla Cisl modenese, documentano l’ampiezza e la gravità della crisi economica che ha investito la nostra provincia.
«Per questo è urgente un pacchetto di misure anticrisi sia da parte del governo centrale che delle amministrazioni locali, con il finanziamento degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori subordinati e para-subordinati – afferma Pasquale Coscia, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl – Occorre incentivare l’utilizzo di strumenti come la riduzione contrattata degli orari di lavoro e dei contratti di solidarietà. Inoltre bisogna rendere pienamente operativo il Protocollo d’intesa tra Provincia e parti sociali che assegna ai Centri per l’Impiego il ruolo prioritario dell’incontro domanda-offerta di lavoro, anche con percorsi di outplacement e formazione mirata».
Dallo studio della Cisl risulta che le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate nel 2008 sono state un milione e 476, con un aumento del 52 per cento rispetto al 2007. Lo stesso dicasi per il fondo di sostegno al reddito erogato dall’Eber, l’ente bilaterale Emilia-Romagna al quale aderisce l’85 per cento delle imprese artigiane. In provincia di Modena siamo passati da una media mensile di 25 a un centinaio di richieste di sospensione di lavoratori per mancanza di commesse.
«Il quadro è peggiorato decisamente a partire dallo scorso ottobre, quando abbiamo registrato un’impennata della cassa integrazione guadagni, seguita dalla chiusura prolungata a fine anno da parte di molte aziende – spiega Coscia – In provincia di Modena, inoltre, abbiamo 30 mila lavoratori precari a rischio, a cui vanno aggiunti i soci-lavoratori delle cooperative di servizi e logistica alle prese con una forte contrazione dell’attività. La perdita di occupazione in questo settore, sprovvisto di ammortizzatori sociali e costituito per oltre l’80 per cento da immigrati, rischia di incrementare la clandestinità, con tutto ciò che ne consegue. La gravità della crisi è tale che bisogna agire tempestivamente e con grande responsabilità da parte di tutti gli attori istituzionali e sociali per preservare la coesione sociale e – conclude il segretario Cisl – rilanciare un modello di sviluppo sostenibile della nostra comunità, ancorato a valori forti e non al mero consumismo.