«Non è facendo propaganda politica sull’emergenza della peste suina africana, che si risolvono i problemi, ma collaborando attivamente e con spirito costruttivo, come da mesi stanno facendo le associazioni dei cacciatori, il comparto agricolo, la Regione Emilia-Romagna, le autorità sanitarie e gli amministratori locali. La peste suina non la sconfiggiamo stando seduti alla scrivania, ma impegnandoci concretamente e con proposte concrete».
E’ quanto ribadito dal presidente della Provincia di Modena Fabio Braglia in merito all’emergenza della Peste suina africana che sta interessando il territorio nazionale e parte di quello regionale.
Per Braglia «sono numerose le attività coordinate del Gruppo operativo territoriale (Got), l’organismo previsto dal Commissario Straordinario per la Peste Suina Africana costituito dal Servizio veterinario Ausl di Modena, dalla Provincia di Modena, polizia provinciale, Prefettura, Ente parco Emilia centrale, SACP (Settore Agricoltura Caccia e Pesca) e Protezione Civile e i presidenti di Atcmo1, Mo2 e Mo3. La Provincia di Modena sta predisponendo accordi tra tutte le parti per agire in sinergia, predisporre e concretizzare il piano di gestione della popolazione dei cinghiali sul territorio, coordinato dalla Polizia Provinciale».
Per Alessio Mammi, assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna «La nostra Regione fin dal primo caso riscontrato nel Paese a inizio 2022 ha incentivato le attività di contenimento dei cinghiali, confrontandosi con le polizie provinciali, gli enti locali territoriali, Province e Comuni, così come con il mondo venatorio, consapevoli che quella che ci troviamo ad affrontare è una problematica con risvolti economici e sociali molto forti per le comunità. Sono numerosi gli incontri a cui io stesso ho partecipato insieme ai tecnici della Regione, per mettere a fuoco in ogni Provincia, Modena compresa, le singole peculiarità e condividere le strategie di intervento. Voglio ricordare che anche finanziariamente la Regione è stata fortemente impegnata, destinando oltre 11 milioni di euro per la biosicurezza negli allevamenti regionali alcuni dei quali anche a Modena, e quasi tre milioni di euro, solamente nell’ultimo anno, sono stati destinati per aumentare i prelievi di cinghiale sui territori. Devo ricordare però che senza una strategia nazionale chiara ed omogenea, come più volte richiesto al Governo e ai Commissari Straordinari che si sono succeduti, non è possibile trovare una soluzione al problema».
Complessivamente, in questo periodo, sono stati organizzati 19 corsi con gli Atc e la polizia provinciale per la formazione di quasi 1500 tra cacciatori e altre figure del mondo venatorio che rientrano nell’elenco nazionale dei bioregolatori, mentre con il Cai si è lavorato per sensibilizzare gli escursionisti, distribuendo locandine informative nei punti di accesso ai sentieri e percorsi naturalistici, in modo tale da darne la massima visibilità.