Nel 2023 a Reggio Emilia si sono contati complessivamente nell’arco dell’anno 767 mila pernottamenti di turisti, il 3% in più rispetto al 2022, ma il 9,2% in meno rispetto ai livelli del 2019. È quanto fotografa un’analisi dell’ufficio studi Lapam Confartigianato che ha svolto una ricerca sull’afflusso turistico per esaminare il trend dell’estate 2024, basandosi su quanto osservato nell’anno precedente.
Se consideriamo il periodo estivo del 2023, ossia i mesi da luglio a settembre, in provincia di Reggio Emilia si contano oltre 219 mila pernottamenti. Questi 3 mesi rappresentano il 28,6% dei pernottamenti totali registrati nell’anno. Quasi un terzo (precisamente il 30,1%) di questi pernottamenti sono dovuti a turisti stranieri. Rispetto all’estate 2022, la provincia di Reggio segna nel 2023 un calo di pernotti (-1,8%): un calo più marcato per i pernottamenti di italiani (-5,5%) mentre i pernotti di turisti stranieri risultano in aumento (+8%).
Complessivamente, il numero di pernottamenti in provincia di Reggio non ha ancora recuperato i livelli pre Covid (-9,3%). Tuttavia i pernotti di turisti stranieri hanno superato i valori dell’estate 2019 con un +1,3%, mentre i pernotti di turisti italiani segnano un -13,2%.
I dati relativi alla domanda di lavoro ci dicono che, per l’estate 2024, nei mesi di luglio, agosto e settembre le imprese reggiane dei servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici prevedono 1.850 nuove entrate, pari al 15,6% delle quasi 12 mila previste dalle imprese di tutti i settori. Rispetto allo stesso periodo del 2023 si rileva però un trend decrescente, con 400 ingressi preventivati in meno (pari a un calo del 19,2%, a fronte di un -14,7% delle entrate complessive).
Per quanto riguarda i turisti stranieri, a livello regionale nel 2023 crescono soprattutto le presenze estere, che registrano un +13,5% rispetto al 2022, e superano i livelli del 2019 del 4,5%. La presenza straniera rappresenta il 28,3% del turismo in regione, quota superiore non solo al 25,6% del 2022 ma anche al 26,3% del 2019.
La spesa di turisti stranieri in Emilia-Romagna nel 2023 ammonta a 2,4 miliardi di euro, 287 milioni di euro in più rispetto alla spesa registrata nel 2022 e superiore di 183 milioni di euro a quella accertata nel 2019, anno pre crisi pandemica.
Una spesa che può interessare prodotti artigianali e del made in Italy e servizi di varia natura per i quali la qualità fa la differenza, consolidando l’elevata reputazione dell’offerta turistica italiana. Alla fine del primo trimestre 2024, le imprese artigiane di Reggio Emilia operanti in attività che potrebbero essere interessate dalla domanda turistica sono 2.145 e danno lavoro a 6.508 addetti. In chiave settoriale, il comparto principale è l’abbigliamento e calzature che conta 659 imprese e contribuisce al successo nel mondo della moda, tra i comparti più rappresentativi all’estero del made in Italy e dello stile italiano. Seguono le 471 imprese dell’agroalimentare che producono cibo e bevande, prodotti per cui siamo famosi e la cui qualità permette al nostro Paese di primeggiare per numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’UE. Sono poi 349 i ristoranti e le pizzerie che insieme a 161 bar, caffè e pasticcerie mettono a disposizione dei turisti le eccellenze prodotte dal comparto agroalimentare.
Un’anteprima dell’andamento del turismo nei primi sei mesi del 2024 mostra un -5,4% di pernottamenti a Reggio Emilia rispetto allo stesso periodo 2023 e un calo dell’11,5% rispetto ai primi sei mesi del 2019.
«Per quanto sia ancora presto per avere dati ufficiali per quanto riguarda l’estate 2024 – commenta Daniele Casolari, responsabile sindacale e delle categorie Lapam Confartigianato –, i numeri sono in chiaroscuro. Guardando i dati del 2023 il trend dovrebbe essere in calo per questa stagione estiva. Sicuramente, come avevamo già segnalato nei mesi precedenti, una delle criticità maggiori sarà reperire quelle figure professionali di cui gli operatori del settore hanno necessità. Reggio Emilia, dall’Appennino fino alla città, grazie alle opportunità in termini di prodotti e servizi richiama diversi turisti, non solo provenienti dalla nostra regione ma anche da altre parti d’Italia e persino del mondo, nonostante faccia fatica a recuperare i livelli pre covid in termini di pernotti. Il rischio è che senza lavoratori si comprometta proprio la qualità dell’offerta stessa. Abbiamo bisogno di sensibilizzare i giovani e invogliarli a intraprendere un percorso di crescita che può essere molto gratificante nei settori a oggi più carenti di figure professionali specializzate. La formazione diventa dunque un aspetto fondamentale, come anche la promozione e l’organizzazione di iniziative culturali di grande richiamo per attrarre sempre più persone e invertire un trend ancora leggermente negativo per la città come presenze. Come associazione vogliamo sensibilizzare anche gli operatori stessi a una cultura dell’esperienza: non solo da tramandare ai giovani per farli appassionare alla storia e alle tradizioni locali, così da poterle offrire anche ai turisti, ma anche per diversificare l’offerta. Per emergere è necessario distinguersi e offrire una vera e propria esperienza al visitatore, anche implementando la conoscenza delle lingue straniere, rinnovando costantemente le proprie proposte così da diversificare l’offerta e aumentare la qualità».