La semplice misurazione della frequenza cardiaca a riposo può essere considerata un elemento predittivo del rischio di mortalità. Lo conferma uno studio modenese, pubblicato nelle scorse settimane sulla rivista scientifica di settore “Hearts”: il lavoro, uno dei più ampi sinora eseguiti in tale ambito, ha valutato comparativamente e pronosticamente due parametri come la frequenza cardiaca e l’intervallo QT corretto (un intervallo di tempo, misurato in millisecondi, compreso tra due onde dell’elettrocardiogramma).
Lo studio ha utilizzato oltre 130mila tracciati elettrocardiografici, relativi a quasi il 20% della popolazione modenese residente, registrati negli ultimi 15 anni presso le strutture sanitarie pubbliche della provincia di Modena. In maniera anonima e retrospettiva sono stati processati quasi un milione di dati numerici, evidenziando come l’incremento della frequenza cardiaca sia correlata alla mortalità al pari o, in certe fasce di età, più significativamente rispetto all’intervallo QT corretto, un noto parametro elettrocardiografico diagnostico-prognostico.
Le malattie cardiovascolari rappresentano uno dei più rilevanti problemi di salute nel mondo occidentale e sono ancora la principale causa di morte ed invalidità nel nostro paese. Esse hanno dunque un pesante impatto sull’aspettativa di vita delle persone, sulla qualità di vita degli ammalati e sull’organizzazione sanitaria.
Lo studio è stato ideato e promosso dal dottor Paolo Giovanardi, cardiologo del Dipartimento Cure Primarie dell’Azienda USL di Modena e della cardiologia dell’Ospedale Civile dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Si è avvalso inoltre dell’importante collaborazione dei Dipartimenti di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche e di Scienze e Metodi dell’Ingegneria dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
Tra i valori aggiunti della ricerca la compartecipazione tra soggetti diversi, nell’ottica della multidisciplinarietà, ben rappresentata nei nomi degli altri autori dello studio: Cecilia Vernia e Claudio Giberti, professori dei Dipartimenti di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche e di Scienze e Metodi dell’Ingegneria di Unimore, Enrico Tincani medico internista, Federico Silipo del Dipartimento interaziendale di Ingegneria Clinica, Giuseppe Spadafora e Sara Roversi del Dipartimento Cure Primarie dell’Azienda USL di Modena.
“L’elettrocardiogramma è un semplice esame ancora fondamentale nella pratica clinica, la cui potenzialità diagnostica e prognostica è spesso sottovalutata – afferma il cardiologo Paolo Giovanardi –. Questi risultati sono noti da precedenti osservazioni ma il nostro è uno dei più ampi studi eseguiti e conferma che in ogni fascia di età l’incremento della frequenza cardiaca a riposo si associa ad un significativo aumento della mortalità, quasi superiore alla valutazione del QT corretto. Il lavoro recentemente pubblicato si propone anche di migliorare il processo di refertazione e digitalizzazione dell’elettrocardiogramma nella nostra provincia. Proseguendo il nostro approccio multidisciplinare stiamo anche cercando di elaborare un algoritmo per la refertazione al fine di incrementare ulteriormente le potenzialità diagnostiche e prognostiche dell’esame”.