“Siamo molto soddisfatti e orgogliosi della conferma di Maurizio Gardini alla presidenza nazionale di Confcooperative. Ancora una volta l’Emilia-Romagna, culla della cooperazione, esprime la guida del nostro Movimento cooperativo. Continueremo ad essere al fianco di Maurizio in questo importante incarico per accompagnare le nostre cooperative nelle transizioni che sono chiamate ad affrontare. Proprio in questa fase storica in cui l’Unione Europea promuove il modello dell’Economia Sociale, la cooperazione è chiamata a giocare un ruolo da protagonista in tutti i settori in cui opera, mettendo al centro della sua azione le persone e le comunità, e non la remunerazione del capitale”.
Così Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna, commenta la rielezione di Maurizio Gardini alla presidenza nazionale di Confcooperative, avvenuta questa mattina al termine dell’Assemblea Nazionale svoltasi al Teatro dell’Opera di Roma. Circa 800 i delegati presenti all’evento, tra cui 200 cooperatori in rappresentanza dalle cooperative dell’Emilia-Romagna. A guidare la delegazione, insieme al presidente regionale Milza, anche il direttore di Confcooperative Emilia Romagna Pierlorenzo Rossi.
Nella giornata di ieri sono intervenuti il vicepremier Antonio Tajani e i ministri Adolfo Urso, Raffaele Fitto, Maria Elvira Calderone e Alessandra Locatelli, oltre al presidente CEI e arcivescovo di Bologna card. Matteo Maria Zuppi.
Sessantatre anni, imprenditore agricolo forlivese, Maurizio Gardini è presidente di Conserve Italia, il Gruppo cooperativo agroalimentare con sede a San Lazzaro di Savena (BO) che riunisce 39 cooperative agricole di primo grado presenti principalmente in Emilia-Romagna. Conserve Italia detiene marchi simbolo del Made in Italy quali Valfrutta, Cirio, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.
Nella sua relazione, Gardini ha avanzato alla politica le proposte per rilanciare la competitività del Paese: stop alla “tassa Lagarde”, insostenibile il peso del costo del denaro, nei servizi solo 1 impresa su 2 riesce ad accedere al credito; consolidare il taglio del cuneo fiscale; investire in formazione e politiche attive per ridurre i gap dell’Italia del “paradosso” dove al boom di occupazione fa da contraltare un numero altissimo di inattivi pari a 12,3 milioni e di Neet pari 2,1 milioni, oltre alla ormai strutturale mancanza di figure professionali che frena la competitività delle imprese. Infine il contrasto alle false imprese di ogni tipologia societaria che sfruttano 2,8 milioni di lavoratori e regolarizzare i tempi di pagamenti della PA.