«Uno strumento che agevola il lavoro, ma che sicuramente non andrà a sostituire la creatività e il pensiero umani». Con queste parole Paolo Seghedoni, presidente della categoria Grafica e Comunicazione per Lapam Confartigianato, commenta lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale che, nel contesto lavorativo odierno, stanno creando sempre più dibattito.
Come emerge da un’analisi elaborata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato, in provincia di Reggio Emilia quasi 1.400 imprese (con 3 o più addetti) prevedono di innovare i loro sistemi informatici mediante l’acquisto o sviluppo di software, database e servizi per l’analisi dei dati. Le micro e piccole imprese reggiane, inoltre, prevedono 3.580 assunzioni, per cui sarà molto importante il possesso di competenze digitali 4.0: si tratta, nello specifico, di figure capaci di gestire le nuove tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robotica, che rappresentano una quota pari al 12,5% delle entrate complessive nelle micro e piccole imprese. Di queste, però, più di un’assunzione su due (precisamente il 59,8%) risulta di difficile reperimento.
«La transizione digitale – sottolinea e conclude Seghedoni – va supportata con interventi a misura di piccola impresa per sostenere gli investimenti in tecnologie 4.0. Di pari passo è importante investire nella formazione e creare consapevolezza nell’utilizzo di questi strumenti nei lavoratori. Come detto precedentemente, ogni strumento tecnologico, e a maggior ragione anche i nuovi dispositivi di intelligenza artificiale, sono il frutto di un’evoluzione del tempo in grado di aiutare, e non rimpiazzare, i lavoratori nei processi operativi più complicati e che possono essere automatizzati, in grado, così, di provare a risolvere, o quanto meno arginare, pure il problema della carenza di manodopera. Ma la fantasia, il knowhow e le capacità di chi si occupa di comunicazione e degli artigiani difficilmente saranno mai messi in discussione da strumenti tecnologici».