Oggi si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata al Giorno del Ricordo.
L’intervento di apertura della presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca: “Buongiorno a tutti. Apriamo la seduta del Consiglio Solenne in occasione del Giorno del ricordo. Saluto i Consiglieri, le Consigliere, il Sindaco, i componenti della Giunta, le autorità civili e militari presenti, le cittadine e i cittadini, tutti coloro che ci seguono online. Saluto soprattutto, perdonatemi ma do il benvenuto in aula agli studenti del Fermi e del Belluzzi-Fioravanti, e ai loro insegnanti. Benvenuti, è un piacere avervi qui con noi. Saluto e ringrazio i nostri ospiti, il professor Stefano Zecchi, che conoscete, filosofo, giornalista, opinionista, autore di romanzi ambientati appunto a Fiume e Zara alla fine della guerra; saluto la presidente del Comitato provinciale di Bologna dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Chiara Sirk, che è stata qui presente anche nelle altre sedute del Giorno del Ricordo.
Tengo a sottolineare, ovviamente, l’importanza di questa giornata e tengo a sottolinearlo pubblicamente. Come sapete tutti, è stata istituita – ma ricordiamolo – con la legge n. 92 del 30 marzo di vent’anni fa, quindi oggi noi la ricordiamo e la celebriamo a distanza di vent’anni, per ricordare il massacro delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e ovviamente della più complessa vicenda orientale, così come cita proprio la legge. E a vent’anni dall’istituzione per legge di questa giornata nazionale, oggi onoriamo proprio la memoria dei nostri connazionali, istriani e giuliano dalmati, vittime di morte e di sofferenze atroci, nonché dei loro familiari. Ricordiamo gli esuli che fuggirono dalle loro case e non sempre trovarono solidarietà, come ben sappiamo, nella nostra terra. Come ho detto in occasione della conferenza stampa di presentazione del programma delle celebrazioni, considero fondamentale sensibilizzare e mantenere viva l’attenzione e la consapevolezza dei crimini del passato, soprattutto tra i giovani, in quanto l’obiettivo è e deve essere, e deve continuare ad essere, quello di educare le nuove generazioni alla pace, alla tolleranza, alla democrazia, alla coesione tra i popoli, alla libertà e al rispetto dei diritti. Parole che tanto più oggi dobbiamo assolutamente ricordare, perché – come abbiamo detto in altre occasioni – ci troviamo in presenza di conflitti a noi molto vicini, i conflitti armati in Europa e in Medio Oriente, quindi tanto più oggi occorre, lo sottolineo, continuare a lottare per ottenere il rispetto dei diritti umani. E oggi lo facciamo e lo dobbiamo fare anche in Paesi a noi vicini, dove questo rispetto e questa parola evidentemente non viene riconosciuta nel suo vero significato.
Desidero ringraziare l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Bologna per la sua attività, un’attività di sensibilizzazione continua, grazie alla quale il tema delle foibe e dell’esodo è oggi largamente conosciuto, dibattuto dalla pubblica opinione e studiato nelle scuole. Uno degli eventi celebrativi al quale ho partecipato insieme alla presidente Chiara Sirk, si è svolto proprio stamane, poco fa, alle 10, nella sala Anziani di palazzo d’Accursio e si tratta proprio della premiazione dei vincitori del concorso letterario, musicale, multimediale rivolto alle scuole, che sono qui con noi, dal titolo “Fare storia senza perdere le storie”. È stato un importante momento di studio e di riflessione, per far sì che le vittime delle foibe non vengano dimenticate. E a questo proposito vorrei citare proprio due dei ragazzi premiati, presenti con noi. I ragazzi premiati sono un ragazzo, nipote che ha dei nonni fiumani, che scrive: “La Giornata del ricordo deve essere portare alla luce quello che è successo e renderne parte l’opinione pubblica, non dimenticare le numerose persone inghiottite dalle foibe, anche leggendo le tante testimonianze di chi c’era. È un importante momento di riflessione collettiva, alla quale dare annualmente profondo valore. È necessario parlarne soprattutto nelle scuole”. Ed è molto bello, perché questo a scriverlo è proprio un giovane che stimola la scuola che lui frequenta a parlarne, a parlare di queste tragedie, a farle conoscere, a parlare un po’ di più di quella che è stata la Seconda guerra mondiale e quindi anche il dopoguerra. “Leggendo – dice – e documentandosi, perché non esistono più persone che possono dire ‘io non conoscevo questa vicenda’”. L’altro ragazzo premiato scrive di libertà, il titolo è proprio “Libertà”, e dice: “Una libertà mancata ma di diritto, perché ognuno di quegli uomini non voleva altro che libertà: la libertà di vivere con la propria terra, la libertà di stare in pace, in tranquillità, in mezzo ai dolci fiumi e al quieto mare che bagna le dorate spiagge. I fiumi sono asciutti, il mare è prosciugato, le spiagge cenere”. È un nipote di un istriano. Sono due ragazzi di 17 e 18 anni, ai quali ovviamente volevo fare i complimenti in aula e ringraziarli per il loro contributo. Grazie”.
Quello conclusivo del sindaco di Bologna e Città metropolitana Matteo Lepore:
“Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, in particolare ai ragazzi che ci ascoltano, oltre alla presidente Chiara Sirk, che saluto con grande piacere, presidente del comitato di Bologna dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e il Professor Stefano Zecchi che abbiamo ascoltato, e ovviamente tutti i Consiglieri, i parlamentari che sono qui presenti e le altre autorità civili e militari.
Oggi ci troviamo, come gli altri anni, in un Consiglio solenne per ricordare e fare memoria, come siamo soliti nella nostra città, in particolare riguardo ai fatti e alla vita delle persone che tra il ‘43 e il ‘45 furono colpiti da questa immane tragedia. Parliamo di oltre 300 mila esuli istriani, fiumani e dalmati e dei loro familiari. Come veniva ricordato, sono passati vent’anni esatti da quando il Parlamento italiano istituì il Giorno del ricordo “per conservare – dice il testo – e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Una legge che, come ci ha ricordato il Presidente Sergio Mattarella, ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale, rimuovendo la cortina di indifferenza verso quel carico di sofferenza, dolore e sangue per molti anni rimosso dalla memoria collettiva.
Un giorno nel quale non solo facciamo memoria, ma ribadiamo il nostro impegno, come città e come comunità, guardando in faccia la storia e soprattutto incontrandoci con le persone che quella storia l’hanno subita, con tutte le sue asperità e contraddizioni, restando come sempre in guardia dalle semplificazioni retoriche che spesso in questi nostri incontri rischiano di prendere il sopravvento. Noi pensiamo, e ce lo ripetiamo in tutti questi appuntamenti, che sia importante continuare a perseverare con una pratica di momenti istituzionali e anche informali, momenti politici e momenti familiari, momenti culturali diffusi in tutta la città di Bologna e nella sua area metropolitana. Lo sarà sempre di più nel futuro, quando anche i testimoni diretti di quelle tragedie, come appunto la storia delle foibe, non ci saranno più. Ed ancora è importante coltivare questo seme della memoria coinvolgendo i più giovani, i ragazzi delle scuole, chi arriva nella nostra città, perché è soprattutto nei confronti delle nuove generazioni che noi abbiamo il compito più grande: quello di continuare a raccontare senza strumentalizzazioni, ma passando un testimone affinché i cittadini del domani possano essere il vero argine alla violenza, all’odio, alla sopraffazione e alle giustificazioni che a volte le ideologie vogliono portare ai propri errori.
Attraverso la Manica lunga, per venire qui in Consiglio, troverete diverse immagini. Mi hanno colpito, ritraggono testimoni diretti di questa pagina dolorosa del Novecento. Tante storie nella storia che Lucia Castelli, fotografa e curatrice della mostra, ha rimesso in luce con grande umanità. Un importante lavoro di ricerca e ascolto, quello di Lucia, che ha intervistato sia gli esuli che chi decise di rimanere oltre il confine. A legare tutte queste testimonianze il filo di una profonda sofferenza subita in quegli anni e mai risanata. Ricostruire frammenti di vita per portare avanti una memoria collettiva e condivisa, questo credo sia uno dei modi più utili di fare memoria. Ma non può essere l’unica cosa che noi mettiamo in campo. Per questo noi a Bologna abbiamo deciso di lavorare ad un polo complessivo della memoria, nel quale già l’anno scorso ho annunciato che ospiteremo i progetti dell’associazione che, in particolare attorno agli esuli, lavora da tanti anni. Approfondire e comprendere la storia nelle sue parti è, infatti, un impegno civico e identitario di Bologna. Quanti attraverso Bologna, attraverso la stazione, il quartiere della Bolognina e tutto il nostro Comune devono vedere e toccare con mano quello che è il nostro impegno per i diritti umani, per la cultura, per la scuola, per la formazione e per la cittadinanza europea.
Credo che, a partire dalle tragiche macerie della guerra, oggi più che mai abbiamo bisogno di non dividerci fra chi considera i nuovi venti di nazionalismo come necessari per avere più giustizia, ma, anzi, dobbiamo unirci attorno a un’idea d’Europa che abbatte muri, divisioni, che persegue linguaggi di odio e di discriminazione, che causarono appunto in quegli anni quelle vittime, quegli odi e quei conflitti. Credo che la ricerca storica, così come la ricerca attorno ai temi della pace, una pace costruttiva, giusta, al percorso della nonviolenza, certo non potrà cancellare le responsabilità di allora. La storia è storia e quello che è successo rimarrà per sempre scolpito. Ma, anzi, la ricerca di una convivenza fra noi oggi può sicuramente aprire lo spazio all’esistenza di chi in questo Paese vive e chi da domani avrà il compito di sostituirci nei nostri ruoli che oggi ricopriamo. Per questo noi non possiamo rimanere indifferenti, per questo dobbiamo come comunità bolognese ricordare e abbracciare le persone che sono arrivate a vivere dopo quegli anni nella nostra città, una città solo apparentemente distante da quel confine, ma che in realtà al proprio interno ospita come cittadini tante famiglie e tante persone che portano sulla propria esistenza l’esperienza che oggi ricordiamo. Lo dice bene ancora una volta il Presidente Mattarella: oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio, la vendetta e la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, generano solo altro odio e altra violenza. Dunque, contro queste parole e a favore di una politica che supera queste parole, guidati come sempre dalla cultura della solidarietà, cifra costante della nostra comunità, attraverso l’educazione, attraverso la conoscenza del nostro passato, degli errori del Novecento e del nuovo secolo, che sembra non aver imparato nulla, noi oggi continueremo a tenere viva la memoria, pilastro della nostra democrazia in questo Giorno del ricordo, che ci è così caro”.
Le cerimonie di sabato 10 e domenica 11 febbraio
Proseguono le iniziative e le cerimonie per celebrare il Giorno del Ricordo, istituito ogni 10 febbraio con la legge 30 marzo 2004/92 per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Sabato 10 febbraio alle 10, si terrà la cerimonia di deposizione di una corona d’alloro al cippo nel giardino Martiri dell’Istria Venezia Giulia e Dalmazia, in via Don Sturzo 42. Saranno presenti Sara Accorsi, consigliera delegata della Città metropolitana, Marco Mastacchi, Assemblea Legislativa ER, e Chiara Sirk, presidente Comitato Bologna dell’ANVGD.
Domenica 11 febbraio alle 10, al primo binario in Stazione centrale, si terrà la cerimonia di deposizione di una corona alla lapide che ricorda il “treno della vergogna”. Sarà presente la presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca.
Sempre domenica, alle 11.30, sarà deposta una corona d’alloro alla rotatoria Martiri delle Foibe, tra le vie Cristoforo Colombo e Corticella.
Tutte le iniziative istituzionali: https://www.comune.bologna.it/notizie/giorno-ricordo-2024
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