La Regione Emilia Romagna, con delibera nr. 1775 del 23.10.2023 “tariffe assistenza specialistica”, ha stabilito l’applicazione del nuovo tariffario ambulatoriale a decorrere dal 1° gennaio 2024.
La delibera prevede una riduzione delle tariffe sulle prestazioni diagnostiche specialistiche che lo Stato riconosce alle strutture pubbliche sanitarie e a quelle private accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale che va dal 25% al 35%; un provvedimento che si riflette irrimediabilmente sui compensi dei medici specialisti, i quali si vedranno riconosciuto un compenso ridicolo per ogni visita effettuata, pari 8 o 9 euro netti.
Costo evidentemente al di sotto del valore reale delle prestazioni, che provocherà una più generale insostenibilità per l’intero sistema sanitario.
Occorre ricordare che l’ultima revisione dei tariffari sulle prestazioni specialistiche era avvenuta nel 1996 e da allora, quindi per circa 27 anni, le tariffe sono rimaste invariate.
La nuova delibera, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024, colpisce in particolare le tariffe dell’attività ambulatoriale, come le visite specialistiche, per le quali alle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale resteranno 23 euro, la stessa tariffa dal 1996.
La diagnostica per immagini, in particolare la risonanza magnetica, subisce un calo delle attuali tariffe fino al 30%. La tariffa per gli interventi di cataratta subisce una decurtazione di circa 115 euro.
Il tariffario, deciso a livello nazionale, non tiene ovviamente conto delle particolarità delle singole regioni alle quali è lasciata la possibilità di applicare correttivi in aumento. Cosa che non è avvenuta in Emilia Romagna, dove la delibera regionale nr. 1775 del 23.10.2023 ha di fatto confermato interamente il tariffario nazionale.
L’applicazione del tariffario, che entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio, avrà pesanti ripercussioni sulla tenuta e soprattutto sulla qualità del Sistema Sanitario che da sempre contraddistingue Reggio Emilia e l’intera Regione Emilia Romagna.
Il rischio, infatti, è che i medici e i professionisti della Sanità – che si vedranno riconosciute cifre a prestazione che rasentano il salario minimo di cui oggi si discute tanto a livello nazionale – scelgano di esercitare la professione solo privatamente, causando una notevole riduzione delle prestazioni erogate attraverso il Servizio Sanitario Nazionale.
La riduzione delle tariffe metterà quindi a rischio la continuità delle prestazioni con la pericolosa conseguenza che i cittadini, a loro volta, per usufruire di prestazioni fondamentali come TAC e risonanze magnetiche dovranno affrontare lunghe liste di attesa o saranno costretti ad accedere a prestazioni private a pagamento, al fuori dal Sistema Sanitario della Regione Emilia Romagna.
Le strutture pubbliche sanitarie e quelle private reggiane accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale, già in sofferenza a causa dell’aumento dei costi energetici e dei materiali, risultano ulteriormente penalizzate da questi arbitrari provvedimenti – rispetto a strutture completamente private, le cui prestazioni sono garantite anche tramite sistemi assicurativi – che nel lungo periodo rischiano di generare discriminazioni e disparità di trattamenti tra i cittadini.
Così, congiuntamente, i rappresentanti delle strutture private convenzionate reggiane dottor Roberto Citarella, direttore del Centro Diagnostico e riabilitativo CTR, il dottor Vincenzo Papes, presidente del Centro di Medicina, il dottor Lorenzo Venturini, amministratore delegato di Salus Hospital – GVM Care & Research, il dottor Roberto Gallosti, amministratore delegato del Centro Medico Lazzaro Spallanzani e il dottor Fabrizio Franzini, presidente della Casa di Cura Villa Verde nonché presidente provinciale AIOP (Associazione Italiana dell’Ospedalità Privata): “Le nostre strutture è noto a tutti che svolgono da sempre un servizio pubblico e lavorano in piena integrazione e sinergia con l’AUSL per l’erogazione di prestazioni in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, contribuendo a migliorare la generale qualità delle prestazioni professionali e ad abbattere le liste di attesa del sistema sanitario pubblico. Per assicurare i migliori servizi e le migliori prestazioni ai Cittadini abbiamo investito risorse private per offrire strumentazioni moderne e tecnologicamente avanzate e personale medico di qualità. L’applicazione di queste nuove tariffe ribassate non rende più sostenibile il nostro lavoro, perché non permette di coprire i costi necessari per continuare ad investire e offrire ai Cittadini qualità adeguata agli standard finora mantenuti. Riteniamo che questa riforma voglia affossare il Sistema Sanitario Nazionale – di cui siamo da sempre autentici sostenitori. Chiediamo quindi il sostegno delle istituzioni e delle forze politiche per scongiurare questo pericolo che si ripercuote irrimediabilmente sulla salute e sulle tasche dei Cittadini”.