A Prato circa venti anni fa, quando nel distretto tessile di Prato gli immigrati cinesi aprirono i primi laboratori per cucire abiti di bassa qualità, pochi se ne curarono, sembrava un fatto di secondaria rilevanza. Oggi quest’area-simbolo del manifatturiero europeo si ritrova “sul territorio locale” un vero e proprio distretto cinese di abbigliamento “pronto moda”, che lavora e cresce a ritmi inimmaginabili per l’economia italiana. Tutto questo grazie forse soprattutto al fatto di poter contare su manodopera clandestina e al mancato rispetto delle norme che regolano l’attività d’impresa.

Nel distretto ceramico abbiamo potuto notare in questi ultimi anni i primi laboratori cinesi dediti al taglio e alla decorazione ceramico (alcuni irregolari!) , quindi faremo la stessa fine di Prato? Probabilmente si, se non si interviene tempestivamente.
Bisogna cercare di disincentivare le furberie di qualche imprenditore extra-comunitario sia in termini ambientali che nei termini occupazionali ossia dello sfruttamento delle risorse umane senza regole e senza sicurezza lavorativa.
La sicurezza dei lavoratori è materia di elevata rilevanza sociale che trova fondamento nella Costituzione (art. 32 e art. 41, comma 2) e nel diritto comunitario. Come significativo fattore di garanzia del diritto alla salute, costituisce bene inderogabile a rilevanza pubblicistica e in quanto tale sottratto alla disponibilità di chiunque ne debba determinare i suoi contenuti in applicazione delle disposizioni di legge e regolamenti.
Quello della probabile concorrenza sleale cinese è un tema che oggi si sta probabilmente sottovalutando.

Urgono piu’ controllo e ispezioni su tutta la zona industriale del distretto ceramico del comprensorio, e al tempo stesso bisogna iniziare a smettere di rimanere indifferenti davanti ad un problema che potrebbe sconvolgere l’intero distretto.
Gia’ oggi possiamo dire che abbiamo l’invasione cinese (di prodotti cinesi) che sembra inarrestabile ( Sassuolo è sommersa dalla merce “made in Cina” prodotta da lavoratori sottopagati, sfruttati, privi di tutele sindacali).
La Tigre cinese, forse è arrivata a Sassuolo, con un trend di investimenti cinesi costantemente in crescita (non solo nel settore della ceramica!) contro una congiuntura sassolese in profonda depressione e tutto questo sembra minare in modo irreversibile la capacità competitiva delle nostre imprese, attivita’ commerciali, incapaci di reggere la concorrenza nella lotta impari contro chi può giovarsi probabilmente di un costo del lavoro clamorosamente inferiore al nostro.
La difesa ed il sostegno della capacità competitiva delle nostre imprese di fronte alla sfida orientale, sono perciò un obiettivo strategico, una priorità fondamentale per difendere l’economia del Paese. Imprese, governo e categorie sociali devono tutti insieme collaborare per adeguare il nostro sistema produttivo al mutato scenario dell’economia globalizzata. Sarà una sfida difficile, ma dovremo vincerla. Rinchiudersi nel fortino dell’indifferenza o, peggio, nel fortino di sabbia, non solo sarebbe un errore fatale, sarebbe inutile.

(Piccinini Dott. Ivano, Presidente del Comitato Conto anch’io a Sassuolo)