Da metà dicembre 2022 a metà marzo 2023, Udu-Unione degli universitari insieme al sindacato inquilini Sunia Cgil hanno chiamato a raccolta gli studenti fuori sede di Unimore affinché rispondessero al questionario on line sul sito www.unioneuniversitaria.it per raccogliere dati al fine di analizzare la condizione abitativa universitaria.
Il questionario ha ricevuto 1.183 risposte, con una percentuale del 60,1% di studentesse e del 39% di studenti, mentre l’0,9% ha preferito non indicare il genere. La fetta più ampia di studenti (71%) ha un’età compresa tra i 20 e i 25 anni, seguiti dal 17% sotto i 20 anni, e a seguire le fasce tra i 26 e i 30 e dai 30 in su. Il 97% degli studenti ha la cittadinanza italiana, il 2,6% extra UE e lo 0,4% UE. Le risposte sono arrivate da tutti i dipartimenti dell’Ateneo.
STUDENTI
La quasi totalità degli studenti (96,1%) segue un regime universitario full time, ma in realtà solo il 78,8% risulta effettivamente essere solo studente, con una percentuale del 21,2% di studenti che invece studiano e lavorano allo stesso tempo (pur non seguendo un regime part time).
Per ciò che concerne le fasce Isee (secondo gli standard di Ergo), la percentuale più alta di studenti non sa in quale fascia rientra (33,2%). A seguire, il 17,2% rientra nella fascia Isee 15.000-24.5000, il 14,8% rientra nella fascia 24.501-37.500 e un altro 14,8% in quella dai 45.000 in su. Infine, il 13,8% si trova sotto la soglia dei 15.000 e il 6,3% tra 37.501-45.000.
Per concludere la descrizione degli status, una parte preponderante della componente studentesca è costituita da studenti fuorisede 36,9% e pendolari 36,7%, con solo il 26,4% di studenti in sede.
AFFITTI
Questa sezione del questionario è stata destinata ovviamente solo ad una parte dei studenti, poiché si occupa della situazione abitativa. Si può osservare prima di tutto come più della metà degli studenti risieda in appartamenti condivisi, per un 55,7% in stanza singola e per un 8,2% in stanza doppia. Una fetta del 13,8% vive in un appartamento/monolocale/bilocale da solo e un 13,1% risulta vivere nelle residenze Ergo. La restante parte è costituita da percentuali esigue di studenti che alloggiano in studentati privati, alloggi di merito, case di proprietà e hotel/affittacamere per brevi periodi.
La maggioranza dei studenti (93,2%) dichiara di avere un contratto interamente regolare, contro il 2,1% di contratti a nero e un 0,8% di contratti parzialmente regolari, che prevedono l’aggiunta di una quota dell’affitto a nero. Il restante 3,8% non sa se il proprio contratto sia regolare oppure no. Comunque una fetta importante sarebbe disposta a denunciare gli illeciti di nero nei contratti (85,7%).
Per quanto riguarda, invece, la tipologia di contratto, ci troviamo davanti un quadro piuttosto variegato: il 25,7% ha un contratto libero (4+4), il 20,7% ha un contratto per studenti universitari (da 6 a 36 mesi), il 17,7% ha un contratto concertato (3+2) e il 15,6% un contratto transitorio (da 1 a 18 mesi); il restante 20,3% non saprebbe definire il tipo di contratto che ha.
La fetta più ampia dei studenti 67,5% paga un canone mensile compreso tra i 200 e i 400 euro per il solo posto letto. Solo il 3,4% paga una quota sotto i 200 euro/posto letto, mentre la restante parte si riferisce a canoni superiori ai 400 euro mensili: il 19,4% tra i 400 e i 500 euro sempre per posto letto, il 4,6% tra i 500 e i 600 e il 5,1% addirittura sopra i 600 per monolocali/bilocali.
Oltre alla quota del canone, abbiamo chiesto agli studenti di indicarci il numero di mensilità di caparra richieste. Si osserva che a più della metà sono state richieste tra 1 (21.9%) e 2 (33,8%) mensilità, ma c’è una fetta importante di studenti a cui sono state richieste 3 mensilità (35%).
Le condizioni degli appartamenti risultano essere per la metà degli studenti (50,2%) abbastanza buone, molto buone per il 25,7% e buonissime per il 5,9%, ma il 13,5% ritiene che esse siano poco buone e il 4,6% pessime. Si sente comunque l’esigenza di maggiori controlli sulle condizioni degli immobili (79,3%) e addirittura il 92,4% sarebbe favorevole all’istituzione di un fondo assicurativo pubblico riguardante gli stessi.
Nella parte successiva si è voluto indagare il processo di ricerca della casa. Quello che emerge è che solo il 23,2% è riuscito a trovare casa in meno di un mese e il 36,3% nell’arco di 1-2 mesi. A seguire, abbiamo percentuali di studenti che hanno impiegato più tempo: 2-3 mesi per il 20,3%, 3-4 mesi per il 10,1%, 4-5 mesi per il 4,2% e addirittura più di cinque mesi per il 5,9%.
Un dato interessante riguarda le truffe: si può osservare come più della metà degli studenti si sia imbattuto in truffe durante la ricerca di una casa. Fortunatamente, il 49,9% si è imbattuto in truffe ma alla fine non è stato truffato, però un altro 4,2% , invece, ne è stato vittima.
Per rendere più semplice e sicura la ricerca di una casa, il 97% degli studenti vorrebbe che fosse creato un sito pubblico/comunale contenente tutti gli annunci dei privati che affittano case e stanze e un 70% si affiderebbe anche ad una consulenza personalizzata da parte di organizzazioni o enti preposti come il Sunia sia per la ricerca della casa, sia per la stipula del contratto di locazione.
Abbiamo poi voluto verificare se gli studenti avessero subìto discriminazioni durante la ricerca dell’alloggio e, sebbene il 67,9% abbia dichiarato di non averne incontrate, c’è un buon 18,6% che dichiara di essere stato discriminato per il proprio genere maschile e un complessivo 10,6% di persone discriminate perché provenienti dal Sud o per le origini non italiane.
Nell’ultima parte, abbiamo posto delle domande mirate a capire i desideri degli studenti. In generale, la componente studentesca preferirebbe vivere in appartamento, personale (40,1%) o in condivisione (32,5%) ma, in alternativa, sarebbe interessata a più studentati a prezzi accessibili e calmierati (72,2%). Le zone predilette dagli studenti per abitare sono ovviamente il centro (50,6%) e le zone adiacenti i dipartimenti (45,6%).
Infine, la quasi totalità dei studenti (97%) vorrebbe usufruire delle stesse agevolazioni e tariffe delle bollette dei residenti, dal momento che, non avendo residenza qui, gli studenti sono costretti a pagare come su una seconda casa.
RINCARI E CARENZE DI ALLOGGI
I risultati del questionario creato da Udu-Unione degli Universitari in collaborazione con il sindacato inquilini Sunia Cgil di Modena e di Reggio Emilia sintetizzano quanto il problema alloggi degli studenti universitari sia, non solo di carattere economico, ma sopratutto di carattere quantitativo rispecchiando, anche a livello locale, le problematiche emerse a livello nazionale ed esplose in queste settimane all’onore delle cronache tramite la mobilitazione nazionale degli studenti, lanciata dall’Unione degli Universitari, con lo slogan ‘Senza casa, senza futuro’.
Va ricordato che in Italia gli studenti che risiedono in una provincia diversa e comunque a più di 100 km di distanza dal luogo di studio, i cosiddetti studenti fuori sede, sono più di 750.000 e per rispondere a queste necessità il sistema di diritto allo studio pubblico fornisce circa 39.000 posti letto che riescono a tutelare il 5,2% degli aventi diritto.
Un dato allarmante che mette in luce la colpevole assenza di misure nazionali legislative, economiche e fiscali, volte a garantire il diritto all’abitazione come parte integrante dell’infrastruttura del diritto allo studio e quindi, in quanto tale, diritto tutelato costituzionalmente.
E seppure le risultanze del questionario, comparate con i dati nazionali, dimostrino quanto nei due capoluoghi delle province di Modena e Reggio Emilia la condizione degli studenti fuori sede sia meno critica rispetto ad altre realtà, emerge in maniere inequivocabile quanto la crescita e l’aumento dell’attrattività e della proposta formativa di Unimore sia strettamente legata alla capacità di accoglienza delle città di Modena e Reggio Emilia.
Ciò viene ulteriormente sottolineato dalla somma delle risposte ai quesiti sulla difficoltà nel reperimento di alloggi degni a canoni accettabili e sulla tempistica per reperire un alloggio in affitto che mostrano quanto sia impervio il percorso che studenti e famiglie devono percorrere al fine di divenire studenti fuori sede dell’ateneo Unimore.
Inoltre il questionario riporta in auge il problema, non secondario, dei costi indiretti delle locazioni (sopratutto i costi delle bollette per gli studenti fuori sede che non possano godere delle tariffe “prima casa”) che spingono il costo di un posto letto ben oltre i 400 € medi mensili, con un incremento complessivo di oltre 15 punti percentuali rispetto al 2021.
E tutto ciò si inserisce in un contesto in cui il problema degli alloggi per studenti, altro non è che la punta dell’iceberg del ben più ampio, e purtroppo stratificato, problema di mancanza di alloggi per la locazione (sia a canoni calmierati che a canoni liberi).
Occorre quindi una nuova politica e un progetto complessivo di diritto allo studio, all’interno del quale devono essere individuate anche forme di sostegno abitativo per gli studenti fuori sede, altrimenti il concetto stesso di mobilità studentesca rischia di scomparire in questo Paese, bloccando ulteriormente le possibilità di sviluppo ed evoluzione sociale.
Purtroppo però dal Governo nazionale continuano ad arrivare segnali che vanno esattamente nella direzione opposta, che producono un allargamento delle disuguaglianze e peggiorano il quadro dell’emergenza sociale.
Ne sono un esempio il totale azzeramento del Fondo affitti e del Fondo per la morosità incolpevole decise nell’ultima legge di bilancio.
Udu e Sunia lo hanno denunciato anche nell’ultima manifestazione nazionale del 6 maggio a Bologna e continueranno a farlo in tutte le mobilitazioni programmate, mettendo al centro delle proprie rivendicazioni la necessità di un nuovo piano nazionale per il diritto alla casa.
Occorre istituire fondi a favore dei Comuni per cofinanziare l’acquisto e la ristrutturazione di alloggi e la possibilità di intervenire su aree dismesse poichè è necessario mantenere alta l’offerta pubblica di alloggi per studentati, correggendo la strada troppo spesso intrapresa, anche utilizzando fondi del Pnrr, che conferisce importanti risorse a grandi gruppi privati per la costruzione di alloggi che di conseguenza vengono offerti a prezzi eccessivamente elevati per garantire la redditività dell’investimento.
Occorre inoltre metter sul mercato, in tempi celeri e certi, tutto quel patrimonio “non abitato” che oggi alberga in gran parte delle città di questo paese.
In fine c’è la necessità, non più rimandabile, di costruire e attuare un welfare che si misuri con il mutato assetto sia sociale che economico delle città e con i molti aspetti delle nuove povertà e con le nuove disuguaglianze.
(Alessandro Bruscella, coordinatore Udu Unimore – Marcello Beccati, segretario sindacato inquilini Sunia Cgil Modena – Carlo Veneroni, segretario sindacato inquilini Sunia Cgil Reggio Emilia)