Alla luce delle notizie riportate dalla stampa nelle ultime settimane ritengo utile fare chiarezza rispetto alla riorganizzazione dei laboratori analisi di una parte degli ospedali dell’AUSL di Bologna e dare informazioni corrette ai cittadini, evitando strumentalizzazioni che non fanno altro che incrementare l’incertezza e il senso di precarietà delle persone.

La riorganizzazione dei laboratori di analisi di Budrio, Loiano e Vergato non taglia o riduce le prestazioni diagnostiche, ma consente invece, attraverso l’uso di apparecchiature POCT (Point Of Care Testing), di fornire servizi migliori ai cittadini. Per i cittadini dunque non cambierà nulla, troveranno all’ospedale le stesse prestazioni offerte in precedenza e avranno, anzi, un servizio in grado di dare risposte con tempi inferiori, che, in alcune circostanze, possono essere rilevanti per le valutazioni mediche.

Nello specifico, la riorganizzazione consiste nell’utilizzo di apparecchiature POCT nei laboratori analisi degli ospedali che realizzano meno di 100.000 analisi all’anno: 100.000 è la soglia per l’accreditamento regionale dei laboratori analisi, al di sotto della quale l’esito dell’esame potrebbe non essere completamente affidabile, per ragioni strettamente tecniche. Queste macchine sono invece specificamente pensate per realizzare esami con bassi numeri e sono certificate anche per trasmettere gli esiti a una sede remota dalla quale un tecnico di laboratorio può effettuare la refertazione, anziché eseguirla in presenza nel laboratorio stesso dove si trova l’apparecchiatura. L’uso delle POCT, a oggi già impiegate nell’orario di chiusura dei laboratori, cioè negli orari in cui il personale tecnico non è in servizio, permette quindi la centralizzazione dell’attività di refertazione in una sola sede, dove già oggi esiste una copertura oraria h24, a differenza di quello che avviene nei singoli laboratori.

L’esame quindi continua a essere effettuato nei laboratori analisi localizzati presso i presidi ospedalieri, mentre avviene da remoto solo la refertazione, con un contestuale accorciamento dei tempi medi di attesa dato che la refertazione potrà effettuata h24, anziché con l’intervento, in alcune fasce orarie, di personale reperibile.

Questo progetto di riorganizzazione, pensato dall’AUSL già nel 2020, permette anche di ridurre le criticità sul personale impegnato nei laboratori analisi, il cui reperimento è molto difficoltoso, come per molte altre professioni mediche e sanitarie.

Gli ospedali interessati a questa riorganizzazione, in base al numero di esami eseguiti in un anno, come già detto sono Budrio, Loiano e Vergato. Altri ospedali, come Bazzano e San Giovanni in Persiceto, dove si eseguono circa 150.000 esami all’anno, avranno il laboratorio “tradizionale” aperto per 12 ore al giorno e utilizzeranno le POCT per le restanti 12 ore.

Proprio per approfondire questi aspetti, come Conferenza abbiamo organizzato un paio di settimane fa un incontro tra i tecnici della AUSL e i Sindaci: in questo incontro il direttore generale dell’Ausl di Bologna, Paolo Bordon, ha accordato piena disponibilità a fornire i dati di attività agli amministratori locali per documentare il fatto che l’obiettivo dell’AUSL non è ridurre le prestazioni, ma soltanto modificare le modalità organizzative grazie all’uso di soluzioni tecnologiche, alla luce del problema del mancato rispetto degli standard dell’accreditamento e della difficoltà nel trovare tecnici di laboratorio, in particolare per i laboratori più piccoli.

Ancora più importante è evidenziare che non si tratta di una riorganizzazione che prelude alla chiusura degli ospedali coinvolti, operazione in contrasto con la pianificazione approvata dalla CTSSM, questione mai posta all’ordine del giorno e smentita, ad esempio, anche dalla recente decisione di destinare fondi PNRR per l’Ospedale di Loiano.

Nell’attuale fase di allarme per i conti della sanità regionale, comprendiamo la preoccupazione dei cittadini riguardo a possibili rimodulazioni dei servizi, è una preoccupazione anche di tutti i Sindaci e della CTSSM. Come amministratori dobbiamo però interpretare e cercare risposte alle esigenze sanitarie del territorio: il nostro compito non è quello di dire all’AUSL come deve organizzare tecnicamente i servizi, ma verificare l’effettiva capacità di dare le risposte di cui c’è bisogno.

Sul tema POCT manterremo alto l’ascolto dei cittadini e delle strutture ospedaliere al centro della riorganizzazione, ed effettueremo anche una verifica dei risultati raggiunti e della corrispondenza degli esiti con gli obiettivi.