Per rendere significativi i dati che emergono dal rapporto sulla situazione del personale nelle aziende di Reggio Emilia con più di 100 dipendenti, le Consigliere di parità, sia nel 2005 che nel 2004, hanno elaborato dati a livello locale che hanno permesso di mettere in luce alcuni indicatori di genere. In particolare nel nostro territorio è emersa una sottorapresentanza, assai più rilevante che nel resto della regione, della presenza di donne al vertice delle aziende.


Anche quest’anno si è operato nello stesso modo affinchè le 143 principali imprese reggiane – che impiegano complessivamente 63.502 persone – possano utilizzare questo strumento, utile anche ai fini delle politiche di gestione del personale. Del resto, la maggiornaza degli occupati in queste aziende, nella misura del 51,3%, è costituita da donne, caso rilevante nel panorama regionale.
Il rapporto ha analizzato i dati dei settori ai quali le aziende appartengono; l’evoluzione della percentuale femminile sul totale dei dipendenti; i settori segreganti al maschile e al femminile; la sotto e sovra rappresentanza femminile a Reggio Emilia; la rappresentanza al vertice sul totale degli occupati uomini e donne; i gap di rappresentanza al vertice; le donne dirigenti in settori a netta prevalenza femminile; le promozioni al vertice; il gap femminile di promozione al vertice; le tipologie contrattuali delle lavoratrici; le trasformazioni contrattuali; le uscite dalla posizione lavorativa; la partecipazione ai corsi di formazioni.
Il rapporto di ricerca è stato illustrato durante il convegno che si è svolto questa mattina nella Sala del Consiglio Provinciale, dalle consigliere provinciali di parità Natalia Maramotti e Donatella Ferrari, da Lamberto Melloni dell’Ufficio Statistica della Provincia di Reggio Emilia e da Patrizia Gigante del Coordinamento Analisi del mercato del lavoro della Regione Emilia Romagna. I saluti di apertura saranno affidati a Loredana Dolci, assessora alle Risorse e Pari Opportunità della Provincia di Reggio Emilia, mentre le conclusioni del convegno le ha fatte Rosa Amorevole, consigliera di parità della Regione Emilia Romagna.

I dati principali
Ciò che principalmente emerge è che la maggioranza delle donne è occupata nei settori dei servizi (60 per cento) e dell’industria (40 per cento). Inoltre, il 6 per cento sono dirigenti e il 16 per cento appartengono ai cosiddetti quadri. In pratica la maggiore occupazione femminile si registra nelle mansioni di qualifica inferiore, cioè impiegate e operaie.
Il gap al vertice che risulta è di una donna dirigente ogni 14 uomini. Un dato comunque migliore rispetto a quello del biennio precedente che, registrava un rapporto 1 a 18. La situazione delle promozioni nell’ambito dei quadri è invece rimasta stabile, cioè una donna ogni cinque uomini.
Altro dato significativo è che lo stesso gap si rileva nelle promozioni al vertice, per cui si ha una donna promossa ogni 13 per le posizioni dirigenziali e 1 a 6 per i quadri. Ma ciò che rende ancor più negativo questo dato è che la maggior parte di quadri e dirigenti vengono presi dall’esterno, attarverso la scelta di persone già possesso di titoli di studio elevati: questo è indice del fatto che la formazione che propone l’azienda non è adeguata e forse nemmeno orientata all’avanzamento della carriera. Una ulteriore conferma arriva dal fatto che alle donne vengono destinate in media 39 ore di formazione, mentre agli uomini 85 ore. Quindi corsi di durata inferiore, meno qualificati e meno spendibili come crescita professionale.

Per quanto riguarda il part-time, che se bene utilizzato è un utile strumento di conciliazione, l’utilizzo di questo rapporto di lavoro è elevato, cioè il 41 per cento delle donne occupate è a tempo parziale. Questo è appunto una tendenza positiva nel senso della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Il 92 per cento delle donne occupate, sempre nelle imprese analizzate, è a tempo indeterminato, dato positivo anche questo, perchè indica una consistente stabilità nel rapporto di lavoro. E’ peraltro il più alto dato registrato nella regione emilia romagna.
Infine, dalle analisi fatte si rileva infine che le uscite dal mondo del lavoro sono state soprattutto in conseguenza di licenziamenti collettivi: si tratta del 97 per cento. Le dimissioni volontarie si attestano invece intorno al 54 per cento.

“La maternità è ancora un fattore di discriminazione”
“Dai dati emersi in questo rapporto risulta che Reggio è l’ottava provincia in Italia per occupazione femminile – ha spiegato l’assessore alle Pari opportunità Loredana Dolci – Dobbiamo però riflettere su altri dati, come il fatto che pur a fronte di un livello di disoccupazione basso (l’1,9 per cento), le donne occupate sono soprattutto operaie. Sono pochissime le dirigenti è questo è estremamente indicativo di una discriminazione di genere, soprattutto se consideriamo che primeggiano nei risultati scolastici e di formazione. Inoltre, a parità di mansioni, più dati ci confermano che le retribuzioni delle donne sono inferiori”. L’assessore Dolci ha continuato affermando che “questo non può che significare che esiste discriminazione nel momento dell’accesso al mercato del lavoro e nella progressione di carriera, legata ad un evento che caratterizza perculiarmente le donne e che viene vissuto probabilmente solo come un costo, cioè la maternità”. L’assessore Dolci ha quindi concluso che “è su questo fronte che bisogna intervenire, non solo da un punto di vista culturale, ma anche concretamente creando un sistema adeguato, in grado di venire incontro alle diverse esigenze”.