Gli infortuni di lavoro sono in calo, ma non diminuisce la preoccupazione per un fenomeno ancora molto diffuso in alcuni settori, in particolare edilizia e agricoltura, e che vede alcune fasce di lavoratori particolarmente a rischio: i giovani, gli stranieri e gli artigiani. Le valutazioni sono emerse nel corso del seminario di odierno sulla sicurezza sul lavoro promosso da Provincia di Modena e Azienda Usl, dipartimento di Sanità pubblica, proprio per approfondire l’analisi dei dati dell’Inail, l’Istituto nazionale assicurazioni infortuni sul lavoro, aggiornati al 31 ottobre del 2007.
Da questi dati, infatti, emerge la conferma della tendenza alla riduzione degli infortuni che continua dal 2002 quando hanno sfiorato i 26 mila nel settore industria e servizi. Nel 2006, invece, a Modena ne sono stati registrati 22.303 con una riduzione del 14,1 per cento. Il calo è stato del 4 per cento in regione e del 6,5 per cento a livello nazionale. L’anno precedente a Modena erano stati denunciati 22.780 infortuni, quello prima 23.712.
Anche nell’agricoltura si registra una riduzione generalizzata degli infortuni: 1.133 denunciati nel 2006, rispetto ai 1.466 del 2002 (nel 2005 erano stati 1.130, l’anno precedente 1.241). Nel settore aumenta la quota di infortuni tra i lavoratori autonomi passati tra il 2002 e il 2006 dal 55 al 62 per cento.
Nello stesso periodo le vittime di incidenti avvenuti in occasione e nei luoghi di lavoro in tutti i settori economici sono state 48.
«Gli infortuni sono scesi sotto la quota complessiva di 23.500 – commenta l’assessore provinciale al Lavoro Gianni Cavicchioli – a conferma dell’efficacia dell’attività di prevenzione, ma rimane la necessità di migliorare e rafforzare le funzioni di controllo e repressione utilizzando tutti gli strumenti che la nuova normativa mette a disposizione. Anche per contrastare il lavoro nero e irregolare, situazioni dove non solo la normativa sulla sicurezza ma tutte le regole del lavoro vengono disattese, alterando la libera concorrenza sul mercato e la cultura della legalità nel contesto sociale».
I dati del Rapporto 2007 sono stati illustrati da Guido Besutti e Davide Ferrari (Ausl), mentre il direttore Inail di Modena Antonio De Filippo ha presentato l’approfondimento sull’artigianato. Proprio gli artigiani sono tra le categorie di lavoratori considerati più a rischio insieme ai giovani (inesperienza e mancanza di adeguata formazione) e agli stranieri che pagano la difficoltà della lingua e dell’integrazione in diversi stili di vita e lavoro.
In cinque anni 48 mortali
Nei cinque anni considerati dall’indagine (2002-2006) gli incidenti mortali a Modena sono stati 94 di cui 46 costituiti da infortuni mortali cosiddetti in itinere (nel tragitto casa-lavoro-casa) e stradali in genere, mentre 48 sono effettivamente accaduti in occasione e nei luoghi di lavoro. La maggior parte di questi ultimi sono avvenuti in edilizia (18) e in agricoltura (13) soprattutto per “cadute dall’alto” e “ribaltamento di trattore”. Nel 2002 gli infortuni mortali sono stati 20, 21 nel 2003, 14 nel 2004, 18 nel 2005 e 21 nel 2006.
I settori a maggior frequenza infortunistica sono, in ordine decrescente, il minerario-ceramico, le lavorazioni del legno, l’edilizia e le lavorazioni agricole industriali, macelli e alimenti, mentre quelli a maggior gravità risultano essere l’edilizia, il legno, i trasporti, il minerario-ceramico e le lavorazioni agricole industriali e alimenti.
Gli indici medi, a partire dal 94-96, mostrano una tendenza alla riduzione particolarmente marcata nei settori tradizionalmente considerati a maggior rischio, dove si sono anche più concentrate le attività di prevenzione e di repressione. Riduzione che risulta ancora più marcata negli ultimi anni con l’eccezione dell’indice di gravità (si calcola considerando le giornate di lavoro perse) che nell’ultimo triennio segna una lieve tendenza all’incremento in particolare nei settori delle costruzioni e del minerario-ceramico.
La provincia di Modena, confrontata con le altre province della regione, si colloca comunque al penultimo posto sia per frequenza che per gravità con valori al di sotto della media.
Artigiani a rischio
Considerati tra le categorie più a rischio, perché spesso trascurano la sicurezza in nome del risparmio e della fretta per un’illusoria maggiore produttività, tra gli artigiani modenesi comunque tra il 2002 e il 2006 gli infortuni sul lavoro sono in calo (da 3.333 a 2.903) nonostante gli addetti del comparto siano aumentati passando da 53.710 a 55.490.
Nel 2006, quindi, gli infortuni degli artigiani costituiscono il 22 per cento di quelli dell’intero settore “industria – artigianato – commercio – servizi”; nel 2004 erano quasi il 24 per cento. Tra gli artigiani, però, si registrano la metà dei mortali del settore, due anni prima erano un terzo.
Il calo degli infortuni è generale: dal tessile al legno, dall’alimentare alla riparazione auto e ai trasporti. Solo per l’ambito delle costruzioni e del metalmeccanico il 2006 segnala un lieve aumento in coincidenza, comunque, con una crescita degli addetti.
I maggiori indici di frequenza, il parametro che mette in relazione il numero di incidenti con le ore complessivamente lavorate nel settore, si riscontrano fra i dipendenti delle aziende fino a 15 addetti nelle costruzioni, nel legno, nel ceramico e nel meccanico.
Le principali forme di avvenimento degli infortuni (come avvengono) sono relative a “colpito da” a seguire da “caduto in piano su” e da “ha urtato contro”, mentre quando si analizzano gli agenti materiali che determinano gli incidenti emergono, spiegano gli autori del Rapporto 2007, «ambienti poco sicuri, carenze di formazione e informazione».
Malattie professionali
Per le malattie professionali dai dati dell’Inail emerge un andamento altalenante delle denunce a fini assicurativi tra il 2002 e il 2006 con un picco di 792 casi nel 2004, seguito da un calo nel 2005 e un nuovo aumento nel 2006 (625 casi). La proporzione di casi indennizzati oscilla tra il 10 e il 15 per cento circa negli anni tra il 2002 e il 2006.
La malattie professionali denunciate all’Azienda Usl a fini statistico-epidemiologici hanno invece raggiunto nel 2007 il numero di 1.628, con un sensibile aumento rispetto agli anni precedenti (erano 1.289 del 2006 e 1.484 nel 2005).
E’ utile precisare – spiegano gli esperti di medicina del lavoro – che l’aumento delle malattie professionali denunciate all’Inail e all’Azienda Usl non è di per sé indice di una reale maggiore incidenza di patologie da lavoro rispetto al passato, ma può invece essere espressione di una maggiore adesione dei medici alle corrette prassi di denuncia all’organo di vigilanza e di certificazione all’ente assicuratore dei casi di malattia professionale certi o sospetti.
La malattia più frequentemente denunciata è ancora l’ipoacusia da rumore (sordità) con 1.305 casi, ma sono in forte aumento le malattie muscolo scheletriche (di solito tendinopatie e artropatie) da movimenti ripetitivi degli arti superiori e da movimentazione manuale di carichi che richiedono impiego di sforzo fisico e velocità (226 casi) e le patologie del rachide, associate alla movimentazione manuale dei carichi o all’esposizione a vibrazioni (45 casi).
«In conclusione – sostengono i tecnici – se alcuni dati sembrano mostrare risultati positivi e conferme sull’efficacia delle misure preventive adottate, anche a seguito dell’estendersi e consolidarsi dell’applicazione della legge 626 sulla sicurezza, altri segnali sottolineano invece la necessità di fare di più, innovando le metodologie di intervento, incrementando la vigilanza e l’assistenza, promuovendo la diffusione della “cultura della prevenzione” in tutti gli ambienti di lavoro e verso tutte le figure e i soggetti coinvolti».