Manifestazione in piazza Roosvelt a Bologna, a partire dalle 10 di venerdì, organizzata da Filcams, Fisascat ed Uiltucs, le federazioni di categoria del commercio, in occasione della giornata dello sciopero nazionale.

In una nota diffusa da Filcams Cgil Bologna, si ricorda che in questi giorni ci sono stati scioperi in alcune aziende della distribuzione commerciale. All’Esselunga, a Carrefour, a Castorama, a Pam, all’Ikea, alla Volvo ed in altre aziende locali i lavoratori hanno improvvisamente incrociato le braccia per chiedere il rinnovo del loro contratto nazionale. Le iniziative hanno registrato, fa sapere il sindacato, una ampia adesione dei lavoratori, con punte dal 80% al 100%.

Le iniziative di sciopero articolato proseguiranno anche nei prossimi giorni ed è già proclamato da tempo lo sciopero nazionale per l’intera giornata di venerdi. Si tratta della terza giornata di sciopero nazionale per i lavoratori di aziende associate a Confcommercio (quelli precedenti si sono svolti il 17 novembre ed il 22 dicembre).

Venerdì sciopereranno anche i lavoratori delle Coop di consumo e delle imprese commerciali aderenti a Confesercenti.

Oltre al problema dei tempi di rinnovo (il contratto è scaduto da 15 mesi) i punti più gravi posti dalle controparti riguardano, si legge nella nota, la possibilità di derogare al contratto nazionale per i nuovi insediamenti e per le aree del paese a bassa occupazione; la ‘punizione’ delle brevi malattie abbassando la retribuzione dovuta.

E ancora, l’obbligo al lavoro domenicale riducendo contestualmente la maggiorazione salariale; il peggioramento delle condizioni di lavoro con deroghe alla durata definita dalla legge del riposo giornaliero e al diritto al riposo settimanale, con l’innalzamento del monte annuo degli straordinari ed una maggiore flessibilità.

Infine, prosegue la nota, una risposta salariale del tutto insufficiente a salvaguardare il poter d’acquisto delle retribuzioni (55 euro a fronte di una richiesta di 78 euro per il biennio).
La Cgil fa anche presente che “nel settore della distribuzione sono tante le lavoratrici a tempo parziale ‘non scelto’ e, quindi, quei 55 euro, proposti per chi lavora a tempo pieno, significherebbero una vera e propria miseria”.

Questi sono solo alcuni punti, prosegue la nota, nella quale si sottolinea che è chiara l’importanza politica del rinnovo di un contratto nazionale (che riguarda poco meno di 2.000.000 di addetti in Italia ed è molto importante per la nostra città in cui l’economia si basa sempre di più sulle attività del terziario, occupando circa 30.000 persone ) per il valore di tutela collettiva, a maggior ragione per quelle realtaà dove non è presente la contrattazione di secondo livello. Per queste stesse ragioni scioperano anche i farmacisti dipendenti delle farmacie private.