Affiancare i frutticoltori che intendono realizzare nuovi impianti di pero, aiutandoli a impiantare e gestire il frutteto in modo economicamente profittevole, nell’ottica della salubrità, qualità e soddisfazione del consumatore. È l’obiettivo della guida Indicazioni per i nuovi impianti di pero, realizzata da Confcooperative Modena e Cesac, il consorzio modenese che cura gli acquisti dei mezzi tecnici e fornisce assistenza specializzata a diciotto cooperative di produttori agricoli.

Presentata oggi – venerdì 7 marzo – a Bastiglia nel seminario sulle nuove Ocm ortofrutta e vino organizzato da Confcooperative, la pubblicazione è stata curata dall’agronomo del Cesac Massimo Fornaciari in collaborazione con i tecnici delle cooperative Agrintesa di Castelfranco e Faenza, Campofrigo di Campogalliano, Eurofrutta di Sorbara, Italfrutta di S. Felice e S. Adriano di S. Cesario.

«La coltura del pero riveste un’importanza fondamentale per l’economia delle aziende agricole della nostra provincia, rappresentando la metà delle coltivazioni arboree – ricorda il presidente del settore ortofrutticolo di Confcooperative Modena Piergiorgio Lenzarini – Tuttavia, come tutti i prodotti di eccellenza, anche la pera deve essere difesa e perfezionata. Per questo abbiamo deciso di realizzare una sintesi del patrimonio di conoscenze ed esperienze accumulate dai tecnici delle nostre cooperative, che trasformano il 60 per cento della pera coltivata a Modena».

Il risultato è una pubblicazione agile (una dozzina di pagine) che spiega come scegliere varietà, portinnesto e materiale d’impianto, distingue tra palmetta, fusetto e doppio asse, illustra come preparare il terreno, eseguire la concimazione, piantagione e potatura, curare le piante. «C’è nell’aria un rinnovato interesse per la coltura del pero – aggiunge Maurizio Guerzoni, presidente della cooperativa Campofrigo – Siamo convinti che per i futuri nuovi impianti si dovrà tener conto dei consigli contenuti in questa guida. Senza dimenticare che la qualità del nostro prodotto, da sempre riconosciuta come la più alta al mondo, si difende attraverso un percorso che impegna tutti i soggetti della filiera; inizia nelle aziende agricole, passa per le strutture di assistenza tecnica, arriva nelle sale di lavorazione e finisce nei canali commerciali».