“Attenzione: la ripresa, che si è vista nel 2021, è a forte rischio. I dati del nostro ufficio studi sono molto chiari: a fronte di una situazione che è molto migliorata rispetto al 2020 si va verso una brusca frenata a causa dell’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia che trascina a livelli altissimi quelli delle materie prime. I nostri associati ci dicono che l’alluminio e i metalli, il vetro, i materiali da costruzione, perfino il cartone stanno raggiungendo prezzi impossibili da gestire. E questo, se non si interverrà in tempi brevissimi, finirà per bloccare tutto il sistema economico. Le filiere, infatti, sono fortemente impattate da questi aumenti e il rischio che si creino situazioni che bloccano una intera filiera produttiva è tangibile”.
Gilberto Luppi, presidente Lapam, è molto preoccupato. I dati elaborati dall’ufficio studi Lapam fanno emergere una situazione preoccupante e le voci raccolte da parte degli imprenditori associati sono ancora più esplicite. L’inflazione è in aumento in tutta Europa (il picco è previsto tra fine 2021 e primi mesi del 2022) e i costi dell’energia stanno vivendo un’impennata che produce l’inevitabile aumento delle materie prime: “L’effetto del caro-commodities sul bilancio 2021 delle micro e piccole imprese riduce la creazione di valore aggiunto e ne rallenta la ripresa in corso, arrivando a rischiare una brusca frenata – sottolinea ancora il presidente Lapam Gilberto Luppi -. L’acquisto di materie prime incide infatti per il 46,6% sul fatturato delle imprese manifatturiere e per il 33,1% per quelle delle costruzioni. Tutto questo accade mentre le imprese manifatturiere registrano attese sugli ordini sui massimi degli ultimi quattro anni, ma sono in difficoltà a soddisfare contratti di vendita. Si assiste al paradosso della sospensione di produzioni altrimenti in perdita, con i cassetti degli ordini pieni. I contratti di acquisto a prezzo fisso delle commodities energetiche si andranno a rinegoziare su prezzi triplicati. Facciamo alcuni esempi concreti di imprese associate. Chi consuma 25mila kw all’anno paga 3.984 euro in più sui 12 mesi (5.559 contro 1.576 del prezzo fissato a gennaio 2021) e chi consuma 100mila kw passa da 6.302 euro di bolletta a 22.236 euro (quasi 16mila euro in più). Questo significa, per essere molto concreti, rinunciare a un apprendista o ad acquistare un nuovo macchinario. L’aumento è del 252,8%. Credo che abbiamo detto tutto con questi esempi e che sia evidente come la ripresa sia molto più a rischio di quanto non si pensi”. Il presidente Lapam fa anche alcune proposte concrete: “E’ necessario trovare strumenti per rendere più autonome le imprese. Al Governo chiediamo di intervenire ridurre gli oneri generali di sistema alle utenze in bassa tensione e alla regione Emilia-Romagna di rifinanziare il conto energia. E chiediamo al Governo di intervenire togliendo oneri di sistema alle utenze a bassa tensione. Interventi di questo tipo farebbero sì di poter alleviare gli aumenti e venire incontro alle esigenze dell’intero sistema manifatturiero”.
Si stima che in Emilia-Romagna oltre 75 mila micro e piccole imprese della manifattura e delle costruzioni, che danno lavoro a 301 mila addetti, siano interessate da uno shock sui maggiori costi delle materie prime che su base annua, a parità di condizioni, vale 5,3 miliardi di euro. Durante un sondaggio condotto tra le imprese associate dell’Emilia-Romagna a ottobre 2021 il 90,6% delle imprese delle costruzioni e l’87,7% delle manifatturiere si è dichiarato molto preoccupato sugli effetti dell’elevato costo delle materie prime. La bolla del prezzo del gas, associata alla forte crescita del costo dell’energia elettrica, e l’aumento del prezzo del gasolio compromettono la ripresa per un’ampia quota di imprese. Il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica a novembre 2021 è oltre 4 volte il livello di un anno prima, si stima un aumento della bolletta tra 40 e 80 miliardi di euro l’anno, tutto questo mentre salgono alle stelle i prezzi di gasolio e gas.