Combinare eccellenza, professionalità e innovazione tecnologica per fornire un beneficio reale e concreto al cittadino. È l’obiettivo raggiunto dal laboratorio di Patologia clinica e Citopatologia dell’Ospedale di Mirandola, di cui è responsabile la dottoressa Nazzarena Bigiani, che da settembre è diventato il punto di riferimento per tutta la provincia per quanto riguarda la Citologia urinaria.
L’esame, che può essere richiesto dal Medico di Medicina Generale, dallo specialista urologo o effettuato in ospedale per i pazienti ricoverati, è generalmente indicato in caso di micro e macroematuria (sangue nell’urina), di sospetto di lesione delle vie urinarie o nel follow up delle patologie neoplastiche delle vie urinarie.
Grazie alla disponibilità di strumentazione all’avanguardia, unica nella sanità pubblica provinciale a consentire un’elevata standardizzazione del procedimento, e all’operato di tecnici e biologi appositamente formati, da metà settembre nel laboratorio del Santa Maria Bianca vengono processati tutti i campioni di urine raccolti nei Punti accettazione presenti sul territorio modenese e quelli raccolti negli ospedali di Mirandola, Carpi, Vignola, Sassuolo e Pavullo.
All’automatizzazione del procedimento, che garantisce minori rischi di errore e un affinamento della qualità del preparato citologico, si aggiunge l’ulteriore elemento di novità, che costituisce il vantaggio reale e concreto per il cittadino: il sistema utilizzato a Mirandola consente infatti di ridurre gli spostamenti per la consegna dei contenitori, con un risparmio di tempo e denaro. Prima dell’introduzione di questo sistema, infatti, per effettuare l’esame il cittadino doveva eseguire la raccolta delle urine e la relativa consegna al Punto accettazioni del proprio distretto di residenza ogni giorno per tre giorni consecutivi, mentre oggi è sufficiente raccogliere le urine per tre giorni e accedere una sola volta al Punto accettazioni per la consegna dei tre contenitori.
“Ciò è possibile grazie alla presenza di una soluzione preservante nei barattoli di raccolta urine – spiega la dottoressa Bigiani –, che garantisce il mantenimento della morfologia cellulare per i giorni necessari alla consegna e alla successiva analisi dei campioni. I contenitori confluiscono poi al laboratorio di Citopatologia di Mirandola, dotato di tecnologie di ultima generazione per l’allestimento del campione con metodica definita di “citologia in fase liquida (LBC)”. Questo consente di automatizzare buona parte del processo di allestimento limitando la variabilità delle azioni manuali e consentendo la tracciabilità del campione riducendo il rischio di errore”.
La centralizzazione dei contenitori per la citologia urinaria a Mirandola comporta una serie di altri vantaggi, tra cui equità di accesso alla prestazione e di trattamento per i cittadini di tutta la provincia e diminuzione delle liste di attesa nel rispetto dei tempi di refertazione. Proprio in relazione alla refertazione, è stato introdotto un nuovo sistema, denominato “Paris System”, raccomandato dalle maggiori istituzioni in materia, quali Società Italiana di Citologia (SICi), Società Italiana di Urologia (SIU), European Association of Urology (EAU) e Associazione italiana di oncologia medica (AIOM). L’introduzione di questo sistema, che si basa su specifici criteri morfologici, consente di uniformare linguaggio e classificazione e comunicare così i risultati di rilevanza clinica in modo chiaro e inequivocabile.
Grazie alle novità introdotte, il laboratorio di Mirandola, afferente al Dipartimento interaziendale ad attività integrata di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica diretto dal dottor Tommaso Trenti, sarà in grado di processare ogni anno fino a 33.000 campioni, fornendo così risposta a circa 11.000 pazienti, più del doppio rispetto a quanto assicurato in precedenza. Il tutto contenendo al massimo il carico di lavoro per lo staff del laboratorio, composto da 9 tecnici di laboratorio, 5 biologi e 4 amministrativi, sempre per merito dell’elevata automazione del procedimento.
“Gli investimenti fatti e l’alta professionalità degli operatori del laboratorio – spiega Giuseppe Licitra, della Direzione sanitaria del Santa Maria Bianca – pongono Mirandola al centro rispetto a una metodica diagnostica che valorizza tecnologia e competenze a vantaggio dei numerosissimi modenesi che accedono al servizio. Si tratta di un’ulteriore conferma del ruolo fondamentale che il Santa Maria Bianca riveste nella rete sanitaria provinciale”.