Le effettive perdite subite dai negozi di moda a seguito delle restrizioni per il Covid-19 in Italia sono ingenti. Tali restrizioni hanno imposto, per decreto, anche 140 giorni di chiusura dei negozi di moda in zona rossa, pari al 35% del tempo normalmente a disposizione per la vendita. I consumi di prodotti del settore hanno registrato inoltre una flessione negativa di 20 miliardi di euro su quasi 60 miliardi complessivi.
“Questo calo – spiega Roberta Simoni, Presidente Fismo Confesercenti Modena – va analizzato anche in relazione al contraccolpo indiretto subito dalle restrizioni sull’intera filiera e sulla cittadinanza. Infatti, il venir meno delle occasioni d’incontro sia lavorative che di svago, l’incremento dell’utilizzo dello smart-working e i divieti sulla mobilità, hanno comportato una involuzione della spesa. Calo di shopping legato al turismo, minor reddito disponibile e incremento della propensione al risparmio, pongono pertanto a rischio di chiusura 20 mila negozi di moda in Italia su 115 mila punti vendita e una ricaduta sull’occupazione per oltre 50 mila addetti (dato nazionale)”.
Da tenere conto che sul prodotto moda incide anche la stagionalità del prodotto venduto. I beni variano e si differenziano a seconda del periodo di vendita e se non venduti nella stagione sono suscettibili di notevole deprezzamento.
“Resta una nota positiva – conclude Simoni – ovvero l’estensione applicativa, anche al commercio, del settore moda per il 2021 della misura del credito di imposta, pari al 30 per cento del valore delle rimanenze finali di magazzino prevista nel Decreto sostegni bis. Una misura richiesta da Confesercenti che mira a contenere gli effetti negativi di questo ultimo anno e mezzo che ha duramente colpito il settore moda”.