In merito ai commenti di vari esponenti politici, conseguenti alla presentazione della Relazione annuale 2006 sull’interruzione volontaria di gravidanza in Emilia-Romagna, inviata dall’Assessorato Politiche per la salute della Regione al Ministero della Salute e ai consiglieri regionali, l’assessore Giovanni Bissoni ha rilasciato una dichiarazione.


“Nessun compiacimento per quello che resta un atto traumatico per la donna come l’aborto – dice Bissoni -, semmai l’evidenza del buon lavoro fatto in Emilia-Romagna per la corretta applicazione della 194. Dal primo anno di applicazione della Legge, il 1979, il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza di donne residenti è passato da circa 20.000 a poco più di 9.000 nel 2006, di cui poco più di 3.500 di donne straniere residenti. Rispetto a queste ultime, occorre rilevare che il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza aumenta nell’ultimo decennio (da 1.218 nel 1997 a 3.526 nel 2006), in misura però inferiore all’incremento della popolazione femminile straniera residente, quasi quintuplicata (da 34.400 nel 1997 alle oltre 154.000 nel 2006)”.

“Naturalmente resta alto l’impegno della Regione e del Servizio sanitario regionale per l’applicazione di tutte le parti della Legge 194. In ogni Azienda Usl sono attivi interventi di educazione sessuale e contraccettiva rivolti soprattutto alle fasce di popolazione più deboli e più a rischio (ragazze, donne e ragazzi stranieri). Così come ogni Azienda Usl pone grande attenzione all’accessibilità dei servizi. Inoltre, i Servizi sociali, anche attraverso il rapporto con il volontariato, assicurano percorsi di presa in carico per situazioni problematiche e percorsi di sostegno alla maternità”.

“Per quanto riguarda la Ru486 – conclude l’assessore regionale -, si può essere contrari ma una cosa è certa: l’Emilia-Romagna ha agito nel pieno rispetto delle norme vigenti. Non sono stati rilevati, come conferma d’altra parte anche l’esperienza internazionale, problemi di sicurezza. Non c’è nessun abbandono della donna in quanto sono comunque garantiti i processi di presa in carico e la continuità dell’assistenza ospedaliera in tutto il periodo di trattamento con il farmaco”.