“Dall’inizio della pandemia tanti autotrasportatori italiani non si sono mai fermati ed hanno garantito un servizio essenziale per il nostro Paese, pur spesso in assenza di Dispositivi di protezione. Le famose mascherine in questi mesi sono state introvabili, o quasi, e le poche acquistabili avevano prezzi fuori da ogni logica. E’ per questo che tra le tante misure contestabili del Governo Conte, la scelta di bloccare il prezzo delle mascherine cosiddette ‘chirurgiche’ a 50 centesimi è assolutamente positiva e apprezzabile. Forse l’unica in un contesto drammatico e con aiuti dati col contagocce, davvero dalla parte dei cittadini e delle imprese”. A parlare è la portavoce di Ruote Libere, un raggruppamento di piccoli imprenditori del trasporto merci, Cinzia Franchini.
“Del resto l’ordinanza del commissario Arcuri, contestata da più parti, non fa che mettere un tetto di buon senso a un dispositivo che è già obbligatorio in diverse Regioni italiane; ricordo che prima che esplodesse l’emergenza sanitaria le stesse mascherine chirurgiche venivano vendute a prezzi inferiori, 20-30 centesimi l’una – continua Cinzia Franchini -. Parallelamente l’accordo del Governo con cinque aziende per l’acquisto di 660 milioni di mascherine a un prezzo medio di 38 centesimi potrà scongiurare il rischio di una assenza di questo dispositivo. Capisco la scelta di alcune aziende di moda di riconvertirsi dedicandosi alla produzione di mascherine e capisco anche le perplessità del mondo della grande distribuzione verso un prezzo imposto dal Governo, ma la ricerca di un pur legittimo business non può gravare su famiglie e imprese già piegate dalla crisi. Il coronavirus non può trasformarsi in un business per qualcuno e un danno per la maggior parte”
“Non dimentichiamo infatti che, oltre alle mascherine moltissime aziende, anche le nostre, dovranno sobbarcarsi i costi per la sanificazione dei luoghi di lavoro. Si stanno già proponendo sul mercato soluzioni fantasiose di ogni tipo, pure per la sanificazione delle cabine degli autocarri, a costi elevatissimi. Oneri che anche per imprese di piccole dimensioni potrebbero arrivare a 2-3.000 euro mese: l’ennesima stangata in un contesto in cui i ricavi sono drasticamente ridotti e gli insoluti all’ordine del giorno. Insomma – chiude Franchini – lo spazio per creare prodotti di moda o personalizzati ovviamente resta, ma l’essenziale deve essere offerto senza ricarichi eccessivi. Del resto non ricordo una levata di scudi ‘liberista’ simile a quella mossa da alcune associazioni di rappresentanza datoriali contro i prezzi limitati delle mascherine, nei confronti ad esempio dei prezzi inaccettabili da sempre imposti al mondo dell’autotrasporto, come i pedaggi autostradali o i carburanti”.