Nonostante i genitori riconoscano l’importanza del Nido nella socializzazione e educazione dei bambini, molti scelgono di non iscriverli a causa della retta troppo alta o della presenza di un parente in casa che se ne può occupare. Sono alcuni dei risultati dell’indagine presentati a Minerbio nel corso del convegno “I servizi educativi tra storia bisogni e prospettive” promosso dal Distretto Pianura Est, in collaborazione con la Città metropolitana.
L’indagine, svolta da Iress per conto e in collaborazione con il Distretto di Pianura Est, è stata realizzata per approfondire fra le famiglie del Distretto il tema della propensione al Nido e ai servizi educativi per i bambini di età fra 0-3 anni.
L’obiettivo è stato quello di intercettare e confrontare i punti di vista e le situazioni di un campione rappresentativo di cittadini della Pianura Est, al fine di fornire alle Amministrazioni elaborazioni significative e utili alla presa di decisioni innovative nell’organizzazione dell’offerta educativa.
Sono stati compilati in totale 1.330 questionari da genitori con figli fra 3-6 anni e (in minima parte) con figli fra 0-2 anni. Inoltre, sono stati effettuati alcuni focus group con mamme di Castel Maggiore e Argelato, delle interviste semi-strutturate con nonni e nonne di San Giorgio di Piano e telefoniche a mamme che hanno sperimentato il servizio di estensione dell’orario in entrata e in uscita attivato in alcuni Nidi del Distretto.
Fra i risultati più interessanti possiamo notare che per il 21,6% degli intervistati ci sia stata l’intenzione da parte delle famiglie a iscrivere il proprio figlio al Nido, dato che era stata presentata la relativa domanda. Le motivazioni principali della non iscrizione a seguito della richiesta sono state la retta troppo alta, la non ammissione e il conseguente inserimento nella lista d’attesa oppure il fatto che il bambino si ammalava con troppa frequenza.
Il principale motivo per il quale i genitori hanno deciso di iscrivere il proprio figlio al Nido d’infanzia è stata la consapevolezza che sia utile alla sua socializzazione con altri bambini. La netta maggioranza degli intervistati ritiene poi che sia stata molto importante nella decisione anche l’idea che il servizio sia utile all’educazione del bambino. Segue a brevissima distanza la motivazione legata a esigenze lavorative.
Al contrario, le motivazioni principali della non iscrizione sono la disponibilità di figure significative interne alla famiglia, come ad esempio i nonni, seguita dalla retta troppo alta e dall’idea che sia meglio che il bambino venga educato e seguito a casa.
La maggior parte degli intervistati conosce i Nidi d’infanzia: si tratta di oltre l’80% dei casi. Una quota ancora più consistente, l’85,4%, conosce le biblioteche e le ludoteche, che sono state anche frequentate da quasi una famiglia intervistata su due. Tutti gli altri servizi per bambini di 0-36 mesi sono assai meno noti ai genitori coinvolti nell’indagine.
Dopo la nascita del figlio, oltre il 22% delle madri intervistate ha richiesto una riduzione dell’impegno lavorativo, ad esempio con il passaggio dell’impegno lavorativo al tempo parziale, ottenendolo in circa due casi su tre. Per i padri, tale percentuale scende all’1,7%. Quasi il 60% delle madri intervistate ha fruito dei congedi parentali previsti dalla Legge 53/2000, mentre tale percentuale scende al 17,3% se si considerano i padri.
Infine un altro dato interessante è che la cittadinanza dei genitori sembra avere un’incidenza assai limitata sulla percezione del servizio. Si segnala esclusivamente un maggior grado di accordo da parte delle famiglie con cittadinanza straniera con l’idea del Nido come un’opportunità per entrare in contatto e in relazione con altri genitori.