Si chiama “reverse charge”, la norma inserita nella manovra economica 2020 per contrastare i “furbetti” degli appalti, che prevede sia il committente del servizio a pagare direttamente l’IVA allo Stato al posto dell’infinita catena di appaltatori e sub appaltatori, spesso false cooperative o società di comodo.
Si possono così contrastare gli pseudo appaltatori che, come settimanalmente riportano le cronache locali e nazionali, oltre a sfruttare manodopera, in una sorta di “novo caporalato” evadono imponenti risorse economiche: IVA, IRAP, contributi INPS e IRPEF. Evasioni create ad arte, con il meccanismo delle false compensazioni dei crediti o delle false fatture. False imprese che, spesso, finiscono con il fallimento o in liquidazione coatta. Pseudo imprese capeggiate da presta-nomi senza alcun patrimonio che possa essere aggredito per recuperare le ingenti evasioni fiscali e previdenziali che danneggiano tutta la collettività.
Un sistema, costituito da un carosello di appalti e sub appalti che si succedono all’infinito, dove i lavoratori sfruttati e sottopagati vengono trattati come i “birilli del gioco dell’oca”. Un “gioco” che li fa ripartire all’infinito dalla casella di partenza, ma che fa perdere diritti, salario, contributi previdenziali, TFR e crea concorrenza sleale. Un sistema, quello degli appalti illeciti di manodopera, che sta seriamente compromettendo la leale competizione fra le imprese in molti settori ad alta intensità di manodopera, come nella macellazione, lavorazione e trasformazione delle carni. Un sistema che ha permesso, ad alcuni committenti spregiudicati, di abbassare drasticamente il costo del lavoro. Un “sistema” che può creare le condizioni per le infiltrazioni della criminalità organizzata, anche di tipo mafioso.
Ma oltre al “reverse charge”, sempre all’interno della manovra economica 2020, i committenti vengono obbligati a versare anche le altre ritenute fiscali che dovrebbero versare gli appaltatori. Stiamo parlando dell’IRPEF, dell’IRAP e dei contributi INPS; imposte regolarmente evase ed eluse nel “gioco dell’oca” degli appalti illeciti.
Per contrastare definitivamente questo fenomeno sarebbero opportuni anche altri provvedimenti legislativi più corposi, ma questa Legge di stabilità può seriamente arrestare la “forza motrice” del caporalato che si annida nei falsi appalti di manodopera.
La Flai Cgil dell’Emilia-Romagna seguirà attentamente, passo dopo passo, l’iter di approvazione di queste norme che sono essenziali per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori imprigionati negli appalti e per garantire la concorrenza leale in uno dei settori più importanti dell’industria alimentare della nostra regione.
(Umberto Franciosi Segretario Generale Flai Cgil Emilia Romagna)