Lo stabilimento Case New Holland Industrial di Modena manterrà l’attuale missione produttiva. Lo confermano i recenti investimenti e le assegnazioni produttive. In continuità con quanto fatto negli ultimi anni, c’è l’idea di concentrarsi sempre più sulle trasmissioni, la cui crescita comporterà però il parallelo disimpegno sui componenti ritenuti meno profittevoli, come le cabine.
San Matteo resta, invece, il centro di eccellenza ingegneristico.
È quanto ha detto ieri il responsabile globale Cnhi Derek Neilson ai sindacati Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic Confsal, Ugl e Aqcf nell’ultimo incontro informativo sul piano industriale 2020-2024, dedicato al settore delle macchine agricole.
«Cnhi confida di avere dinanzi a sé un periodo di crescita, grazie alla forza dei marchi e alla presenza in tutti i mercati mondiali con una solida rete di distribuzione – riferiscono i sindacati –
In Europa ciò si traduce nell’obiettivo di diventare il primo player, benché la situazione sia molto complessa a causa degli scontri commerciali, della riduzione dei sussidi all’agricoltura e delle tensioni geopolitiche, tra cui l’incognita Brexit.
Siamo soddisfatti che quello presentato ieri sia un piano espansivo con ricadute potenzialmente positive anche per l’Italia. Siamo consapevoli che il suo successo sarà determinato da quello dei nuovi trattori in fase di lancio, ma presteremo la massima attenzione sugli aspetti più delicati, per verificare che accada in concreto ciò che ieri la direzione aziendale ci ha dichiarato:
che a Modena il calo di volumi dei componenti più poveri avvenga davvero solo a fronte di incrementi delle trasmissioni; che a San Matteo non ci siano ricadute negative per la creazione del polo logistico di San Mauro Torinese; che a Jesi la semplificazione della gamma non produca cali di produzione.
Siamo sicuri che la professionalità italiana contribuirà al successo del piano 2020-2024, per arrivare all’auspicata definitiva saturazione di tutti gli stabilimenti».
Le linee di azione prefissate da Cnhi consistono nel riposizionamento dei brand, nell’ulteriore rafforzamento della distribuzione, nella capacità di puntare su qualità e affidabilità, nella riduzione dei costi e della complessità della gamma dei prodotti. Passando alle ricadute per gli stabilimenti italiani, è previsto un investimento di 100 milioni di euro e l’assegnazione di nuovi modelli, non solo concepiti nel nostro Paese, ma da produrre a Jesi con il supporto di Modena.
«Infine non sono previsti cambiamenti nel piano industriale, né interferenze tra il progetto logistico di San Mauro Torinese e il magazzino di Modena. Secondo la direzione aziendale le maggiori incognite per tutto il settore sono determinate dalle tensioni geopolitiche che, – concludono Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic Confsal, Ugl e Aqcf – nel recente passato hanno modificato il mercato agricolo in modo repentino e inaspettato».