«Speriamo che sia una delibera del sen fuggita (e in fretta ritirata) quella approvata dalla giunta Merola e che sancisce il cospicuo incremento del biglietto Tper. Un atto scellerato di cui non capiamo la ratio non fosse altro perché tanto il Comune quanto Tper – di cui Palazzo d’Accursio è socio -, hanno entrambi i bilanci in attivo. Sessanta milioni di euro l’uno, oltre 8 milioni l’altro che distribuisce ben quattro milioni come dividendi.
Perché l’aumento? ‘Siamo gli ultimi con il biglietto a 1,30. Altrove hanno tariffe più alte. Ci allineiamo’, sottolinea l’amministrazione Merola. Come giustificazione si può solo migliorare. Se Bologna si distingue in modo positivo, non si capisce perché, copiando, si debba peggiorare. E’ una politica al ribasso che ci trova assolutamente contrari.
Al netto del non trascurabile particolare che il sindaco Virginio Merola firma accordi con i sindacati che poi calpesta neppure fossero carta straccia (ricordo gli aumenti tariffari vanno concordati con le parti sociali), l’incremento del biglietto è un atto di assoluta iniquità perché arriva in un momento difficilissimo per l’economia bolognese. Con la Cassa integrazione che esplode segnando un + 202,2%. Ad aprile la Cig ammontava a 144.165 ore (di cui 118.464 di ordinaria e 25.701 di straordinaria), a maggio di 435.609 ore (di cui 322.770 ore di ordinaria e 112.839 ore di straordinaria). E’ così che la giunta Merola tutela i più deboli, i lavoratori in crisi e le loro famiglie? Strategia quanto meno insolita.
Infine, una curiosità: in tutti questi anni Tper ha ingrassato il suo bilancio con il mancato resto delle macchinette dei biglietti sugli autobus (250mila euro solo nel 2018). Ora siccome Tper non dà il resto (trovatemi per favore un esercizio commerciale o un’azienda oltretutto pubblica che non restituisce i soldi), la giunta Merola va in suo soccorso con un aumento guarda caso proprio del 32% del biglietto? A pensare male, talvolta ci si azzecca».