Sempre più stesso capita che i padroni di cani rinuncino ai propri amici a quattro zampe e li consegnino in canile: e alla base di questo comportamento c’è, spesso, un’adozione scarsamente responsabile. È quanto denunciano i gestori del Canile Intercomunale Savena di Loiano, che negli ultimi anni hanno visto crescere questo fenomeno e hanno deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione sui social network, attraverso post e immagini.
Nel corso del 2018 il Canile Savena ha accolto 57 cani: 8 erano rinunce di proprietà, 12 ritrovamenti di cani vaganti con microchip, 33 ritrovamenti di cani vaganti senza microchip (di cui diverse cucciolate). I restanti cani erano custodie temporanee inviate dai Comuni per problemi dei proprietari. Nonostante le leggi, dunque, troppi cani sono ancora sprovvisti di microchip. E se alcuni cani finiscono in canile perché si sono persi e quindi vengono riaffidati ai proprietari, molti purtroppo ci rimangono perché volutamente abbandonati. Per fortuna nello stesso anno ci sono state 48 adozioni, ma ciò non toglie che il problema c’è: dall’inizio del 2019 le rinunce volontarie sono già 7.
Da tempo infatti, spiegano i gestori, i canili della provincia di Bologna sono costretti accogliere cani rifiutati dai padroni, reduci da adozioni superficiali, nate da una foto sul web: animali che si sono rivelati inadatti al contesto nel quale erano stati introdotti perché malati, o perché provenienti da ambienti di deprivazione, o semplicemente perché abituati a vivere all’aria aperta e non in famiglia.
«Spesso chi porta un cane al canile lo fa dopo qualche anno di difficoltà, magari dopo essersi rivolto a veterinari o educatori cinofili. I cani faticano ad ambientarsi, a integrarsi nel contesto familiare: e alla radice di questo comportamento ci sono due fenomeni. Da un lato il fatto che si adottano cuccioli troppo piccoli, quando non hanno ancora due mesi di vita» spiega Chiara Capri, responsabile del Canile Intercomunale Savena. «Ai cani manca così quindi l’educazione e l’imprinting che solo la madre può dare e che non riusciranno mai a recuperare da adulti. Dall’altro c’è il fatto che purtroppo c’è chi sceglie un cane da adottare per fotografia: ma non basta, gli animali prima di adottarli bisogna vederli, conoscerli, capirne il carattere».
La campagna avviata dal canile sottolinea quanto importante sia conoscere personalmente un animale che entrerà nella casa di chi lo accoglie e ne condividerà la vita. L’adozione deve essere consapevole, bisogna conoscere la storia, le esperienze, i pregi ma anche i problemi del cane che si è scelto: per questo bisogna affidarsi a persone che ne conoscono carattere e profilo comportamentale. L’unico percorso possibile è allora adottare un cane in un canile della propria zona, e non affidarsi a chi propone delle foto, magari postandole sul web, senza raccontarne nei dettagli il passato e la provenienza. Molti dei cani lasciati in canile, non a caso, provengono dal meridione: nella fretta di trovare una casa agli animali, infatti, travolta associazioni e volontari, in buona fede, trascurano le procedure sulla verifica della compatibilità dei requisiti di chi chiede l’affido.
«Non siamo contrari a priori alle adozioni dei cani dal sud» continuano i gestori «cani che nella maggior parte dei casi vivono situazioni di drammaticità estrema o di invisibilità rispetto alla possibilità di essere adottati, ma siamo fermamente certi che è assolutamente necessario svolgere affidi consapevoli e responsabili. Chi dà in affido i cani è in primis artefice del destino di quell’animale».
L’altro punto su cui i gestori del canile insistono riguarda la separazione precoce dei cuccioli dalla madre. Questo comportamento può infatti causare problemi comportamentali così gravi da sconfinare anche nella patologia. Un cucciolo sottratto troppo presto alla madre, infatti, non acquisisce quelle capacità comportamentali e comunicative che è possibile imparate solo nel rapporto con la figura materna e la cucciolata. Così, per garantire il loro corretto sviluppo psichico, è fondamentale (e Io prevede anche dalla legge) che i cuccioli rimangano con la mamma e i fratellini almeno i primi 60 giorni dopo la nascita.
«“Il cane diventa cane” dai 30 ai 60 giorni di vita; in questo periodo infatti la mamma e la condivisione di dinamiche con la cucciolata, permette al cucciolo di acquisire competenze che sono fondamentali per il suo equilibrio futuro, per la capacità di sapersi relazionare in modo competente con il mondo con cui dovrà interfacciarsi, e per evitare patologie comportamentali» spiega la dottoressa Silvia Oberoi, referente istruzione cinofila Canile Intercomunale Savena. «La mamma insegna: l’inibizione del morso (se morde in modo eccessivo viene punito), l’autocontrollo (se gioca in modo troppo concitato con la mamma o con i fratelli, verrà bloccato o allontanato dalla figura materna), il rispetto delle regole (se il cucciolo si avvicina alla ciotola mentre la mamma sta mangiando viene sgridato). Se tutto ciò non avviene, avremo un cane adulto che potrà mostrarsi insicuro, non saprà gestire la sua emotività rimanendo solo, potrà avere vere e proprie patologie quali l’iperattività e l’ipersensibilità, problematiche sociopatiche o disturbo competitivo della relazione».
Il canile intercomunale Savena è gestito dalla Cooperativa di solidarietà sociale “Lo Scoiattolo Onlus”, si trova in via dei Mulini, 20/2 a Campuzzano di Loiano, sulla strada Fondovalle Savena, 7km dopo Pianoro Vecchio. È aperto al pubblico dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 13 e il sabato anche dalle 15 alle 17: chi vorrà adottare un cane ha quindi tutto il tempo di conoscerlo prima di persona, visto che i gestori credono che «il canile debba essere un punto di riferimento importante per il cittadino, fulcro di servizi sulla cultura cinofila e sulla corretta relazione con il cane. Al Canile Savena si può avere l’opportunità di parlare con gli operatori del profilo del cane, conoscere i vari individui, sondare la compatibilità di entrambi, con l’aiuto di un veterinario».