La nota del dott. Gargano, direttore del Materno Infantile, e del dott. Aguzzoli, direttore di Ostetricia e Ginecologia, lamenta genericamente accuse senza dire quali e da chi proferite, ravvisando che da ciò potrebbero esserci ripercussioni sul servizio medico. Per essere operatori tecnici e uomini di scienza avremmo auspicato maggior dettaglio.
“Il lavoro criticato e posto alla gogna mediatica da persone inesperte, incompetenti…” dicano da parte di chi e come.
Si riferiscono al Sindaco che è il responsabile della salute pubblica? Non lo riconoscono come interlocutore?
Si riferiscono al parente della ragazza che ha lamentato l’invio a Reggio due volte in una settimana per fare il tracciato fetale? Chi usufruisce della sanità pubblica non può discuterla?
Si riferiscono a noi comitato Salviamo le Cicogne che ci battiamo da 5 anni perché denunciamo la chiusura dei servizi? Ci vogliono mettere il bavaglio? Intimidirci?
Eppure lo sa il dottor Gargano, quando ci ha incontrati a Roma, lui seduto nel Comitato Percorso Nascite Nazionale e noi in audizione, che mentre portavamo il documento di richiesta di revisione che sconfessa gli argomenti usati per chiudere il Punto Nascita e mentre denunciavamo la deviazione sistematica delle donne verso la pianura, eravamo supportati da validi medici e specialisti in questione.
O non riconosce più neanche i suoi colleghi se non si uniscono al coro?
Invece di buttarla in polemica e dire che tutto è ok perché loro dicono che è ok, sarebbe opportuno che da loro venissero fornite le risposte a quello che abbiamo chiesto, visto che ci rivolgiamo alla sanità pubblica e non a quella privata:
- è vero quanto ci è stato riferito che i tracciati non vengono più fatti nell’ospedale di Castelnovo? Quanti ne sono stati fatti nell’ultimo anno?
- è vero che se una gestante non sta bene e si presenta in Pronto Soccorso (hanno tolto anche la guardia h24 di ginecologia!) le viene detto che ha sbagliato e che deve rivolgersi a Reggio?
Queste sono domande, sono domande e non sono accuse, sono domande alle quali la dirigenza sanitaria è tenuta a dare risposta senza trincerarsi in segreti di privacy o storie fra scienziati.
Anche perché con la storia della scienza per ora sono riusciti a rubarci un punto nascita che funzionava e dava sicurezza alle donne di 800 kmq di montagna. Ci avevano promesso che avrebbero continuato ad assistere la gravidanza, ma dopo 4 mesi hanno tolto la guardia ginecologica e ora, attraverso i fatti che emergono, abbiamo il timore che stiano facendo come per i parti: destinare tutto verso la pianura.
Ed è un timore fondato che riguarda tutto l’ospedale, attraverso il depotenziamento dei servizi di assistenza ordinari per sostituirli con quelli programmati, tanto reclamizzati nell’ultimo PAL con la suggestione di una sanità itinerante…
Non ce l’abbiamo con i sanitari in campo che tutti i giorni sono al servizio della comunità, a loro va il nostro plauso e la nostra infinita riconoscenza.
Ce la prendiamo con chi ha in cuor suo deciso, dirigenza sanitaria e giunta regionale, che la montagna ha un peso insignificante ed è un costo inutile, e mentre nega di pensarlo demolisce l’assistenza alle donne ed ai bambini della montagna e contemporaneamente progetta il MIRE delle meraviglie nel capoluogo di provincia.
In questa stagione di elezioni, fatecelo dire: mai come oggi urge avere una autorità pubblica che abbia la capacità di confrontarsi con la Regione e l’Ausl in difesa dei diritti e della dignità dei propri cittadini.