Ancora una volta Modena dimostra la propria generosità e solidarietà. A fine gennaio, infatti, all’Ospedale Civile di Baggiovara è stata effettuata una doppia donazione d’organi, una da donatore a cuore fermo ed una da donatore in morte cerebrale.
La donazione a cuore fermo ha consentito un trapianto di Fegato al Policlinico di Modena – il paziente è stato dimesso nei giorni scorsi – e di due reni all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. Il donatore, un uomo di 57 anni, è deceduto per evento ischemico. Il paziente è stato dimesso dal Policlinico di Modena nei giorni scorsi.
Nella stessa giornata è stato prelevato un fegato da donatore in morte cerebrale – un uomo di 78 anni, con emorragia cerebrale, trapiantato al Sant’Orsola di Bologna.
Dal gennaio 2017 sono stati eseguiti all’Ospedale Civile di Baggiovara 7 prelievi di organi da donatore a cuore fermo (DCD), che hanno consentito di prelevare e trapiantare 10 reni e 6 fegati, questi ultimi tutti trapiantati al Policlinico di Modena.
L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena si conferma uno dei centri italiani importanti e più importanti in Emilia – Romagna, nella Donazione a Cuore Fermo, procedura multidisciplinare e complessa, che richiede tecnologia avanzata, vantando allo stesso tempo, nella stessa azienda un Centro Trapianti di Fegato e di Rene.
La donazione a cuore fermo
Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica quindi a cuore ancora battente. In questo caso, invece, il cuore del donatore era fermo di conseguenza il processo di donazione, quale procedura clinico chirurgica di alta complessità richiede un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse, in questo caso: Terapia Intensiva, Chirurgia Vascolare, Nefrologia, Laboratorio analisi, Ingegneria clinica, Laboratorio di tipizzazione Tissutale e Centro di Riferimento Regionale.
La legge in Italia sancisce che per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un’assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti: tale condizione determina con certezza una necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo stesso. La donazione “a cuore fermo” in Italia è regolata dai medesimi riferimenti legislativi ed etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata con criteri neurologici (sei ore di osservazione da parte della commissione che deve accertare la morte). Una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura complessa dal punto di vista organizzativo, a partire dal sistema di emergenza sanitaria territoriale e dalle equipe di medici e operatori sanitari coinvolti nelle diverse procedure.
Questo tipo di donazione richiede inoltre l’utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla ri-perfusione dei reni. La tecnologia attuale permette infatti di ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate l’organo prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.
Una nuova speranza per chi è in attesa di trapianto
Questa procedura consente di estendere il numero dei potenziali donatori, comprendendo donatori che un tempo non era possibile prendere in considerazione, contribuendo a ridurre la “cronica” carenza d’organi che determina lunghi periodi di attesa in lista, con conseguente rischio di uscita dalla stessa per la progressione della malattia e la conseguente impossibilità di affrontare un trapianto.