Venerdì 30 novembre e sabato 1 dicembre, al Palazzo dei Musei (via Spallanzani 1) di Reggio Emilia, si svolge una due giorni di riflessione e progettazione sul rapporto tra educazione e innovazione dal titolo “Crescere al museo: educazione e innovazione per immaginare il futuro”. L’attività è proposta in occasione dei 50 anni di didattica ai Musei civici.
Obiettivo è ragionare sulle più efficaci strategie per l’apprendimento capaci di mantenere al centro la persona, creare progetti inclusivi, integrati e interdisciplinari e sempre più legati all’utilizzo di strumenti digitali. Musei, istituzioni scolastiche, università e mondo dell’open innovation si confronteranno sul ruolo educativo del museo stesso e sulle opportunità offerte dalla convergenza tra musei, educazione e innovazione.
I CONTENUTI DELLA DUE GIORNI – Nella prima giornata della due giorni di studio e progettazione “Crescere al museo: educazione e innovazione per immaginare il futuro”, in particolare, la riflessione sarà concentrata sul ruolo del museo e dei beni culturali quale fonte di ispirazione per la creatività e l’innovazione. Attraverso keynote speech di ospiti nazionali ed europei e talk tra professionisti dei vari settori, si condivideranno buone pratiche e strategie di ricerca. Tra i relatori ospiti Annemiek Spronk, Head of Schools del Rijksmuseum di Amsterdam, Margherita Sani dell’IBC dell’Emilia-Romagna, Samuela Caliari, responsabile dell’Audience Development del Muse di Trento, Annalisa Casagranda, responsabile dell’area educazione del Mart di Rovereto, Eugenia Ferrara, responsabile area scuola e divulgazione della Fondazione Golinelli Bologna, Federica Facchetti e Alessia Fassone, referenti dei progetti di inclusione sociale e didattica del Museo Egizio di Torino, Giovanna Brambilla, responsabile dei servizi educativi del GAMeC Bergamo, Damien Lanfrey, Chief innovation officer del Miur.
Sabato 1 dicembre invece, i lavori saranno occasione per discutere del nuovo spazio per l’innovazione che sarà allestito nel 2019 all’interno di Palazzo dei Musei di Reggio Emilia nell’ambito del progetto regionale Train-Er. Collocato nella “sala giardino”, adiacente al cortile retrostante il museo, nasce come spazio di progettualità condivisa tra musei, mondo dell’innovazione, scuole e università, nel quale si svilupperanno idee e si incentiverà la ricerca, con un approccio che fa leva sull’interazione tra adulti e bambini. Questo progetto affiderà un ruolo nuovo al museo, ponendolo tra i centri di innovazione e creatività del territorio, soprattutto nella relazione con le istituzioni scolastiche.
Nel corso della giornata di sabato si proveranno quindi a individuare le esigenze strumentali e le competenze da inserire nei nuovi spazi, raccogliendo idee ed esperienze che emergeranno dal coinvolgimento di diversi portatori d’interesse che operano sul territorio (docenti, animatori digitali, educatori museali, aziende e start up attive nell’ambito dell’innovazione digitale, makers, fab lab, designer, artisti…).
50 ANNI DI DIDATTICA AL MUSEO – Da mezzo secolo, i Musei reggiani sono costantemente impegnati in azioni di didattica per avvicinare sempre più i cittadini – e sopratutto bambini, ragazzi, famiglie – al patrimonio di opere e conoscenze racchiuso tra le sue pareti. Azioni che solo nell’ultimo anno hanno registrato la partecipazione di 23.000 bambini e ragazzi (per una media di 150 presenze al giorno), l’organizzazione di 1.000 incontri con le scuole e di 75 percorsi didattici interdisciplinari che, nei quattro laboratori didattici dei Museo, hanno permesso al pubblico di spaziare tra storia, attualità, arte, tecnologia, scienze, culture, ambiente, letteratura, matematica, musica, religioni, educazione alla cittadinanza.
Il rapporto tra musei e mondo della scuola nasce nel 1967/8 in stretta relazione con un cartellone di mostre didattiche itineranti, ideate dall’allora direttore dei musei Giancarlo Ambrosetti, attraverso le quali si programmavano laboratori e visite guidate in diverse sedi del territorio. Queste prime sperimentazioni, che si riveleranno pionieristiche in ambito nazionale, erano occasione per programmare altre attività, destinate ad ampliare i contenuti proposti – incontri con gli insegnanti, laboratori, visite guidate solitamente demandate, ove possibile, agli insegnanti stessi – e offrivano nuove opportunità di conoscenza del territorio a insegnanti e studenti, tracciando così un primo importante ponte tra scuola e museo.
Tutto ciò avveniva in un momento di grande fervore culturale in cui era forte l’attenzione, da parte del Comune di Reggio, nei confronti dei bisogni della città, con particolare riguardo al tema dell’educazione. Negli stessi anni, infatti, operava in città Loris Malaguzzi, che contribuì a ideare il “Reggio Approach”, che pone al centro dell’educazione la teoria dei cento linguaggi, valorizzando le potenzialità, le risorse e le diverse intelligenze dei bambini.
In un periodo così fertile per la riflessione sul bambino e sull’educazione in genere nacque, dunque, un dialogo tra scuola e museo, che facilitò il riconoscimento di quest’ultimo come luogo permanente di educazione e fornitore di un servizio fondamentale per la società. Tale dialogo si intensificò a partire dagli anni ’90 da un lato grazie al coinvolgimento diretto del Provveditorato agli studi, con cui il museo programmò un articolato pacchetto di proposte riguardanti itinerari didattici e laboratori, dall’altro grazie all’allestimento all’interno dei musei di tre aule–laboratorio, dedicate all’archeologia, alle scienze naturali e alla storia dell’arte.
A partire dagli anni 2000 il museo ha poi sostenuto importanti momenti di formazione per i propri educatori museali e si è dotato di un coordinamento interno per garantire qualità e costante ricerca ai progetti educativi. Queste scelte hanno portato alla sperimentazione di nuovi approcci per una fruizione delle collezioni più emozionale, capace di creare connessioni e relazioni fra le discipline e gli ambiti del sapere, che trasformano la visita in esperienza personale. Attraverso la promozione di iniziative, eventi, visite guidate si è inoltre cercato di creare, sia per bambini e ragazzi che per gli adulti, l’abitudine a frequentare il museo, che diventa, così, un luogo di apprendimento informale dove tornare e ritornare, con la certezza di trovare sempre nuove opportunità e nuove cose da scoprire.
A questo si aggiunge oggi una profonda riflessione sui temi legati all’innovazione e al mondo del digitale, nella direzione del dibattito su come la tecnologia stia cambiando il modo di fare valorizzazione all’interno dei musei.
Ad esempio, la recente mostra On the road. Via Emilia 187 a.C. – 2017, grazie alle sue caratteristiche allestitive, tecnologiche e comunicative, ha permesso di coinvolgere il pubblico utilizzando diverse strategie, puntando in particolare sulla contaminazione tra diversi ambiti del sapere e su allestimenti suggestivi, capaci di coniugare reperti e soluzioni tecnologiche.
I musei civici affiancano inoltre alla didattica realizzata con e per le scuole numerose iniziative di formazione e coinvolgimento del pubblico, in particolare per bambini e famiglie, quali il Darwin Day, la F@mu- Giornata delle famiglie al museo, la Buonanotte al museo, il progetto Museo dei ragazzi. In occasione di mostre o eventi vengono organizzati laboratori e percorsi di approfondimento, tra cui anche momenti pensati per pubblici fragili, così da favorire occasioni davvero inclusive.