Dopo 40 giorni di presidi e scioperi alla Sagemcom di Campogalliano, nella tarda serata di ieri si è formato l’accordo tra Fiom/Cgil, Rsu e Azienda sulla vertenza che partita con la decisione aziendale di trasferire a Città di castello (Perugia) produzione e lavoratori.
L’accordo prevede la conferma del mantenimento a Campogalliano dell’unità ricerca e sviluppo con 15 addetti, un sussidio per i lavoratori che accettano di trasferirsi nello stabilimento umbro per pagare le spese di trasloco, ed un incentivo all’esodo per chi invece non accetterà il trasferimento che, è bene ricordarlo, è ad oltre 50 km da Campogalliano e oltre 80 minuti di viaggio.
L’incentivo, sommato alla Naspi (indennità di disoccupazione) permetterà ai lavoratori di avere una retribuzione piena per oltre 2 anni e mezzo.
Il mandato a chiudere l’accordo di ieri sera era già stato votato all’unanimità dai lavoratori presenti in assemblea martedì scorso.
“Indubbiamente quando un accordo viene votato all’unanimità dai lavoratori – affermano Cesare Pizzolla e Stefania Ferrari della Fiom/Cgil di Modena – è sempre vincolante per le organizzazioni sindacali ed è anche un motivo di soddisfazione. Pur prendendo atto della volontà dei lavoratori, non possiamo però dirci altrettanto soddisfatti per l’esito di una vertenza che comunque alla fine vede il territorio privato di uno stabilimento produttivo con conseguente perdita di occupazione”.
“Ciò che è avvenuto in Sagemcom – continuano i sindacalisti Fiom – evidenzia per l’ennesima volta la debolezza delle norme di legge e dei contratti a tutela dei lavoratori di fronte ai trasferimenti di rami d’impresa o ai trasferimenti collettivi. Non è possibile che oggi l’unico obbligo per l’impresa che decida di trasferire, anche a centinaia o migliaia di km i lavoratori, sia solamente un preavviso di 20-25 giorni, senza alcun altro obbligo. Queste sono norme che andavano bene sino agli Anni Novanta, quando fu fatta la legge 428/90 sul trasferimento d’impresa, perché i trasferimenti avvenivano a poche decine di km. Oggi in un mercato globale i trasferimenti sono sempre più spesso a centinaia o migliaia di km”.
“Questo sbilancia i rapporti di forza, mettendo i lavoratori davanti ad una scelta drammatica senza una vera alternativa. Se non cambiano le regole, vedremo sempre più situazioni, come abbiamo già visto anche in passato, di multinazionali o imprenditori locali che scelgono la scorciatoia della delocalizzazione, vedi i casi modenesi di Firem, Kwerneland, Vapor Europe e oggi Sagemcom. E ai lavoratori non resta, anche dopo una dura lotta, di accettare condizioni che portano anche alla perdita del posto di lavoro”.