Una nuova possibilità per le donne, sottoposte a terapie oncologiche, che desiderano avere figli viene da uno studio dell’Ostetricia e Ginecologia dell’AOU di Modena, diretta dal prof. Fabio Facchinetti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Reproductive Biomedicine, è firmato dal prof. Antonio La Marca e dalla dottoressa Giovanna Sighinolfi, assegnista di ricerca dell’AOU che hanno lavorato insieme ai colleghi di Essex (Inghilterra) e si intitola “Nuove strategie di stimolazione ovarica, basate sulle onde di reclutamento dei follicoli ovarici” (New strategies of ovarian stimulation based on the concept of ovarian follicular waves: From conventional to random and double stimulation. Reprod Biomed Online).
“L’Oncofertilità – spiega il prof. Fabio Facchinetti – è quella specialità afferente alla Medicina della Riproduzione e che si occupa in stretta collaborazione con gli oncologi di curare al meglio le pazienti con patologia tumorale. L’obiettivo dei medici è, in questo caso, quello di preservarne la fertilità. Difatti le pazienti che per motivi oncologici devono affrontare chemio- o radioterapia sono ad alto rischio di diventare infertili quando avranno vinto la loro battaglia contro il tumore. Questo per via di un’azione tossica diretta del trattamento anti-tumorale sull’ovaio. Una delle strategie quindi proposte dallo specialista è il congelamento del tessuto ovarico o degli ovociti”. In questo caso si procede esattamente come se si volesse eseguire un ciclo di fecondazione in vitro.
Spiega il dott. Simone Giulini, responsabile del centro di Procreazione Assistita del Policlinico: “Si attende il ciclo mestruale della paziente e quindi si iniziano le iniezioni dei farmaci per la stimolazione ovarica. Dopo poco meno di due settimane, i follicoli ovarici hanno raggiunto la necessaria maturità e con una procedura che ricorda un’ago-biopsia, in sedazione anestesiologica, l’equipe medica riesce ad isolare e congelare un numero variabile di ovociti”. Questo dà in definitiva alla paziente la possibilità di accedere ad una fertilità futura, in caso sopraggiunga lo stato di menopausa precoce al termine del trattamento chemioterapico.
Se da un lato tale metodica è efficace e sicura, è anche vero che in alcuni casi possono subentrare difficoltà. Per alcune pazienti vi è a volte la necessità di iniziare la stimolazione ovarica con urgenza/emergenza, e pertanto l’oncologo non dà il consenso ad attendere l’arrivo del ciclo mestruale per poter cosi iniziare la stimolazione ovarica necessaria per il congelamento degli ovociti. Altre volte invece la risposta ovarica della paziente non è sufficiente e quindi il ciclo si conclude con il congelamento di un numero esiguo di ovociti, compromettendo il possibile successo futuro nell’ottenere la gravidanza. A questo proposito è utile ricordare che al Policlinico viene effettuata la Vitrificazione degli ovuli, che costituisce la tecnica di ultima generazione di congelamento cellulare. L’abbattimento della temperatura è così rapido, che si evita la formazione dei cristalli all’interno della cellula. Per questo la sopravvivenza cellulare dopo vitrificazione è prossima al 100%.
“Il nostro studio – continua il prof. Antonio La Marca, coordinatore del programma di Preservazione della Fertilità – ha dimostrato che la stimolazione ovarica può iniziare in qualsiasi giorno del ciclo mensile della donna e non soltanto durante il ciclo mestruale come ritenuto sino a poco tempo fa. L’inizio “random” della stimolazione ovarica rappresenta una sorta di rivoluzione copernicana nel mondo della medicina della riproduzione e nel pratico permette al ginecologo di iniziare la stimolazione ovarica il giorno stesso in cui la paziente viene vista potendo pertanto decide di procedere con la preservazione della fertilità senza perdere altro tempo. Quindi anche nei casi urgenti, quando la paziente deve iniziare rapidamente la chemioterapia, resta la possibilità alle donne di poter accedere a tale metodica di conservazione della fertilità”.
Presso la Medicina della Riproduzione del Policlinico di Modena sono diverse decine le giovani pazienti che ogni anno vengono seguite per problemi di fertilità legati a terapie oncologiche; nella maggior parte dei casi si tratta di giovani donne affette da linfoma o da tumore della mammella. “Inoltre, nel caso in cui dopo stimolazione ovarica vengano recuperati pochi ovociti – conclude il prof. La Marca – già da tempo proponiamo alle nostre pazienti di ricominciare subito, la sera stessa del prelievo ovocitario, un’altra stimolazione ovarica, che culminerà dopo circa una decina di giorni con un altro prelievo ovocitario. Questo tipo di protocollo, che abbiamo chiamato Double Random Ovarian Stimulation, permette in pratica di raddoppiare il numero di ovociti congelati prima di iniziare la chemioterapia. In definitiva questa nuova modalità di eseguire la stimolazione ovarica porta ad un aumento delle pazienti che possono accedere a tale metodica e ad un raddoppio del numero di ovociti da vitrificare”. La comunità scientifica ha recepito con grande interesse questi ultimi sviluppi nel settore specifico. “Ci risulta, continua il professore, che tale protocollo sia attualmente in uso in un numero crescente di unità per l’Oncofertilità, con conseguente notevole beneficio per le pazienti”.