Il Comune di Reggio Emilia promuove, nell’ambito del Tavolo Interistituzionale permanente di contrasto alle Mutilazioni genitali femminili (Mgf) con il patrocinio dell’Ausl di Reggio Emilia, sabato 10 novembre e sabato 1 dicembre, due giornate di formazione dal titolo “Mutilazioni genitali femminili. Una sola parola: Fine”. Obiettivo dei due incontri, in programma dalle 8.30 alle 13 nella sala conferenze di palazzo Renata Fonte (via Emilia San Pietro 12), è sensibilizzare e informare il personale sanitario, gli operatori dei servizi sociali e dei servizi educativi, avvocati e persone appartenenti alle diverse associazioni cittadine, per la prevenzione e il contrasto delle mutilazioni genitali femminili.

HANNO DETTO – Il programma delle due giornate di formazione è stato presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte l’assessora alle Pari opportunità Natalia Maramotti e l’assessora alla Città internazionale Serena Foracchia, la presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Reggio EmiliaAnna Maria Ferrari e la dirigente dell’Istituzione Scuole e Nidi dell’Infanzia Paola Cagliari.

“Lavorare contro le mutilazioni genitali femminili – ha detto l’assessora alle Pari Opportunità Natalia Maramotti -significa rivendicare il diritto umano delle donne all’integrità del proprio corpo ed agire contro la violenza nei confronti delle donne che si manifesta anche in questa forma. Queste due giornate rappresentano un importante momento formativo che consolida il lungo percorso avviato da tempo sul tema delle mutilazioni genitali femminili, grazie al consolidamento di una larga rete di soggetti che hanno messo il loro tempo e le loro competenze a disposizione della città”. “Il Comune di Reggio Emilia è da oltre 50 anni impegnato sul tema dei diritti umani – ha detto l’assessora Serena Foracchia – Questo percorso di aggiornamento sulle mutilazioni genitali femminili diventa oggi quanto mai importante per affrontare le sfide che pone questa società interculturale e in continuo cambiamento. A Reggio Emilia, il 17% circa della popolazione è di origine non italiana: leggere in modo corretto e approfondito questa dimensione specifica è fondamentale per costruire e cambiare i propri servizi affinchè possano essere ancora più utili e accoglienti”.

IL PROGRAMMA – Nel corso delle due mattinate si alterneranno gli interventi di esperti – medici, avvocati, assistenti sociali – che affronteranno la questione delle Mgf dai diversi punti di vista. Ad aprire l’incontro di sabato 10 novembre saranno i saluti dell’assessora con delega alle Pari opportunità Natalia Maramotti e la proiezione del cortometraggio “Kochehi Poshte Khaneh Ma” del regista Shilan Saadi (Iran).

A seguire sono previsti gli interventi di Andrea Foracchia, ostetrico e ginecologo, dell’associazione Medici con l’Africa Mo-Re, su “Mgf: fra le motivazioni socioculturali e gli effetti sanitari. Analisi antropologica e sanitaria” e delle ginecologhe Elsa Munarini e Angela Venturini su “Storie sanitarie: agire tra il rischio, la deontologia, la legge e la consapevolezza”. A seguire Therese Elvire Etoundi, medico di continuità assistenziale, e Cristina Gemmi, ostetrica, parleranno di “La medicina di fronte alla sfida del multiculturalismo”, mentre l’avvocata Giovanna Fava, del Forum Donne Giuriste di Reggio Emilia, terrà un approfondimento su “Mgf: le giurisprudenze e la legge delle tradizioni, casi di mutilazioni genitali femminili in Italia”.

Si intitola “End Fgm EU network: una rete europea per contrastare le Mgf” l’intervento di Clara Caldera di Aidos, mentre la psicologa e psicoterapeuta Piera Bevolo parlerà di “Corpo, Identità e Relazioni Sociali”. Infine Giovanna Bondavalli, responsabile del Progetto Rosemary del Comune di Reggio Emilia, interverrà su “Mgf: donne nigeriane e il pensiero di tramandare una “tradizione””. Moderano Faiza Mahri, coordinatrice del Tavolo interistituzionale, e la pediatra Mara Manghi, presidente dell’associazione Donne Medico di Reggio Emilia.

Il convegno di sabato 1 dicembre sarà invece aperto dall’assessora alla Città internazionale Serena Foracchia e proseguirà con gli interventi della presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Reggio Emilia Anna Maria Ferrari “Medici: al passo con l’evoluzione socio- culturale” e della pediatra Elena Ferrari e del medico di medicina generale Lina Bianconi su “Pediatri e Medici di base: Sentinelle per prevenire le MGF”. Seguiranno gli approfondimenti del medico legale Maria Stella d’Andrea su “Le Mutilazioni Genitali Femminili: lo sguardo della medicina legale” e dell’assistente sociale Michela Caporusso su “Il servizio sociale e l’incontro con la diversità: come decodificare il disagio”. La pedagogista Elena Corte parlerà di “Scuola: educare fra mutamenti sociali e multiculturalismo”, Serena Corsi dell’associazione Nondasola di “Native e Migranti corpo a corpo”, Chiara Casotti del coordinamento nazionale di Amnesty International di “Azioni sul campo per prevenire e contrastare a livello nazionale ed internazionale le Mgf” e la presidente dell’associazione Donne Migrante in Emilia-Romagna Layla Yusufdi “Mutilazioni Genitali Femminili: Storie Somale”. Moderano Faiza Mahri, coordinatrice del Tavolo interistituzionale, e Maria Brini, patologo clinico, dell’ordine dei medici di Reggio Emilia.

Per informazioni: Faiza Mahri, telefono 0522 456108, email faiza.mahri@comune.re.it

LE MGF – L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le mutilazioni genitali femminili come “forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”. L’espressione è stata adottata nel 1990 ad Addis Abeba dai 118 delegati di 28 paesi e varie agenzie dell’Onu. Secondo il rapporto Unicef 2016, sono almeno 200 milioni le donne che hanno subito le Mgf: circa 44 milioni sono bambine e adolescenti con meno di 14 anni. Secondo l’Oms, i dati più alti si registrano in Guinea (99%), Egitto (97%) e Mali (92%). Si tratta di una pratica trasversale, indipendente dalla religione professata.

In Italia, stime 2016 indicano come tra le 61mila e le 80mila donne abbiano subito Mgf, il dato più alto in Europa.

Da tempo il Comune di Reggio Emilia si è impegnato su questo tema, aderendo al progetto Regionale per “la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” che fa riferimento alla legge del 2006, e promuovendo diverse iniziative di informazione, formazione e di sensibilizzazione per il contrasto delle Mgf.

A tale proposito ha promosso la formazione di un Tavolo interistituzionale composto da: Servizi comunali, Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia, Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia, Ordine dei Medici chirurghi e degli odontoiatri di Reggio Emilia, Fondazione Mondinsieme, associazione NondaSola di Reggio Emilia, Forum Donne Giuriste di Reggio Emilia, Associazione Italiana Donne Medico, Associazione medici con l’Africa di Modena e Reggio Emilia, associazione Donne immigrate dell’Emilia Romagna, Comunità egiziana di Montecchio e di Reggio Emilia, Organizzazione italo marocchina di amicizia e cooperazione di Reggio Emilia e provincia Oimac, Comunità Nigeriana di Reggio Emilia, Unicef, Amnesty International.

In quest’ottica di collaborazione, lo scorso 6 febbraio, è stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa per il contrasto alle Mutilazioni Genitali Femminili, che impegna gli enti, le istituzioni e le associazioni territoriali di riferimento a condividere e rendere più efficaci le azioni per promuovere sinergie di intervento in materia di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ognuno con la propria competenza. Il documento mira inoltre a creare una sinergia tra i vari livelli istituzionali e i soggetti privati attivi sul territorio per una rete finalizzata al contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevedendo anche un piano di azione che contenga strategie e metodologie di lavoro condivise al fine di conoscere e contrastare i vari aspetti del problema. Con il Protocollo si gettano dunque le basi per un comune impegno sul piano politico/culturale attraverso interventi di sensibilizzazione e azioni di tipo operativo nelle istituzioni, nella scuola, nel lavoro e in qualsiasi ambito di socializzazione