“Egregio” presidente Bonaccini,
Le scrivo tramite i media perché sono certo che se Le inviassi direttamente questa lettera finirebbe nel dimenticatoio, ignorata come tutti gli appelli e i tentativi di dialogo avanzati dalle popolazioni della montagna Emiliana. Forse, fra un consiglio e una riunione di partito, fra un rimborso spese e un comizio, qualcuno l’avrà informata che lunedì in Appennino sono scesi in un giorno 50 cm di neve, con i conseguenti problemi logistici, non insoliti per un paese dove la politica si ostina a promettere provvedimenti, pur sapendo che non agirà mai. La neve ha coperto boschi, case e strade, portando un velo di gelo in tutta la montagna, ma forse non ha raffreddato il suo cuore, che qualcuno sospetta essere di pietra, per cui già freddo. I nostri vecchi dicevano che la neve porta il pane, un’antica verità. Personalmente ho sempre associato alla neve un’idea di pace, bellezza, spensieratezza, ma ieri, mentre la neve scendeva copiosa, non potevo ignorare il volto teso di mia moglie, alla 35ima settimana di gravidanza. La memoria è tornata ad anni fa, quando vivevamo a Reggio, frastornati dal traffico e dall’inquinamento, e siamo corsi all’ospedale “più vicino” per un distacco di placenta, esattamente alla 35ima settimana di gravidanza (preciso non alla 36ima): i medici, bravissimi, con un “semplice” ed immediato taglio cesareo hanno salvato Simona e Sofia, che oggi si rotola felice nella neve. Io so cosa passava per la testa Simona, quali domande alimentavano la sua angoscia di madre: e se risuccede? Con le strade bloccate come arriviamo a Reggio? Quale elisoccorso riuscirà ad alzarsi in volo? E se qualcosa va storto cosa succederà alla mia famiglia? La neve che porta il pane, avrebbe potuto essere una prigione, anche questa un’antica verità. In questi mesi ho sostenuto a più riprese chi ha portato avanti una contrattazione all’insegna della diplomazia, ma come padre ora non posso più trattenere il rancore che servo a Lei e a tutti i suoi collaboratori. Il dovere di un amministratore pubblico è quello di servire i cittadini e di fare tutto ciò che è in suo possesso per proteggerli e per quanto la Sua amministrazione abbia adotto queste motivazioni per sostenere una scelta scellerata, non essendo noi persone completamente prive di senno, abbiamo il sospetto che siano altre le logiche che vi hanno spinto a chiudere i punti nascite in Appennino. Per questo, dopo gli inutili tentativi di dialogo, non ci resta che implorarLa, perchè la gente di montagna La sta implorando di lasciarla nascere e morire nella Sua terra, quella terra che ha conquistato, coltivato, preservato e sulla quale ha versato sangue per difenderla e proteggerla. Ho sempre fatto fatica ad immaginare la figura del politico italiano come una persona umile, onesta e leale, mio malgrado, tendo inevitabilmente ad associare a questa figura generica le parole presunzione, arroganza, arrivismo, ma nel Suo caso ho deciso di darLe fiducia e pensare che Lei sia diverso da questo brutto stereotipo: voglio immaginarla durante le feste natalizie, con i suoi famigliari, felice e sereno, tutti in perfetta salute, sta brindando, si ferma un attimo, abbassa gli occhi, si sofferma a pensare fra sé e sé, si interroga e si chiede se anche Lei ha un po’ sulla coscienza il futuro di mio figlio che nascerà in dicembre… non sono ingordo, mi basta che si faccia la domanda, la risposta deve solo darla a sé stesso. E voglio pensare che la stessa cosa la faranno tutti i Suoi colleghi e tutti quegli amministratori locali che ci hanno spacciato la necessità di un compromesso per celare le proprie incoerenze, comportandosi come quel figlio che, pur condannando le gravi azioni del padre, si ostina a trovare riparo sotto il suo tetto. Mi perdoni un’ultima citazione (sperando che lei ami il fantasy – immagino di sì – e che sappia l’inglese) “Winter is coming … the North doesn’f forget!”
Fin da ora Le auguro, sinceramente, un buon Natale … speriamo solo che non nevichi …”
futuro papà di Mattia