aquila-feritaL’aquila reale, trovata nei giorni scorsi da un cacciatore in un bosco nella zona di S.Giacomo di Zocca, ormai stremata e in cattivo stato di salute, era stata impallinata da un cacciatore, diversi giorni prima il ritrovamento. Purtroppo nella mattina di lunedì 19 ottobre, il rapace è morto, nonostante le cure dei veterinari del Centro fauna selvatica Il Pettirosso di Modena, dove l’animale era stato portato dalla Polizia provinciale in collaborazione con la Forestale.

Sono stati i veterinari stessi a scoprire oltre una decina di ferite provocate da altrettanti pallini. Ora gli operatori del servizio Zooprofilattico di Modena, ai quali è stata consegnata la carcassa, dovranno stabilire nei prossimi giorni se l’animale sia deceduto a causa di queste ferite o per altri motivi.

«Resta in ogni caso la gravità dell’episodio – sottolinea Fabio Leonelli, comandate della Polizia provinciale di Modena – ai danni di un animale particolarmente protetto. Un episodio grave ma per fortuna non frequente visto che non era mai accaduto a Modena di recuperare un aquila reale impallinata».

All’arrivo al Centro fauna l’animale era sembrato già fortemente debilitato in quanto le ferite e la frattura a un’ala risalivano a diversi giorni precedenti.

Purtroppo le lastre eseguite dai veterinari del Centro hanno portato alla scoperta che lo stupendo esemplare di aquila era stato abbattuto da un colpo di fucile, sicuramente volontario anche perché è difficile scambiare un’aquila per un altro uccello cacciabile.

La Polizia provinciale ha già avviato le indagini per ottenere informazioni utili all’individuazione del responsabile.

I reati vanno dal danneggiamento di proprietà dello Stato, abbattimento di fauna particolarmente protetta e, visto che è stata abbandonata ad una lunga agonia, si può configurare anche il reato di maltrattamento.

La Provincia ha avviato un progetto di tutela dedicato all’aquila reale che nidifica in provincia di Modena dal 1989; dalla ricerca è emerso che sono cinque le coppie di aquila reale che frequentano con una certa regolarità i cieli dell’Appennino modenese, ma solo una di queste nidifica stabilmente, le altre hanno scelto zone limitrofe nel bolognese e in Toscana.