Policlinico Sant’Orsola Malpighi: “Narrare la Medicina”. Il 2 ottobreSi svolgerà venerdì 2 ottobre, presso l’aula Murri del Policlinico Sant’Orsola Malpighi, il primo convegno del Centro studi Medical Humanities dell’Università di Bologna. Nel corso della giornata, aperta dai saluti della autorità, si susseguiranno una numerosi di interventi (vedi programma in allegato) che affronteranno il tema della malattia e della cura da molteplici punti di vista: da quello medico a quello letterario, da quello pedagogico e a quello artistico.

La fondazione del Centro Studi Medical Humanities è avvenuta nel 2014 grazie ad un’intuizione del Professor Gian Mario Anselmi che, insieme ad un gruppo di colleghi, ha reso possibile trovare uno spazio comune tra Scuole all’interno di un’organizzazione scientifica. Fin dalla sua costituzione ha compreso l’adesione non solo di singoli Professori di varie Discipline ma, attraverso delibere formali, di interi Dipartimenti: Filologia Classica e Italianistica, Medicina Specialistica Diagnostica e Sperimentale, Storia Culture Civiltà, Scienze dell’Educazione «Giovanni Maria Bertin», Arti. Si è così assecondato l’interesse crescente nei confronti di quella che appariva come l’espressione di un grande desiderio di cambiamento di cui l’ambito medico era capolista.

In Italia, e anche a Bologna, già molteplici erano le iniziative che sviluppavano progetti più o meno complessi sulle Medical Humanities, ma i diversi progetti si erano svolti seguendo le direttive dei propri filoni. Il Gruppo del Centro Studi Medical Humanities dell’Università di Bologna si pone quindi per essere “IL” punto riferimento per le diverse iniziative e vuole essere frutto della collaborazione più ampia possibile per rappresentare un momento di riflessione trasversale. Il primo Convegno, oltre alla presentazione del gruppo fondatore, sarà l’occasione per dialogare attraverso un excursus di narrazioni.

La chiara finalità del Convegno sarà quella di contribuire a definire alcune linee tematiche dell’evoluzione nella cura delle sofferenze, riconoscendo nel contempo alle Medical Humanities una rilevanza non solo teorica, ma anche pratica; tutto ciò in vista di ottenere un impatto maggiore sui comportamenti delle persone impiegate in professioni orientate al rapporto interpersonale e nelle relazioni d’aiuto.