Aumento record del 9,2% delle bottiglie di vino Made in Italy esportate sul mercato mondiale nonostante il calo del 5,5% nella produzione nazionale che nel 2005 è rappresentata per la grande maggioranza (58%) dai 453 vini a denominazione Docg, Doc e Igt.
È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2005 che evidenziano come il risultato complessivo sia frutto di un incremento nei mercati comunitari dell’11,5 per cento, negli Stati Uniti del 5,1 per cento e di un vero boom nei paesi extracomunitari emergenti come Cina (+117 per cento), Russia (+86,7 per cento) e India (+64 per cento), secondo i dati relativi al commercio estero nei primi dieci mesi dell’anno.
Si tratta di un risultato incoraggiante – sottolinea la Coldiretti – per una vendemmia considerata buona dal punto di vista qualitativo e con una produzione di 48,1 milioni di ettolitri in calo al Nord (-12,9 per cento), al centro (-8 per cento) e in aumento al Sud con un più 4,8 per cento.
L’Italia – continua la Coldiretti – è il secondo Paese produttore di vino nel mondo con un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di euro. Dalla vendemmia 2005 si è realizzato un equilibrio produttivo tra vini bianchi e rosati o rossi, con una leggera prevalenza dei secondi (25,6 milioni di ettolitri).
Quasi due terzi della produzione nazionale – precisa la Coldiretti – è stata realizzata nell’ordine in Puglia, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia. I Paesi emergenti nonostante gli elevati tassi di aumento rappresentano ancora una componente molto limitata delle esportazioni con grandi opportunità di crescita perché il vino italiano è un status simbol per le classi emergenti che chiedono prodotti medio alti. E in Cina, nonostante il pesante divario fra popolazione ricca e povera, attualmente ci sono circa 300 milioni di persone con capacità d’acquisto. Un dato che dimostra la necessità di leggere dietro ai valori medi che dicono che un cinese beve in media per ora solo 0,3 litri di vino l’anno che ricopre solamente l’1 per cento del totale delle bevande alcoliche, surclassato per esempio dalla enorme diffusione della birra.
La produzione nazionale di vino è destinata per quasi i tre quarti (72,2 per cento) ai paesi dell’Unione Europea (la maggioranza dalla Germania che è il principale mercato di sbocco), mentre quasi il 15 per cento delle bottiglie raggiunge gli Stati Uniti dove il vino Made in Italy ha conquistato nel 2005 la leadership di mercato davanti all’Australia e alla Francia. Le esportazioni nazionali di vino sul mercato statunitense – continua la Coldiretti – potrebbero peraltro raddoppiare se dagli accordi sul commercio internazionale nell’ambito del Wto a Ginevra venisse anche un chiaro segnale di stop alla “vinopirateria” e al “falso” Made in Italy.
Secondo una recente indagine – riferisce la Coldiretti – solo negli Stati Uniti il mercato dei vini di imitazione del Made in Italy è infatti quasi uguale a quello delle nostre esportazioni ed in altre parole è “falsa” una bottiglia su due e non è quindi difficile incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California, ma – conclude la Coldiretti – anche Moscato e Malvasia, con “DOC” californiane Napa Valley o Sonoma County.