A seguire la lettera di Cgil e Filcams/Cgil Modena ai soci Coop Estense sul progetto di fusione tra Coop Estense, Coop Adriatica e Coop Consumatori Nordest e la costituzione della nuova cooperativa “Coop Alleanza 3.0″.
Lettera aperta ai soci Coop Estense
Si stanno svolgendo in questi giorni le assemblee dei soci di Coop Estense per discutere e approvare il progetto di fusione tra Coop Estense, Coop Adriatica e Coop Consumatori Nordest, attraverso la costituzione di una nuova Cooperativa: “Coop Alleanza 3.0“. Il progetto di fusione, deliberato nei mesi scorsi dai rispettivi Consigli di amministrazione, porterà alla nascita di una cooperativa di oltre 2.700.000 soci, con un fatturato di quasi 5 miliardi, con 334 punti vendita (tra cui 45 Ipermercati) e oltre 22.000 dipendenti.
Si tratta di una operazione complessa, che non si limiterà alla rete dei negozi ma che riguarderà anche la partecipazione delle tre Coop nei settori: finanziario e assicurativo, comunicazione, turismo, librerie.
Come CGIL abbiamo detto da subito che questa operazione, coraggiosa e da supportare, può rappresentare una grande opportunità, non solo per migliorare redditività e capacità di stare sul mercato, dopo stagioni complesse sul piano dei consumi, ma soprattutto come occasione per riaffermare e consolidare i valori e la missione della cooperazione.
Questo, proprio nel momento più complesso del dopoguerra per il mondo della cooperazione italiana. Un mondo piegato da una crisi che ha impoverito intere filiere, come accaduto nell’edilizia, ma anche dagli scandali che hanno coinvolto importanti imprese cooperative.
Può essere una importante occasione per recuperare e rafforzare la distintività mutualistica e solidale, per rispondere meglio ai bisogni dei soci e delle loro famiglie; per rendere centrale nelle scelte future la qualità del lavoro, la tutela dei lavoratori, la valorizzazione del loro sapere.
Soci e dipendenti devono, non solo conoscere, ma contribuire concretamente alla costruzione dei contenuti del progetto: se la partecipazione formale è garantita, quella reale può non esserlo.
Ci sono questioni che non possono essere patrimonio solo dei gruppi dirigenti.
Ad esempio, concretamente, come si preserva e si rafforza nelle grandissime dimensioni di “Alleanza 3.0”, il legame stretto con il territorio, che è stato una caratteristica storica delle cooperative di consumo? E poi, come si costruiscono luoghi e strumenti di partecipazione diffusa e concreta in quella che diventerà la più grande cooperativa italiana?
Per la CGIL è indispensabile che la nuova cooperativa abbia nel proprio DNA il radicamento nel territorio e la sua valorizzazione. Per il territorio modenese è un tema essenziale, visto il trasferimento della sede legale a Bologna.
- Come sindacato crediamo che le future scelte strategiche di Alleanza 3.0 debbano portare alla creazione di una buona e maggiore occupazione, superando allo stesso tempo una condizione che vede da anni un progressivo quanto preoccupante calo di interesse dei lavoratori e delle lavoratrici allo stato della cooperativa.
- Anche le relazioni sindacali, spesso problematiche, debbono essere ripensate. Crediamo che la strada sia quella del decentramento del confronto, della costruzione di un modello che valorizzi il territorio, i punti vendita, i delegati sindacali, i lavoratori.
- In una cooperativa dove prevale largamente l’occupazione femminile, il tema della conciliazione dei tempi di vita e lavoro è centrale, come sempre più lo è quello delle condizioni di lavoro e della sua qualificazione. Anche la prevalenza di un modello di lavoro a tempo parziale, e conseguentemente di un reddito parziale, è tema che deve essere affrontato.
- Crediamo che per raggiungere questi obiettivi il rapporto costruttivo tra cooperativa, sindacato e RSU sia indispensabile, provando a superare le asprezze e le divisioni di questi anni. A questo cambiamento potrebbe essere utile il limite temporale finalmente introdotto nel mandato dei gruppi dirigenti della nuova cooperativa.