“Pur condividendo la necessità di migliorare la sostenibilità ambientale sia delle coltivazioni che degli allevamenti, si ritiene che questo risultato possa essere raggiunto attraverso un uso più razionale delle risorse naturali nei processi produttivi – partendo da un efficiente utilizzo dell’azoto (sia di origine organica che chimica) – e non chiedendo invece alle imprese agricole ulteriori sforzi economici e investimenti strutturali impossibili da realizzare, se non con costi che porterebbero inevitabilmente alla chiusura delle aziende con conseguenze drammatiche sulle filiere di riferimento tra cui quelle Dop e Igp” osserva Confagricoltura Emilia Romagna ringraziando la Regione per aver di recente promosso, su specifica richiesta dell’organizzazione agricola, un incontro istituzionale sul tema e con l’auspicio che essa accolga le osservazioni poste dagli agricoltori al fine di arrivare alla modifica in sede ministeriale delle “Linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche nell’ambito del Bacino Padano”.
“Non ci sottraiamo all’impegno chiesto dall’UE a tutti i settori produttivi per ridurre le emissioni in atmosfera nel Bacino Padano – prosegue Confagricoltura Emilia Romagna – pur sapendo che l’emissione di PM10 (polveri sottili) nelle città è notoriamente dovuta al traffico ed agli impianti di riscaldamento. Riteniamo con fondamento che non ci si possa affidare a “soluzioni” di tipo industriale studiate e mutuate unicamente da esperienze e tipologie produttive nord europee dove il clima peraltro è diverso e gli allevamenti, per tale ragione, sono principalmente in atmosfera controllata, spesso riscaldati e con ridotti punti di emissione”.
Ad avviso di Confagricoltura Emilia Romagna “trasformare gli allevamenti nati per essere ‘aperti e ad aria naturale’ – stante la tipologia ambientale dell’Italia – vorrebbe dire non solo stravolgere tutte le aziende zootecniche ma anche e soprattutto modificare il comparto operando una profonda industrializzazione a costi insostenibili”.
“Più corretto sarebbe – sottolinea l’organizzazione agricola regionale – intervenire nell’ambito degli allevamenti cercando di migliorare le modalità gestionali, riducendo i volumi di escrezione per unità di prodotto finito e contenendo le emissioni dell’escreto una volta prodotto; e lavorando su linee sostenibili, applicabili e soprattutto compatibili con le tipologie degli allevamenti italiani, tenendo sempre presente che le azioni “a monte” sono di gran lunga più importanti da perseguire e da attuare”.
“Occorrono inoltre – rimarca Confagricoltura Emilia Romagna – interventi supportati da semplificate procedure autorizzatorie, relative alla messa a norma, oltre che da adeguate risorse (non solo nell’ambito dei fondi del PRSR), finalizzate al percorso di formazione degli agricoltori sull’attuazione delle nuove tecniche di conduzione più razionale delle imprese (tra cui l’adozione del “bilancio dell’azoto” in forma semplificata come prassi) ma soprattutto tese a sostenere gli investimenti che si dovranno realizzare dando priorità di assegnazione”.
“Con l’avvio della consultazione tecnica da domani 11 settembre al Mipaaf, è necessario – conclude l’organizzazione agricola – che si formalizzi una procedura di discussione, con ampio coinvolgimento del territorio e delle imprese, e una linea omogenea e cogente per tutta l’area del Bacino Padano, nell’intento di dare unità di azione ed evitare sperequazioni applicative che vanificherebbero l’efficacia e la portata degli interventi”. E Confagricoltura nazionale presidierà a Roma lo svolgimento dell’iter.