Dal report di ferragosto del Ministero dell’Interno, si conferma il picco della attività di prevenzione antimafia, riguardante la nostra regione Emilia Romagna.
In particolare, colpisce il crescendo dei dati riportati. Nel solo anno di tempo che è passato dal 1° agosto 2014 al 31 luglio 2015, questi sono i dati riguardanti le nostre province:
– Beni sequestrati alle mafie N° 696, ponendo l’Emilia Romagna al 2° posto, dopo Lombardia, fra le regioni dell’intero centro-nord.
– Beni confiscati alle mafie N° 355 per un valore di 36 milioni di euro, ponendoci al 4° posto assoluto in Italia – subito dopo Sicilia, Campania e Calabria – e primi nel centro-nord.
Un insieme perciò di 1.051 beni sequestrati/confiscati nel solo ultimo anno in questi nostri territori e che registra, ovviamente, il “portato aggiunto” dei sequestri conseguenti all’Operazione Aemilia.
Un macigno che conferma l’estensione degli affari mafiosi in regione, come pure l’efficacia dell’azione giudiziaria.
Si tratta delle più diverse tipologie di ricchezze sottratte alla malavita organizzata ed operativa qui da noi, dai beni mobili e finanziari, ai patrimoni immobiliari: terreni, aziende, abitazioni.
Limitando l’attenzione al solo patrimonio abitativo, si tratta di parecchie decine di case/appartamenti.
Solo dal versante Aemilia se ne sequestrano almeno 5 in provincia di Modena e tanti altri ancora a Reggio, Bologna, ecc…
Da tempo il sindacato Cgil pone con forza la necessità urgente di affrontare, col concorso determinante delle istituzioni regionali e territoriali, i due problemi più pressanti e relativi ai patrimoni sequestrati.
– Dare continuità produttiva alle aziende sotto sequestro, garantendone così il reddito e l’occupazione.
– Garantire un “utilizzo provvisorio” dei numerosi immobili abitativi che, pure in attesa dei provvedimenti giudiziari definitivi di confisca o meno, possono essere ben utilizzati a fronte di “evidenti bisogni istituzionali o emergenze sociali” .
Anziché lasciarli vuoti ed inutilizzati !
In tal senso si muove un ottimo e recente Protocollo di collaborazione fra Tribunale di Roma, istituzioni territoriali ed organizzazioni sociali del Lazio.
Un’esperienza molto positiva che è in corso, e che dovrebbe essere ripresa anche in Emilia Romagna.
I bisogni urgenti e le emergenze non mancano, a partire dalla accoglienza adeguata e civile della crescente migrazione di profughi e rifugiati.
Accanto al recupero delle caserme dismesse, il riutilizzo delle abitazioni sequestrate agli affaristi mafiosi, ci sembra una soluzione disponibile, percorribile e di alto significato etico, sociale e civile.
Vale anche per gli appartamenti sequestrati nel modenese, non utilizzati, e perciò disponibili.
“I beni sottratti alle mafie in Emilia Romagna,impegnati per alleggerire l’emergenza umanitaria”.
Può diventare una direttrice di lavoro utile ed urgente, oltre che uno slogan buono per tutti e praticabile. Anche un ottimo suggerimento per quel fasullo e patetico slogan dei Giovani di Forza Italia, peraltro con la personale memoria corta, che nella Bassa modenese manifestano contro “i clandestini in hotel e i terremotati nei Map” .
(Franco Zavatti, Cgil Modena-responsabile legalità e sicurezza Cgil Emilia-Romagna)