L’eccesso di calore che non molla la presa e le precipitazioni che hanno purtroppo solo sfiorato il nostro territorio, richiedono un intervento tempestivo e radicale capace di guardare anche al futuro. Le campagne sono in sofferenza, buona parte della produzione agricola stagionale rischia di essere compromessa e l’acqua scarseggia tant’è che in alcune zone del nostro territorio gli enti di bonifica hanno già lanciato l’allarme idrico o addirittura “chiuso i rubinetti” come il Servizio tecnico di bacino Romagna che ha di fatto vietato il prelievo idrico da molti corsi d’acqua.“Chiediamo pertanto alla Regione Emilia Romagna di avviare le consultazioni con il ministero dell’Ambiente al fine di ottenere una deroga ai valori di deflusso minimo vitale previsti dal Piano di tutela delle acque (ossia l’MDV – il quantitativo d’acqua rilasciato tramite opera di captazione da fiumi o torrenti, regolato a salvaguardia della struttura naturale dell’alveo) e al contempo predisporre politiche per garantire una maggior disponibilità idrica” ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna Gianni Tosi.
“La Regione Lombardia ha già avanzato tale richiesta e riteniamo che d’ora innanzi il tema dell’emergenza acqua – puntualizza il presidente Tosi – debba essere affrontato insieme alle altre regioni del Nord nell’ambito del distretto Padano”.
“I cambiamenti climatici che stanno interessando l’Italia con abbondanti e intense piogge in alcuni periodi dell’anno spesso alternate ad episodi di grave siccità, abbinati al consumo di suolo e alla conseguente riduzione della ricarica naturale delle falde sotterranee, rendono improrogabile la realizzazione di un sistema di raccolta e capitalizzazione delle acquee a partire dai piccoli laghi artificiali (aziendali o interaziendali) fino ai grandi invasi in grado di garantire l’approvvigionamento idrico nei momenti di necessità. Agire con un piano strutturato e strutturale permetterebbe infatti – è la conclusione del presidente regionale di Confagricoltura – di evitare ogni volta il collasso dell’agricoltura, con inevitabile innalzo dei costi di produzione per l’agricoltore e del prezzo finale per il consumatore. Un onere troppo alto per l’intera popolazione”.