Quello che manca nel piano è una vera operazione di trasparenza: non si dice chiaramente dove si manifestano le situazioni più gravi e per quali patologie : i cittadini hanno il diritto di sapere quali sono le città dove possono ottenere una risposta adeguata e quali dove sono costretti a rivolgersi altrove per avere una prestazione urgente. Se non si parte da una informazione corretta sarà difficile anche misurare l’efficacia delle azioni messe in campo.
La CISL da tempo insiste sul fatto che ci sono performance aziendali nella sanità regionale molto diverse fra loro, ci sono Aziende con ottimi risultati dove le Direzioni Aziendali a parità di norme e di risorse hanno lavorato per tempo sul contenimento delle liste di attesa senza fare interventi eccezionali puntando soprattutto sull’appropriatezza prescrittiva , organizzativa e gestionale quindi sul lato della domanda piuttosto che su quello dell’offerta delle prestazioni, una indicazione questa sostenuta da tutti gli studi scientifici di merito.
Lavorare di più sulla domanda, anziché sull’offerta delle prestazioni, è la nostra seconda forte obiezione : tutti sanno che in sanità per effetto della medicina difensiva e l’eccesso di consumo si sprecano risorse per esami inutili e a volte dannosi.
L’impressione generale è che si punti molto sul privato accreditato per aumentare l’offerta, mondo che per suo legittimo interesse è orientato ad aumentare i patti di fornitura sanitaria con la regione. E’ una operazione anche condivisibile se servisse a smaltire , all’interno di un tempo definito, delle prestazioni sanitarie in arretrato, per poi ritornare ad una normalità di gestione delle liste di attesa da parte delle Aziende sanitarie regionali, ma di tutto questo nel piano non si parla.
Rispetto all’ipotesi di attività aggiuntive domenicali all’interno delle Aziende, riteniamo non sia una soluzione generalizzabile: siamo in una situazione caratterizzata da una carenza di personale strutturale che fatica a reggere l’attività ordinaria, figuriamoci quella straordinaria
Ogni Azienda peraltro dovrà aprire il confronto con le organizzazioni sindacali dei Medici e della categoria Funzione Pubblica della sanità , organizzazioni con le quali l’Assessorato regionale non ha cercato la collaborazione bensì ha negato il confronto preventivo sulla delibera di attuazione ed è obiettivamente la prima volta che succede nella nostra regione.
La CISL condivide con Bonaccini l’obiettivo di abbattere le liste di attesa.”Nutriamo – dichiara il sindacato- forti perplessità sul metodo e sulla filosofia delle soluzioni prefigurate , riteniamo sarà molto difficile cogliere seriamente l’obiettivo nel primo anno di mandato, così come enunciato sul programma , a meno che non ci accontentiamo di un risultato che non aggredisce l’origine del problema ma solo il sintomo”.
“Ci auguriamo che il confronto con l’Assessorato continui con un cambio di passo significativo rispetto al metodo di approccio e alla sostanza dei problemi”.
L’Assessorato, con una lettera, ha negato a CGIL, CISL e UIL la possibilità di un confronto sulla delibera e nel contempo si è reso disponibile ad approfondire i vari temi oggetto del piano “riduzione liste di attesa”: la CISL cercherà nel merito di sostenere le proprie argomentazioni e orientare diversamente le azioni previste.