Siglato un accordo operativo tra Regione Emilia-Romagna e Ministero dello Sviluppo economico, il primo in Italia, sulle attività estrattive. Sicurezza, controllo, monitoraggio, difesa dell’ambiente e trasparenza sono i capisaldi dell’intesa, in cui si ribadisce il no alle tecniche di estrazione ad alta pressione – il cosiddetto fracking, peraltro già vietato dalla legge nazionale – e al progetto di stoccaggio gas di Rivara (San Felice sul Panaro, Modena), così come all’utilizzo dell’acquifero profondo di Rivara per qualsiasi altra finalità di stoccaggio.
Il contenuto dell’accordo è stato presentato oggi in Regione a Bologna dall’assessore alla Difesa del suolo Paola Gazzolo e dall’assessore alle Attività produttive e Piano energetico Palma Costi,che hanno anche illustrato i motivi per cui la Giunta ha revocato la sospensione delle attività di esplorazione ed estrazione di idrocarburi ed energia geotermica, disposta con una delibera il 23 aprile 2014. Un via libera deciso dopo un lungo confronto svolto sul territorio e con l’accordo di varie realtà rappresentative dell’associazionismo industriale e sindacale.
“Con un atto coraggioso e di grande responsabilità – hanno affermato Costi e Gazzolo – l’anno scorso fu decisa, in via precauzionale e temporanea, la sospensione di nuovi permessi e concessioni. Oggi, con la stessa responsabilità e coerenza, revochiamo quella sospensione perché le indagini tecnico-scientifiche svolte in seguito alle raccomandazioni del Rapporto Ichese, approfondite sul Cavone, hanno fugato ogni dubbio e dimostrato che ci sono le condizioni per operare in piena sicurezza. Però – hanno aggiunto – abbiamo voluto andare oltre e siglare con il Ministero un accordo che stabilisce Linee guida stringenti per le aziende concessionarie e introduce ulteriori garanzie per lo svolgimento e il controllo delle attività, tra cui strumenti di monitoraggio di altissima tecnologia. A livello nazionale queste Linee guida vengono applicate in via sperimentale, noi le rendiamo obbligatorie immediatamente”.
“Quello firmato con il Ministero è un accordo importante per le garanzie ulteriori che offre su sicurezza e tutela del territorio, ma anche per un comparto che in regione dà lavoro a 40 mila persone e vanta eccellenze di livello mondiale per le conoscenze prodotte e le professionalità sviluppate – ha precisato Costi-. Il nostro obiettivo rimane quello di procedere velocemente verso un sistema sempre più basato sul risparmio energetico e sull’utilizzo di fonti rinnovabili. Sappiamo però che è necessario un periodo di transizione e in questa fase l’utilizzo del gas naturale è quello con il minore impatto sulla qualità dell’aria”.
“L’accordo rafforza il ruolo della Regione e supera la frammentazione delle competenze, perché stabilisce che le decisioni vanno assunte insieme all’interno di uno specifico gruppo di lavoro tecnico che viene istituito – ha spiegato Gazzolo -. Assicura l’utilizzo dei più alti livelli di tecnologia e dei più sofisticati sistemi di monitoraggio disponibili e garantisce ai Comuni royalties più eque. In primo piano anche la trasparenza: tutti i dati sulle attività svolte saranno resi pubblici e divulgati, così come è stato fatto per il sito di Cavone”.
L’intesa, rispetto a quanto previsto dalla legge di conversione del cosiddetto decreto ‘Sblocca Italia’, rafforza ulteriormente il ruolo della Regione, consentendole di esercitare pienamente la sovranità sul proprio territorio; promuove l’innovazione tecnologica necessaria a fornire maggiori garanzie di protezione ambientale; consente un efficace controllo sulle attività, aumentando il livello di sicurezza.
Il protocollo prevede una prima applicazione delle Linee guida su tre campi pilota: Cavone (Mirandola, Modena) – coltivazione idrocarburi; Minerbio (Bologna) – stoccaggio gas; Casaglia (Ferrara) – coltivazione di risorse geotermiche.
Per monitorare costantemente le attività saranno installate: una rete di sensori di microsismicità, in grado di misurare anche scosse di lievissima intensità; un sistema di rilevazione delle deformazioni del suolo, capace di indicare con una precisione millimetrica qualsiasi variazione subita dal terreno; un sistema a semaforo, che consente di definire soglie di rischio anche molto basse e di far scattare, se necessario, la limitazione, la sospensione o l’interruzione delle attività.
Per poter lavorare, le società richiedenti titoli minerari dovranno essere dotate di questi nuovi mezzi tecnologici e sistemi di sicurezza e fornire tutte le garanzie economiche necessarie per sostenere le spese di funzionamento nel tempo di vita degli impianti.
L’accordo stabilisce inoltre che una parte delle risorse finanziarie derivanti dal Fondo nazionale e dal pagamento delle royalties alla Regione sia destinata ai Comuni dove sono insediati gli impianti produttivi e le aree di ricerca di idrocarburi, per azioni volte alla tutela dell’ambiente e alla sicurezza territoriale. Attualmente allo Stato va il 30%, alla Regione il 55% e ai Comuni il 15%. Il gruppo di lavoro stabilirà nuovi criteri di ripartizione.
In seguito al terremoto di maggio 2012, la Regione Emilia-Romagna, d’intesa con il Dipartimento nazionale di Protezione civile, ha istituito una Commissione internazionale tecnico-scientifica di esperti, nota come Ichese, per lo studio di possibili relazioni tra le attività estrattive di idrocarburi e l’aumento dell’attività sismica nell’area colpita dal sisma.
Sono state prese in esame tutte le attività di coltivazione o stoccaggio di idrocarburi nelle concessioni di Mirandola (compreso il Cavone), Spilamberto, Recovato e Minerbio, e le attività legate alla produzione di energia geotermica nella concessione di Casaglia, nell’area del cratere. Il Rapporto prodotto dalla Commissione ha escluso ogni possibile relazione tra l’attività sismica e le attività antropiche svolte in queste concessioni, sottolineando la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti soltanto per l’area di Cavone.
Dopo la pubblicazione del Rapporto il Mise ha incaricato un gruppo di lavoro per definire specifiche Linee guida sul monitoraggio della microsismicità e delle deformazioni del suolo. Contemporaneamente Mise, Regione, Società concessionaria del campo di Cavone in aprile 2014 hanno stipulato un accordo per verificare le eventuali relazioni con il terremoto del 2012.
Il 23 aprile 2014 la Giunta regionale, in ossequio al principio di precauzione, con la delibera n. 547 ha disposto la sospensione di nuove attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio di idrocarburi per il tempo strettamente necessario alla realizzazione degli approfondimenti tecnico-scientifici e all’emanazione delle Linee guida.
I risultati degli studi condotti al Cavone attraverso i più avanzati sistemi di ricerca e lo sviluppo del modello fisico del giacimento hanno permesso agli scienziati di concludere che “non vi è alcuna ragione fisica per sospettare che le variazioni di pressione agli ipocentri derivanti dalle attività di produzione o iniezione del Campo di Cavone abbiano innescato la sequenza del maggio 2012”.
Le Linee guida sono state consegnate dal gruppo di lavoro al Ministero a marzo 2015: i sistemi di monitoraggio che qui vengono indicati e ai quali le aziende concessionarie dovranno attenersi sono molto approfonditi e ricalcano le migliori pratiche e i più alti livelli di sviluppo e conoscenze disponibili.
Sia le Linee guida sia i risultati delle indagini tecnico-scientifiche condotte al campo Cavone sono consultabili on line all’indirizzo www.labcavone.it per garantire la massima trasparenza dei lavori svolti.
Nel 2014 in Emilia-Romagna sono stati prodotti 225 milioni di metri cubi di gas (il 9,2% della produzione italiana) e 23 milioni di tonnellate di olio (lo 0,4% del totale nazionale).
Sono 40 mila gli addetti del comparto, con imprese di eccellenza a livello mondiale nell’ambito energetico e nella meccanica.
Nel 2014 in Emilia-Romagna sono stati pagati 7,5 milioni di royalties per le attività legate agli idrocarburi.
A livello nazionale, tra fiscalità e royalties, le entrate sono state di 600 milioni e le riduzioni della bolletta elettrica di circa 1,5 miliardi.