Con l’approvazione delle modifiche allo statuto di Farmacie comunali Spa, avvenuta da parte del Consiglio comunale di Modena giovedì 18 giugno, è iniziato il percorso che porterà alla vendita di una quota delle azioni di proprietà del Comune. La modifica che elimina il vincolo della maggioranza pubblica all’interno di Farmacie comunali è stata approvata con il voto favorevole di Pd, Sel e CambiaModena. Contrari M5s, Ncd, FI e Per me Modena.
La vendita delle azioni, che al massimo riguarderà il 17,488 per cento del capitale sociale, come ha ricordato l’assessora al Bilancio Ludovica Carla Ferrari presentando la delibera al Consiglio, “andrà a sostenere gli investimenti su istruzione, edilizia scolastica, smart city e cultura, come già annunciato in occasione dell’approvazione del bilancio. Rinunciamo a 180 mila euro all’anno di dividendi in modo da ottenere le risorse per finanziare un intervento che per i ragazzi di Modena è strategico”.
Lunedì 22 giugno si svolgerà l’assemblea straordinaria di Farmacie comunali di Modena spa che dovrà approvare la modifica statutaria.
Attualmente il Comune di Modena possiede il 50,89 per cento della società (6.361 azioni), mentre il 46,11 per cento (5.764 azioni) è di Finube spa e il restante 3 per cento (375 azioni) è diviso tra dipendenti della società e cittadini.
Oltre alla modifica dello Statuto, la delibera proposta al Consiglio comunale prevede l’autorizzazione alla vendita fino a un massimo di 2.186 azioni, equivalenti al 17,488 per cento, che porterebbe la quota del Comune al 33,4 per cento del capitale sociale.
La vendita avverrà a pubblico incanto. In base allo Statuto, il consiglio di amministrazione dovrà esprimere gradimento al nuovo socio.
Con le modifiche statutarie che eliminano il vincolo della maggioranza pubblica, cambia anche la composizione del cda che sarà composto obbligatoriamente da tre membri (l’attuale statuto prevede la possibilità di nominarne fino a nove) in cui il Comune potrà designarne due in caso abbia la maggioranza capitale sociale, oppure uno in caso contrario.
IL DIBATTITO SULLA VENDITA DELLE AZIONI
Diversi consiglieri sono intervenuti prima dell’approvazione della delibera
Sul tema dell’autorizzazione alla vendita di azioni delle Farmacie comunali di Modena sono intervenuti diversi consiglieri nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 18 giugno prima dell’approvazione della delibera (a favore Pd, Sel e CambiaModena, contro M5s, Ncd, Fi e Per me Modena).
Per Mario Bussetti del M5s “con questa operazione si ricava una cifra importante che viene usata per scopi nobili, ma nel lungo termine l’interesse pubblico ne è danneggiato. Perdere la maggioranza – ha proseguito – significa aprire a un meccanismo privato che poi non dà garanzie di controllo su qualità e gestione dei lavoratori. Si rischia che le farmacie vengano acquisite da società di capitale che hanno finalità diverse dal servizio pubblico”.
Adolfo Morandi di FI ha sottolineato che “andare in minoranza nella società che gestisce le farmacie vuol di dire rischiare che l’interesse privato prevalga su quello pubblico perché qualsiasi impresa privata, come è normale, cerca di massimizzare il profitto. Nessuno dice che gli investimenti nelle scuole non debbano essere fatti – ha aggiunto – ma in questo caso per fare un nuovo investimento si fa un disinvestimento svendendo i gioielli di famiglia”.
Secondo Antonio Montanini di CambiaModena “la Pubblica Amministrazione si deve preoccupare di regolare e fornire i servizi attraverso norme e regole ma non deve essere il gestore del servizio e il risultato va raggiunto attraverso la libera concorrenza. Non sono d’accordo sulla società pubblica – ha aggiunto – ma questa ha senso solo se abbiamo la maggioranza, diversamente diventa una partecipazione in una Spa e non è il compito del Comune. Proponiamo di vendere tutte le azioni”.
Per Marco Chincarini di Per me Modena “chi ha il 33 per cento di una società la governa per quella percentuale. Quindi, se cambiamo lo statuto snaturiamo le Farmacie comunali che non saranno più tali. Le aste delle farmacie in altre città stanno andando deserte e il valore delle azioni di conseguenza cala. Un buon amministratore – ha concluso – deve trovare soluzioni alternative alla vendita di patrimonio pubblico per la realizzazione di infrastrutture necessarie”. Domenico Campana ha chiarito che “tutti capiscono che un Comune abbia bisogno di risorse e che vendere azioni sia un modo per recuperarne, ma è un errore. Senza la maggioranza si perde il controllo – ha precisato – e si ha una riduzione del sistema di welfare pubblico a livello locale”. Per il capogruppo inoltre “non è il caso di collegare questa operazione all’edilizia scolastica”.
Luigia Santoro del Ncd si è detta a favore delle privatizzazioni, “ma non in questo modo. Qui non si vende – ha affermato – ma si svende e si depaupera la città. Se non è il momento buono sul mercato si deve aspettare a mettere in vendita”. Per la consigliera “ogni volta che l’Amministrazione mette in vendita qualcosa lo giustifica con il fatto che si devono costruire delle scuole. Cerchiamo di spendere un pochino meno e meglio”.
Marco Cugusi di Sel ha ricordato che “le farmacie comunali hanno rappresentato molto per la diffusione del servizio. La mia maggior preoccupazione – ha aggiunto – è che rimanga l’attenzione al territorio e non venga calpestata da scelte economico-finanziarie. Le farmacie sono importanti e non si tratta di una scelta fatta a cuor leggero, ma va fatta. Ci troviamo di fronte a queste scelte obbligate per mancanza di trasferimenti”.
Per il Pd, Simona Arletti ha precisato che “la delibera di oggi è frutto di scelte che il Consiglio comunale ha già fatto. È un’azione coerente con i due investimenti decisi per le scuole Sigonio e Mattarella – ha proseguito – che per il Comune rappresentano un arricchimento e non un impoverimento. Si può esercitare un ruolo di governance anche in un’azienda in cui non si ha la maggioranza”. Diego Lenzini ha evidenziato che “è normale motivare un’operazione come la vendita di azioni: servono risorse per fare investimenti nelle scuole – ha aggiunto – e la scelta che deriva dai pochi margini di manovra dell’Amministrazione è di vendere le azioni delle farmacie. La situazione è blindata: l’alternativa è non fare investimenti in edilizia scolastica”. Francesco Rocco ha annunciato il proprio voto a favore, “in quanto già nel programma elettorale abbiamo detto che per finanziare l’edilizia pubblica si sarebbero venduto patrimonio comunale”. Il consigliere però ha riconosciuto che “il problema esiste: non si può andare avanti così ed è necessario lanciare un appello evidenziando che continuare su questa strada non va bene”. In dichiarazione di voto, Marco Forghieri ha annunciato il voto favorevole del gruppo Pd: “Votiamo volentieri – ha affermato – a favore di questa modalità di vendita. Siamo consapevoli che esiste il rischio di aste deserte in prima battuta, ma un patrimonio pubblico – ha aggiunto – può essere venduto solamente con procedura di evidenza pubblica. Non oso pensare cosa avrebbero detto le opposizioni in caso di trattativa diretta”.