Superamento dei campi sosta di grandi dimensioni, tutela della salute, sostegno al conseguimento dell’obbligo scolastico e all’inserimento lavorativo. Sono, in estrema sintesi, alcuni degli obiettivi del progetto di legge d’iniziativa della Giunta per l’inclusione sociale di Rom e Sinti, che recepisce la Strategia europea per l’integrazione di queste popolazioni e che andrà a sostituire – una volta approvata in Assemblea – la precedente legge regionale (la 47 del 1988). Il filo conduttore è un nuovo patto tra diritti e doveri delle comunità interessate (lo 0,06% della popolazione complessiva dell’Emilia-Romagna): si supera l’approccio dei campi grandi a favore di altre soluzioni abitative, come alloggi sul mercato, alloggi popolari in presenza dei requisiti, micro-aree pubbliche e private autofinanziate dai nuclei che si insediano.
“I principi della legalità, della responsabilizzazione delle comunità Rom e Sinti, nonché del risparmio dei finanziamenti pubblici – ha sottolineato la vicepresidente e assessore alle Politiche di Welfare della Regione Elisabetta Gualmini – sono alla base del nuovo provvedimento che punta contestualmente ad abbattere ogni tentazione di esclusione sociale e stigmatizzazione e a promuovere un’integrazione positiva sul versante dell’accesso alla salute, alla scuola e ai percorsi formativi”.
Dopo aver stabilito (all’articolo 2) gli elementi essenziali della Strategia regionale per l’inclusione di Rom e Sinti (che verrà approvato dopo l’Assemblea con un atto di Giunta), con l’articolo 3 si entra nel merito del primo degli assi prioritari per l’inclusione di queste comunità, quello dell’abitare, e viene stabilita la necessità di un superamento dei campi sosta di grandi dimensioni che presentano oggi condizioni inaccettabili di igiene e sicurezza. Si indica quindi la promozione e la sperimentazione di soluzioni insediative innovative di interesse pubblico, come le microaree familiari, pubbliche e private, rimandando la disciplina tecnica a uno specifico atto della Giunta, da adottare d’intesa con gli enti locali in sede di Consiglio delle Autonomie locali (è fissato il rispetto dei requisiti inderogabili quali la salubrità, l’igiene, la sicurezza, l’accessibilità, l’integrazione e delle prescrizioni urbanistiche ed edilizie). E’ previsto il ricorso a forme abitative tradizionali, anche attraverso l’attivazione delle forme di sostegno all’accesso già preventivate per tutti i cittadini, e il sostegno a iniziative anche sperimentali di autocostruzione e auto recupero. Nell’articolo sono raccolti anche i profili essenziali della disciplina urbanistica ed edilizia delle microaree familiari, che dovranno essere articolati dall’atto regionale e dalla pianificazione comunale. L’articolo 4 fissa principi e obiettivi della tutela della salute: richiama la priorità stabilita dalla Regione sulla promozione dell’educazione alla salute e l’adozione di stili di vita sani, e ribadisce la garanzia di accesso alle prestazioni sanitarie previste per tutti i cittadini. L’articolo 5 definisce principi e obiettivi in tema di educazione, istruzione, lavoro e formazione professionale, fissa il principio generale della parità di accesso a tutti i livelli educativi, scolastici e della formazione, e dei servizi e delle politiche attive per il lavoro. Conferma inoltre il sostegno regionale al conseguimento del successo scolastico e formativo e all’inserimento lavorativo.
In Emilia-Romagna sono presenti 2.745 persone (0,06% della popolazione regionale) distribuite in 129 campi e aree (di questi 66 sono irregolari); i dati ufficiali sono al 31 dicembre 2012, la rilevazione viene fatta ogni tre anni e l’ultima sta partendo ora. I campi sono maggiormente presenti a Reggio Emilia (56), Modena (22), Bologna (15) e Rimini (7). La comunità più diffusa in regione è quella dei sinti (90,6%),che sono quasi tutti italiani; solo il 4,1% è straniero. Sul totale 69,1 % sono i lavoratori autonomi, 10 % i lavori a tempo determinato o parasubordinato, 21 % quelli a tempo indeterminato. I minorenni rappresentano il 37,4% del totale, gli adulti fino a 64 anni il 59,5%, mentre gli anziani con 65 anni e oltre sono solo il 3,1%. Dal 2003 al 2012, le persone inserite dai Comuni negli alloggi hanno raggiunto una quota considerevole: 568 in 123 alloggi. A scuola la percentuale dei frequentanti sugli iscritti è pari al 93,5%, l’iscrizione alle secondarie di II grado e ai corsi di formazione è al 33,3%.