Quello al seno è il primo tipo di tumore per diffusione e mortalità nella popolazione femminile. La buona notizia è che grazie, a diagnosi sempre più precoci e approcci farmacologici mirati, le probabilità di cura sono molto aumentate.

Di questo e di come si sta evolvendo la ricerca, con importanti ricadute sulle terapie, si parlerà nelle giornate del 7 e 8 di maggio nella sede della Università degli studi di Reggio Emilia dove si terrà il Convegno nazionale Gisma – Gruppo italiano screening mammografico, per il quale sono attesi 250 professionisti da tutta Italia.

Lo screening per il cancro al seno, secondo le indicazioni del Ministero della salute italiano, si rivolge a donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e prevede l’esecuzione dell’esame mammografico ogni due anni. È in questa fascia d’età, infatti, che si concentra fino all’80 per cento dei tumori al seno.

In Emilia Romagna la fascia di età interessata dallo screening è più ampia: si estende a donne più giovani appartenenti alla fascia 45-49 e a donne più anziane, fino a 74 anni d’età. L’allungamento della vita e il protrarsi di un buono stato di salute inducono a pensare, infatti, che sia vantaggioso un monitoraggio più ampio.

Il dato della risposta alla chiamata nella età compresa tra i 50 e i 69 anni è oggetto di raffronto tra regioni e provincie italiane e mostra come, in ambito regionale, il dato reggiano sia di assoluto rilievo, essendo pari al 79% contro una media nazionale pari al 57%.

Il valore aggiunto di partecipare fin da subito e con costanza allo screening è il poter individuare sempre più precocemente eventuali lesioni, quando sono ancora di piccole dimensioni.

Non è un caso che il programma del Convegno Gisma 2015 sia incentrato principalmente sulla ottimizzazione del percorso di cura per la donna alla quale venga intercettata una lesione micro (al di sotto del cm). La diagnosi allo stadio iniziale consente terapie capaci di aggredire efficacemente la neoplasia sia dal punto di vista chirurgico che terapeutico. Significa poter cambiare la storia di malattia.

 

La situazione in provincia di Reggio Emilia

Nella provincia di Reggio sono circa 65mila (dato Osservatorio regionale 2013) le donne tra i 45 e i 74 anni che annualmente vengono coinvolte nello screening mammografico.

Ma quante tra quelle che si sono sottoposte allo screening mammografico vengono richiamate per approfondimenti ? Nella provincia di Reggio di tutte le mammografie effettuate in screening nell’anno 2013 (circa 47mila)  il 3,7% è stato invitato a eseguire approfondimenti.  Stando al dato regionale, nel nostro territorio su mille donne che hanno eseguito la mammografia in screening si trovano circa 5 lesioni maligne.

 “Per il tumore al seno, possiamo dire che la nostra provincia è un area di riferimento e sperimentazione – spiega il Direttore della Struttura Complessa di Radiologia dell’Azienda ospedaliera IRCCS Santa Maria Nuova, Pierpaolo Pattacini – A livello nazionale rappresentiamo una sorta di palestra cui in molti guardano in quanto riusciamo a fare ricerca continua in ambito di screening mammografico e non soltanto. Negli ospedali di Reggio, Guastalla e Scandiano è in corso uno studio sull’applicazione in screening di una nuova metodica mammografica denominata Tomosintesi. È questa una diagnostica innovativa che sembra essere molto efficace per la sensibilità e la specificità dell’esame mammografico”.

L’esame mammografico comporta, per ogni donna, la realizzazione di 4 radiogrammi (due dal lato destro e due d quello sinistro). Le immagini mammografiche vengono analizzate da due specialisti radiologi che, singolarmente e in tempi differenti, stilano il proprio parere diagnostico. Se c’è discordanza di opinione, entro 24 ore interviene un terzo radiologo, cosiddetto “senior” in quanto più esperto. Se due radiologi hanno un sospetto, la donna viene richiamata e sottoposta ad ulteriori accertamenti.

Di fondamentale ausilio nel percorso di cura è il ruolo del chirurgo senologo, come spiega Guglielmo Ferrari, Responsabile della Unità di Chirurgia Senologica del Santa Maria Nuova  che terrà una relazione nella prima giornata del convegno: “Diamo sempre maggiore importanza all’aspetto psicologico ed estetico della terapia chirurgica, anche quando interveniamo su un tumore nella fase iniziale. In tal senso è fondamentale comprendere il grado di soddisfazione della donna dopo il trattamento, elemento ancor più determinante nel caso di tumori di grandi dimensioni. A un approccio sempre meno demolitivo affianchiamo tecniche di ricostruzione evolute che, insieme al chirurgo plastico, riusciamo ad applicare spesso nell’arco della stessa seduta operatoria”.

Sono in media 450 ogni anno al Santa Maria Nuova i nuovi casi di tumore e circa 880 gli interventi, compresi quelli di ricostruzione.

L’obiettivo è ridare alla donna la propria integrità psico-fisica. Il grado di soddisfazione delle pazienti viene rilevato attraverso questionari appositamente somministrati, i cui esiti contribuiscono a offrire una assistenza sempre migliore.