Sassuolo non può fare a meno di un spazio adeguato per lo spettacolo dal vivo, ma un teatro è poca cosa se non riesce a diventare luogo della comunità. Ospitare compagnie di prosa importanti, cantanti, allestimenti lirici è cosa buona, ma è solo una parte della semantica di un nome prestigioso e oggi non ci si può più permettere di essere semplici contenitori.
Le foto degli artisti ospitati dal Carani, che in questi mesi sono circolate sulla rete, sono testimonianza di una storia straordinaria, ma allo stesso tempo chiariscono le difficoltà che il teatro Carani ha vissuto in questi ultimi anni.
Il Teatro, non solo quello di Sassuolo, vive una crisi profonda.
Solo pochi mesi fa a Roma ha chiuso i battenti il Teatro Eliseo che, senza nulla togliere al Carani, era uno dei più importanti teatri della nostra nazione. All’Eliseo avevano debuttato spettacoli come “I parenti terribili” (1945) con regia di Luchino Visconti o il “Il sindaco del Rione Sanità” (1973) di Eduardo de Filippo.
La chiusura dei Teatri non può essere addebitata alla politica, che pure in diverse occasioni è stata miope, incapace di vedere storture macroscopiche nella gestione.
Oggi, discutere del Carani nella nostra comunità significa chiedersi quale ruolo debba avere il teatro in una città di circa 40.000 abitanti e quali costi l’amministrazione comunale possa sostenere in un momento così complicato; significa domandarsi non solo come restituire il teatro alla città (per questo molti politici, cittadini, imprenditori hanno fatto proposte), ma come, una volta riaperto, potrà essere gestito.
Non c’è solo il pensiero di una cittadina senza il suo teatro e senza una sala cinematografica, ma esiste la preoccupazione di scelte non sostenibili, di soluzioni che potrebbero essere ancora peggio dei problemi.
Per questo chiediamo a tutti uno sforzo per offrire un contributo vero alla soluzione di una questione spinosa.
La strumentalizzazione è dietro l’angolo e la cultura non può pagare il prezzo di un nuovo confronto fuori registro.
Le proposte, avanzate nei giorni scorsi dal Sindaco Pistoni e dall’Assessore Pigoni pongono una buona base per poter iniziare una discussione, che non dovrà fermarsi al ripristino della struttura, assolutamente necessario, ma andare oltre.
Salviamo il Carani: recuperiamolo e soprattutto mettiamolo al sicuro nel tempo, trovando soluzioni integrate di gestione, soluzioni che possano coinvolgere la proprietà, l’amministrazione i tanti professionisti della nostra città e i tanti lodevoli cittadini che nel Comitato per il Carani stanno promuovendo il rilancio di un luogo prestigioso.
Solo costruendo UN PROGETTO SOSTENIBILE PER IL CARANI, possiamo ripercorrere la strada di chi molti anni fa aveva sognato un teatro, come luogo di tutti.
C.R.E.A. e la piccola esperienza di TEMPLE H2on sono disponibili a dare una mano e lo spettacolo di questa sera, ultimo della nostra rassegna, (I quaderni di Lia Traverso venerdì 10 aprile, ore 21.00) presso il piccolo teatrino del Temple sarà dedicato a questa buona causa.