La cioccolata fa sicuramente gola a molti, e piace soprattutto ai bambini. Non è giusto quindi che proprio loro, i più piccoli, siano sfruttati nei campi dei paesi del Terzo Mondo per raccogliere (a mano) il cacao che poi si trasformerà in tavolette e praline da vendere ai bambini dell’occidente sviluppato.
Questo è stato uno dei temi dibattuti dagli europarlamentari riunitisi a Strasburgo in sessione plenaria. Il Parlamento europeo ha dato il suo consenso a un nuovo accordo internazionale sul commercio e la produzione del cacao, e ha colto l’occasione per informare su cause ed effetti del lavoro minorile nei campi di cacao.
Infatti molti bambini lavorano per aiutare le loro famiglie a sopravvivere e non tutto il lavoro che svolgono dovrebbe essere classificato come lavoro minorile. Tuttavia, secondo la risoluzione adottata dal Parlamento europeo, alcuni studi eseguiti in Ghana e in Costa d’Avorio rivelano che i bambini impegnati in attività lavorative nelle piantagioni di cacao sono esposti a pesticidi, e alcuni di loro sono stati vittime del traffico.
I deputati esortano, quindi, la Commissione a presentare una proposta legislativa per un efficace meccanismo di tracciabilità dei beni prodotti facendo ricorso al lavoro minorile forzato e fanno appello a tutti gli attori coinvolti nella catena di approvvigionamento del cacao, coltivatori, industrie, governi e consumatori, affinché si assumano le proprie responsabilità nella lotta contro ogni forma di lavoro forzato minorile e contro la tratta dei minori.
“Dobbiamo considerare che l’Unione europea consuma circa il 40% del cacao mondiale e che, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, oltre 215 milioni di bambini in tutto il mondo sono utilizzati come manodopera minorile – commenta l’onorevole Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti – Quello che noi deputati europei chiediamo è l’introduzione di un’etichettatura per i prodotti “senza lavoro minorile”.
“Tra i tanti marchi di qualità, ritengo che la garanzia di consumare prodotti dietro i quali non si nasconda lo sfruttamento del più debole sia un segnale importante, che dovrebbe poi spaziare dal campo alimentare a tutti gli altri ambiti dei nostri acquisti. Sono favorevole all’introduzione di tutti gli elementi utili ai consumatori per una migliore valutazione dell’origine dei prodotti non solo con riferimento alle materie prime ma anche al rispetto delle norme di tutela dei lavoratori” ha concluso l’onorevole reggiano.