È un’intera città che, il prossimo 6 dicembre, celebra il 95° anniversario dalla fondazione della “sua” cooperativa, la Sacmi, con uno speciale open-day nella sede di via Selice, cuore tecnologico e produttivo di un Gruppo che dà lavoro ad oltre 4mila persone in tutto il mondo, 1.070 delle quali nella sola sede imolese.
Eppure, la memoria corre veloce a quei giorni del 1944 quando, sotto i bombardamenti alleati e i rastrellamenti dei tedeschi, alcuni giovani eroi mettevano in salvo le macchine per consentire, all’indomani della Liberazione, di riprendere la produzione a tempo di record, sulle macerie di una città devastata dalla guerra ma con la voglia, e la forza, di ricominciare. Fino a risalire ancora più indietro, a quel giorno del 1919, all’indomani del primo conflitto mondiale e in una situazione altrettanto difficile per l’economia e la società italiana, quando nove giovani operai e meccanici imolesi disoccupati, uniti da un’idea comune, il lavoro, fondavano la cooperativa Sacmi con un capitale sociale di appena 5.000 lire.
Conviene rileggerla, la storia di Sacmi, oggi più che mai, quando, osserva il presidente di SACMI IMOLA, Paolo Mongardi, “le sfide poste dal cambiamento appaiono, se pure in un contesto profondamente diverso da allora, altrettanto importanti, sia per il Gruppo nel quale tutti noi abbiamo l’onore di lavorare, sia per la manifattura italiana e per l’intero Paese”.
Riparazione meccanica di trebbiatrici, macchine agricole e vinicole: questo l’iniziale “core business” dell’azienda presto ampliato nel corso degli anni ’20 ad altri lavori di carpenteria arrivando a produrre, già a metà degli anni ’30, la prima macchina a proprio marchio, un prototipo per la selezione e la pulizia degli agrumi. “Quella della Sacmi è anzitutto una storia di grandi uomini – sottolinea il presidente Mongardi – che si intreccia in modo inestricabile con le vicende di una città e di un intero territorio considerato da tutti, a ragione, culla della cooperazione italiana. Dell’idea, in sostanza, che valorizzando le competenze di ciascuno, mettendo insieme i mezzi di produzione, le idee, gli obiettivi, si possa realizzare qualcosa di grande, utile per la comunità e per le generazioni a venire”.
Così, alla vigilia della Seconda guerra Mondiale, le attività di Sacmi si allargano ulteriormente, con la produzione di macchine impastatrici per l’industria alimentare e chimica. Dalle 5mila lire e i 9 occupati degli esordi, nel 1938 Sacmi conta già 40 addetti, per un fatturato di 1.336.267 lire. Gli anni della guerra vedono la cooperativa – come altre aziende italiane – impegnata nella produzione di materiale bellico, un’attività che contribuisce ad elevare gli standard produttivi e le competenze del personale impiegato. Ed è il 1944, appunto, quando l’acuirsi del conflitto porta all’ordine di smantellamento dell’officina da parte del comando tedesco.
All’indomani della Liberazione – per Imola, il 14 aprile 1945 – è immane lo sforzo per l’immediata ripresa dell’attività produttiva, recuperando quanto salvato dai bombardamenti e cercando di rimettere subito in funzione le macchine, in particolare le presse. Proprio a questo periodo risale il primo prototipo di pressa a frizione con comandi manuali, realizzato direttamente in Sacmi.
Dopo aver giocato un ruolo di primo piano, nel Dopoguerra, a fianco dei nascenti distretti industriali della ceramica e del packaging – in particolare con la produzione di presse industriali per le aziende ceramiche e di macchine per la produzione di tappi metallici a corona – Sacmi ha ulteriormente consolidato, nel corso del tempo, la propria leadership nel settore ceramico. Già a partire dagli anni ’60 il Gruppo ampliava la propria rete commerciale, con la fondazione di un ufficio dedicato, a Milano, mentre negli anni ’80 l’espansione all’estero prosegue con la creazione di varie società quali Sacmi Deutschland, Sacmi Portuguesa, Sacmi Singapore, Sacmi Mexico, mentre in Italia nascono Sacmi Forni (1985) e Inpak (1986).
Gli anni ’80 si chiudono con l’inaugurazione nella sede di Imola del Centro Ricerche e Sviluppo, ancora oggi punto di riferimento per le diverse società del Gruppo. È nel laboratorio R&S di Sacmi, infatti, che nascono e vengono testati i prototipi successivamente “ingegnerizzati” e prodotti su larga scala. Negli anni recenti, diversificazione e approccio multi-business – dalla ceramica al beverage, dal packaging al food processing, fino ai sistemi per il controllo qualità – sono i caratteri distintivi di Sacmi, sempre più orientata verso la produzione di soluzioni impiantistiche “chiavi in mano” progettate insieme ai committenti, che vengono accompagnati per tutta la vita utile della macchina e dell’impianto, anche grazie alla rete commerciale e di assistenza post vendita dislocata in tutto il mondo.
“L’approccio multi-business e le diverse operazioni di ristrutturazione completate negli ultimi 20 anni – spiega il presidente Mongardi – hanno consentito di incrementare la solidità finanziaria del Gruppo e di mantenere elevati gli investimenti in Ricerca e Sviluppo – oltre 20 milioni di euro nel 2013– anche durante gli anni della crisi finanziaria globale”. Con il risultato che oggi il Gruppo Sacmi vede crescere la propria quota di occupati a livello globale dai circa 3.900 del 2012 ai 4.175 al 31 dicembre 2013, un incremento pari a ben il 7%. “Dal 2011 ad oggi – aggiunge Mongardi – abbiamo assunto a tempo indeterminato, in Sacmi Imola, 121 nuovi collaboratori nelle diverse posizioni aziendali. Un incremento della forza lavoro che è andato di pari passo con un consolidamento del fatturato e costanti investimenti in R&S in tutti i principali settori di business”.
Parole nuove, ‘multi-business’, internazionalizzazione senza delocalizzazione, diversificazione e consolidamento dei diversi rami d’azienda. Concetti di oggi che non fanno certo venir meno, anzi rafforzano, l’ideale di ieri. “Il nostro compito – conclude Mongardi – è essere all’altezza delle nuove sfide, per lasciare alle generazioni future un Gruppo ancora più forte e capace, oggi come allora, di creare benessere e sviluppo sia per il territorio imolese sia in tutti i Paesi in cui il Gruppo opera. È questo il migliore omaggio che possiamo fare ai 9 giovani eroi delle origini, e a tutti i grandi uomini che hanno fatto in questi decenni la storia della cooperativa”.
Ecco perché quella di Sacmi, nel giorno del 95°, è una storia che vale la pena di rileggere. Una storia fatta di passione ed impegno quotidiani che oggi, forse, porta con sé un’ambizione in più: quella di restituire nuovo slancio ad un sistema Paese che, con estremamente più risorse e mezzi di allora, deve anzitutto tornare a credere in se stesso.