Ancora in rosso il sistema produttivo emiliano-romagnolo nei primi mesi del 2014. Le imprese registrate in Emilia-Romagna erano 463.925 a fine marzo, 4.393 in meno rispetto a dicembre 2013 (-0,9 per cento). La situazione dell’imprenditoria appare difficile anche a livello nazionale (-0,8 per cento). Sono diminuite sia le iscrizioni, leggermente (9.275), sia le cessazioni (12.798), in più ampia misura. Il quadro emerge da una elaborazione di Unioncamere Emilia-Romagna dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Il dato delle imprese attive rende meglio l’effettiva capacità operativa della base imprenditoriale. A fine marzo, le imprese attive sono risultate 414.201, 4.185 in meno (-1,0 per cento) rispetto alla fine del 2013. Depurata da variazioni amministrative connesse alla Direttiva servizi, la riduzione delle attive risulta pari a 3.227 unità (-0,8 per cento).
I settori di attività economica che hanno maggiormente concorso a determinare la riduzione nel 2013 sono l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1.211 unità, -1,9 per cento), l’insieme del commercio (-1.143 unità, -1,2 per cento) e le costruzioni (-918 unità, -1,3 per cento).
L’andamento per forma giuridica La sensibile riduzione è stata determinata dalle ditte individuali (-3.453 unità, -1,4 per cento) e dalle società di persone (-565 unità, +8,2 per cento). Un segnale positivo è giunto dalle società di capitale, salite di 725 unità (+0,9 per cento). Al netto della variazione connessa alla Direttiva servizi, cooperative e consorzi attivi sono aumentati di 66 unità (+0,7 per cento).
A fronte delle difficoltà connesse alla recessione e al blocco dell’accesso al credito, la struttura imprenditoriale tende dunque a polarizzarsi: da un lato le imprese medio grandi strutturate, dall’altra una base più ristretta di piccole imprese che per riuscire a tornare a crescere deve puntare a fare massa critica. Da questo punto di vista, il contratto di rete costituisce uno strumento flessibile e innovativo che, pur mantenendo l’autonomia delle imprese, prevede un rafforzamento della loro collaborazione a livello industriale e commerciale, con il fine di favorire il completamento della filiera produttiva, la condivisione della tecnologia e dei percorsi d’innovazione di prodotto e di processo ed infine la conquista dei mercati esteri.
esteri.