La Squadra Mobile, con l’arresto di un cittadino albanese, ha posto fine alla vita da incubo di una sua connazionale indotta, con continue e violente vessazioni e minacce di morte, alla prostituzione senza che potesse denunciarlo. La donna di anni 30, conviveva nello stesso appartamento col suo aguzzino ed era completamente assoggettata, a livello psicologico, a subire continui e ripetuti maltrattamenti tanto da ridurla ad un “oggetto” dei suoi sfoghi.
Le indagini erano iniziate nello scorso ottobre quando la donna, prostituta, durante la sua notturna attività su strada, era stata ferita ad un polmone da un uomo nel corso di una rapina; il provvidenziale soccorso prestato da un passante che l’aveva accompagnata in ospedale ne scongiurava il mortale pericolo in atto.
Nel corso delle attività d’indagine gli investigatori della Mobile hanno messo in luce le raccapriccianti modalità poste in essere dall’arrestato ai fini della sua attività di sfruttatore di donne.
Qualche giorno dopo il grave ferimento l’uomo chiedeva alla vittima le ragioni dell’assenza dal “lavoro” intimandole di scendere immediatamente in strada, al suo rifiuto l’uomo “prometteva” di violentare tutte le parenti della sventurata. La donna, senza ultimare i giorni di degenza, tornava in strada, ove rimaneva, ogni notte, fino alle sei del mattino.
Nel florilegio minatorio “lo sfruttatore” utilizzava frasi cruente come “ti taglio le ovaie”, “ti faccio in mille pezzi e ti metto sotto l’ulivo”, “oggi non le prendi sul viso ma nello stomaco” e frasi simili.
La donna, alla quale era stato sottratto il passaporto, nel suo stato di prostrante sottomissione dichiarava agli investigatori di perdonargli tutte le offese, l’unica cosa che non voleva assolutamente subire erano le ripetute percosse.
Oltre alle minacce induttive alla prostituzione il carnefice si prodigava anche in cinici “consigli commerciali” : dove e come posizionarsi sulla strada e il corretto utilizzo della borsetta a mò di richiamo per i clienti, poiché come sosteneva “il mondo si vede con gli occhi” e lei non doveva apparire come un trans.
Il GIP del Tribunale di Reggio Emilia ritenendo valido ed esaustivo il lavoro investigativo della Squadra Mobile posto a fondamento della richiesta avanzata dalla Procura delle Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia ordinava l’arresto di S.K., albanese 31enne.
Nei giorni scorsi la Squadra Mobile ha dato esecuzione a questo importante arresto trasferendolo al carcere cittadino a disposizione dell’ A.G.