Dall’1 gennaio 2014 il Cedoc, il Centro documentazione della Provincia di Modena, ha cessato la propria attività. La decisione della Provincia di chiudere l’istituzione e di riorganizzare la distribuzione dei servizi bibliotecari e informativi che svolgeva è stata approvata dal Consiglio provinciale con il voto favorevole del Pd e l’astensione della Lega nord e del gruppo Misto.

Il Cedoc svolgeva funzioni di coordinamento di un sistema che, nel 2013, è arrivato a comprendere 102 biblioteche provinciali in rete ed era ente gestore del Polo provinciale modenese del Servizio bibliotecario nazionale. In questi ambiti ha erogato servizi tecnici di gestione della rete bibliotecaria e di assistenza, e servizi bibliotecari tra i quali la gestione della base dati bibliografica e anagrafica, la catalogazione partecipata, il prestito automatizzato, la formazione e l’aggiornamento degli operatori. «L’obiettivo del Cedoc – ha spiegato Daniela Sirotti Mattioli, assessore provinciale alla Cultura – era quello di creare una cooperazione fra le biblioteche e di assicurare agli utenti di tutto il territorio modalità di accesso omogenee ai servizi bibliotecari. Questo obiettivo è stato raggiunto e i Comuni hanno oggi le competenze informatiche necessarie per gestire il servizio, da qui la decisione di avviare una riconfigurazione della rete bibliotecaria per attivare modalità dirette di accesso al sistema, attraverso internet e senza più l’intermediazione del Cedoc».

La Provincia garantirà comunque i servizi di supporto, assistenza e sviluppo ai sistemi informativi in uso attraverso il proprio servizio informatico, manterrà il punto di assistenza tecnica attivo da tempo e continuerà a coordinare la formazione delle biblioteche «in una nuova organizzazione – sottolinea l’assessore – che ci consentirà di utilizzare il personale informatico prima dedicato in esclusiva al Cedoc anche per altri servizi della Provincia e di ridisegnare una rete bibliotecaria dotata di maggiore autonomia locale».

Nel dibattito Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) ha motivato il voto di astensione affermando che «anche in un momento di crisi, le occasioni di risparmio non siano certo chiudere un’istituzione culturale fondamentale come questa con sicure ricadute negative sui Comuni più piccoli», approvazione invece da parte di Elena Gazzotti (Pd) per una scelta «che va in una direzione di responsabilità e sobrietà».